Tag

Herzogenaurach

Browsing

Lothar Matthäus ha appeso gli scarpini al chiodo annunciando il suo definitivo ritiro dal calcio giocato. No, non siamo arrivati tardi di 18 anni rispetto alla sua partita d’addio giocata nel 2000 dopo l’ultima eclettica esperienza in America, nei Metro Stars.

Campione del Mondo con la Germania nel 1990 e Pallone d’Oro lo stesso anno, il primo a ottenere questo riconoscimento con la casacca dell’Inter, Matthäus questa volta ha davvero detto basta. Ma prima, aveva un ultimo desiderio da realizzare nonostante i tanti, tantissimi successi. Con oltre 750 presenze tra Borussia Mönchengladbach, Bayern Monaco e Inter e ben 150 gettoni con la Die Mannschaft, al carismatico centrocampista mancava una sola partita.
Una partita d’affetto e di amore: giocare ancora un’ultima volta con il club della sua adolescenza, la squadra da dove ha spiccato le ali sul finire degli anni Settanta, l’Fc Herzogenaurach.

Il 57enne ha chiuso il cerchio della sua vita sportiva, tornando alle radici: domenica 13 maggio ha indossato la fascia di capitano e la maglia azzurro scuro, si è accovacciato per la “consueta” foto di gruppo prima del fischio iniziale e ha giocato 50 minuti nella vittoria per 3-0 dei padroni di casa contro lo SpVgg Hüttenbach-Simmelsdorf. Davanti a mille tifosi, nell’ultimo match della Bavarian Landesliga, sesta categoria nella piramide calcistica tedesca.

Dalle giovanili alla prima squadra, passando per l’under 17 e l’under 19, Lothar Matthäus deve tutto alla società di Herzogenaurach che, nel 1979, ha accettato di cedere il promettente centrocampista al Gladbach. Da lì un’ascesa unica che l’ha portato a vincere (ci perdonerete per il lungo elenco) sette Meisterschale, tre Dfb-Pokal e una Supercoppa di Germania con il Bayern Monaco, uno Scudetto e una Supercoppa italiana con l’Inter, un campionato americano con la compagine dei New York Metro Stars, due Coppe Uefa, un Europeo con la Germania e il Mondiale 1990.

L’iniziativa è stata supportata dalla Puma, sponsor tecnico della formazione, e che proprio a Herzogenaurach, 70 anni fa, ha fondato il suo quartiere generale. La città a 200 chilometri da Monaco, infatti, è famosa per aver visto nascere dalla stessa costola familiare sia l’Adidas che, appunto, la Puma. Un paese diviso, fatto di gelosie e antipatie al punto da essere soprannominata “la città dei colli piegati”: una persona, prima di salutare e iniziare una conversazione con un’altra persona, controllava quali scarpe avesse addosso.

Ma nell’ultimo match da professionista di Lothar, che nel frattempo ha intrapreso una vincente carriera da allenatore, non si è pensato a questo. Era il suo sogno, ha detto a fine gara abbastanza sudato e provato. Ha ammesso di esser stato poco utile in copertura, ma ha provato qualche giocata di classe e qualche colpo che gli riesce ancora bene.

Però deve rassegnarsi: nonostante sia il detentore del record per numero di partecipazioni a un Mondiale (cinque  insieme al messicano Antonio Carbajal e all’italiano Gianluigi Buffon) e il calciatore con più presenze assolute nelle fasi finali della rassegna iridata, ben 25, non è stato inserito dal ct Joachim Löw  nella lista dei convocato per Russia 2018.

Eterno “panzer” Lothar!

Helmut Fischer è nato a Herzogenaurach nel 1949 e, intervistato dal Wall Street Journal, ammette: «Il mio cuore batte da sempre per Puma». Perché Puma e perché doverlo specificare?
Herzogenaurach è un piccolo paese tedesco di poco più di 22mila abitanti, non è molto lontano da Norimberga, e per decenni ha vissuto in uno stato di rivalità che ha portato gli stessi cittadini a spaccarsi in due: Puma e Adidas, due tra le più grandi industrie e marche di abbigliamento sportivo, sono state fondate proprio qui, a Herzogenaurach, dopo la seconda guerra mondiale. Nate dopo la scissione di un’azienda familiare che produceva scarpe, la Gebrüder Dassler Schuhfabrik. Una spaccatura più che scissione con relativo strascico di sentimenti negativi annessi: Adolf – detto “Adi” – uno dei due fratelli che la gestiva ha fondato l’Adidas, mentre l’altro, Rudolf – conosciuto come “Rudi” – ha messo su la Puma.

Un po’ Montecchi e un po’ Capuleti, all’interno di questa città della Baviera dal glorioso passato tessile, gli abitanti hanno iniziato a unirsi in fazioni e “feudi” osteggiandosi come fossero due famiglie rivali. Molti di loro lavoravano e lavorano tuttora per le due aziende ancora presenti a Herzogenaurach: la Puma ha il suo quartier generale a nord del fiume Aurach, l’Adidas, invece, è a sud.
Questa spaccatura, nel corso degli anni, ha avuto ripercussioni anche nella quotidianità: in passato erano vietati i matrimoni “misti”, si frequentavano luoghi diversi per non essere in contatto con i “rivali”, ognuno aveva il proprio negozio di fiducia come il macellaio o il pub di riferimento e le due squadre del paese, l’ASV Herzogenaurach e l’FC Herzogenaurach, rappresentavano rispettivamente l’Adidas e la Puma.
Ma non è tutto perché anche la religione e la politica finirono per essere coinvolti tanto da creare delle identità specifiche: chi sposava la causa Puma era da considerarsi cattolico e conservatore, mentre quelli di Adidas erano protestanti e socialdemocratici.

Insomma, dall’abbigliamento alla scelta di dove andare a bere, ogni sfaccettatura era dominata dalla pressante dicotomia al punto che Herzogenaurach divenne famosa per essere “la città dei colli piegati”: una persona, prima di salutare e iniziare una conversazione con un’altra persona, controllava quali scarpe avesse addosso.

Helmut Fischer

Le origini

Ma perché tanto odio e tanto astio? Facciamo un passo indietro. Nel 1924, i due fratelli Adi e Rudi decisero di avviare una fabbrica di scarpe con tanti bei sogni e una piccola stanza: la prima sede, infatti, era la stanza dove la loro madre stendeva il bucato. Adolf si occupava della creazione e fabbricazione delle scarpe, mentre Rudolf badava la distribuzione.
La svolta fu una decina di anni dopo: si dice, infatti, che raggiunsero l’exploit a livello internazionale nel 1936 fornendo le scarpe a Jesse Owens, il corridore nero americano che dominò le Olimpiadi di Berlino aggiudicandosi ben quattro medaglie d’oro. Per i fratelli Dassler quella fu la loro fortuna.

Ma i fratelli in affari non andavano per niente d’accordo. Tanti, troppi litigi, uno clamoroso durante la seconda guerra mondiale in pieno bombardamento. Così terminate le ostilità, i due nel 1948 decisero di dividere a metà l’azienda spartendosi anche i dipendenti. Adolf, dunque, creò l’Adidas (gioco di parole tra Adi, il suo diminutivo, e le iniziali del cognome), mentre Rudolf la sua azienda che inizialmente chiamò Ruda prima dell’attuale nome Puma.

La situazione oggi

Per oltre 70 anni, dunque, gli abitanti di Herzogenaurach hanno vissuto una “guerra civile”, ma oggi secondo Helmut Fischer questa rivalità si è molto assopita. Certo, per strada si possono vedere tombini coi diversi loghi, ma anche secondo il sindaco German Hacker il clima è molto più disteso. E lo dice lui che, in passato, ha dovuto indossare contemporaneamente una scarpa Adidas e una scarpa Puma o bilanciarsi vestendo capi di entrambe le aziende.
Il primo cittadino ha fatto costruire, inoltre, una nuova fontana con una statua che raffigura due bambini che giocano al tiro alla fune e che indossano entrambe le scarpe, mentre nel 2009 i dipendenti di Puma e Adidas hanno giocato una partita a squadre miste (operai contro dirigenti e hanno vinto i primi 7-5) come segno di riappacificazione. La palla utilizzata aveva impressi i marchi di entrambe le società.

Adidas CEO, Herbert Hainer e Puma CEO, Jochen Zeitz

Due grandi industrie in mano a due fratelli. E poi ci sarebbe Horst Dassler, figlio di Adolf, che ha ereditato l’azienda e che nel 1973 ha creato Arena, altro noto marchio di abbigliamento per il nuoto sportivo. Ma questa è un’altra storia…