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Gylfi Sigurdsson

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L’Islanda, nota come terra di ghiaccio, in realtà ha in sé una popolazione molto sentimentale, dove anche rincorrere il proprio idolo in campo rappresenta un gesto di umiltà e rispetto delle proprie passioni.

Un aneddoto che ha fatto il giro il mondo qualche anno fa e che è stato al centro di polemiche, sia nei social che nei rotocalchi, conferma quanto per gli islandesi, fuori o dentro al campo, valori come la lealtà, l’amicizia e la generosità siano alla base di tutto.

La vicenda, che risale al 2016 durante gli Europei di calcio, ha inizio subito dopo la partita tra il Portogallo e l’Islanda, che chiudono il match in pareggio. Ma non è il risultato della partita a destare l’attenzione quanto una scena che si verifica in campo alla fine e che vede protagonisti il calciatore nonché capitano dell’Islanda Aron Gunnarsson e la stella portoghese Cristiano Ronaldo.

Al fischio dell’arbitro che segna la fine del match, il capitano islandese rincorre il suo idolo della squadra avversaria e gli chiede di scambiarsi la maglietta. Ma quello scambio non avvenne affatto, anzi da quel momento cominciarono a girare voci su una presunta frase detta da CR7 che snobbava chiaramente la figura dell’avversario.

Forse per l’atteggiamento di Ronaldo, visibilmente infastidito dal risultato della partita (1-1) o forse perché da più parti si voleva macchiare l’immagine pubblica del calciatore come “presuntuoso e pieno di sé”, ma da allora sono cominciate polemiche su polemiche. A mettere la parola fine alla spiacevole vicenda è stato lo stesso Gunnarsson, che ha voluto dire la sua per smorzare i toni:

È vero che gli ho chiesto la maglia, ma non mi ha risposto chiedendomi chi fossi. Mi ha solo detto che non c’era nessun problema, ma che l’avrebbe scambiata negli spogliatoi

Ma polemiche a parte, ciò che veramente merita di essere valorizzato in questo episodio è quello che avvenne qualche giorno dopo, quando i compagni di squadra fecero al loro capitano un regalo del tutto inaspettato: la maglia di Ronaldo, non originale si intende, ma fatta col cuore da un team che si rispetta a vicenda ed è evidentemente molto unito.

Le foto postate sui social dall’islandese Gylfi Sigurdsson ne sono la testimonianza più evidente:

Questo aneddoto è la dimostrazione che la nazionale islandese è formata da giocatori molto uniti tra loro, che non si limitano a giocare insieme, ma che condividono anche passioni e speranze e si sostengono l’uno con l’altro.

Sentimenti sinceri che fanno la differenza e che li guideranno anche nel percorso verso i Mondiali di Russia 2018, dove presto avrà inizio la loro prima avventura storica nella competizione iridata. Un motivo in più per seguire il loro cammino con il team di Mondiali.it!