Prima guerra mondiale, Natale 1914, regione belga delle Fiandre. In diversi punti lungo la linea del fronte occidentale, i soldati tedeschi, britannici e in parte minore francesi, misero in atto un “cessate il fuoco” spontaneo, non ufficiale e autorizzato. Uscirono dalle loro trincee e iniziarono timidamente a fraternizzare. Alcuni affermano che siano stati i tedeschi a iniziare, intonando canti natalizi e addobbando con alberi di Natale le loro trincee.
Un accordo di massima, una stretta di mano da signori: «Voi non sparate, noi non spariamo», così i soldati si incontrarono nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo, doni e souvenir. Seppellirono i caduti dopo funzioni religiose comuni, scattarono foto ricordo assieme, bevvero liquori e addirittura organizzarono improvvisate partite di calcio. Il tutto venne ricordato negli anni come la Tregua di Natale.

Gli eventi, però, non furono immediatamente riportati dai media: ci fu un po’ di autocensura rotta il 31 dicembre 1914 dal The New York Times, rivista statunitense, paese in quel momento ancora neutrale. I giornali britannici seguirono questo esempio e nei primi giorni del 2015 riportarono numerosi resoconti in prima persona degli stessi soldati, presi dalle lettere inviate alle famiglie. Insomma, la tregua venne vista come gesto miracoloso e positivo. Diversa, invece, la percezione che ci fu in Germania, con molti giornali critici nei confronti dei soldati tanto che nessuna immagine dell’evento fu pubblicata.
In diverse zone del fronte i combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, ma è anche vero che episodi di “cessate il fuoco” si verificarono anche in altre zone. E con essi anche le partite di calcio. Il calcio, il “football”, in quegli anni aveva preso ormai piede come passatempo e divertimento sia in Gran Bretagna che in Germania. E’ probabile, dunque, che presi da un momento di ristoro e di gioia, soldati di entrambi i fronti abbiano tirato un paio di calci a un pallone improvvisato.
Le prime notizie vennero raccolte e diffuse dal The New York Times il 1° gennaio 2015, con la pubblicazione di una lettera scritta da un medico della Rifle Brigade, che parlava di
Una partita di calcio… giocata tra loro e noi davanti alla trincea

La più dettagliata di queste storie proviene, però, dal versante tedesco: il 133esimo reggimento Reale Sassone, infatti, racconta di un match nato per casualità tra la formazione di Tommy e quella di Fritz (nomi comuni per indicare i britannici e i tedeschi):
Il terreno gelato non era un grande problema. Poi abbiamo organizzato ogni lato in squadre, allineando in righe multicolori, il calcio al centro. La partita si è conclusa 3-2 per la squadra di Fritz
E’ difficile affermare con certezza quello che è successo: il risultato, però, trova conferme anche negli scritti di Robert Graves, un rinomato poeta britannico, scrittore e veterano di guerra, che ha ricostruito l’incontro in una storia pubblicata nel 1962. Nella versione di Graves, il punteggio resta 3-2 per la tedeschi, ma lo scrittore aggiunge una serie di sfumature fantasiose che danno un tocco di finzione ed epicità.
Quello che rimane è il gesto, un atto di libertà, di unione, che lo sport, in ogni sua forma ha sempre trasmesso e veicolato.