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L’urlo è rimasto strozzato in gola, nei sussulti finali del ritorno dei quarti di finale di Champions League. A un passo da un’incredibile rimonta contro il Tottenham, il Manchester City e tutti i suoi supporter hanno visto sfumare la qualificazione allo scadere: prima l’esultanza per il gol di Sterling, quello del 5-3, poi la decisione dell’arbitro di annullare la stessa rete dopo aver consultato il Var e aver confermato l’offside di Aguero da cui è partita l’azione.

Sfiniti i giocatori, Pep Guardiola e, ovviamente, i tifosi che non hanno mai smesso di incitare la squadra che, nonostante la cocente delusione, deve tirar su la testa immediatamente perché c’è una Premier League da portare a casa e anche una FA Cup.

E proprio in vista del match di Wembley contro il Watford, in programma il prossimo 18 maggio, la società della parte “blu” di Manchester ha deciso di premiare i propri tifosi e ringraziarli per il loro sostegno e supporto incondizionato: ogni giocatore della prima squadra pagherà uno dei 26 bus previsti in direzione Londra.

 

Circa 200 miglia ad andare e altrettante per ritornare nel nord dell’Inghilterra che non peseranno sul portafoglio dei sostenitori. Così, ancora una volta, si potrà ascoltare il canto di “Blue Moon” all’unisono: «Il sostegno dei nostri tifosi per tutta la stagione è stato a dir poco incredibile – ha evidenziato il capitano dei Citizens, Vincent Kompany – Dobbiamo ancora combattere tanto in questa stagione, questo è il nostro modo di dire grazie».

E’ forse l’unica classifica in cui il podio non è in discussione. Michels, Ferguson, Sacchi sono il meglio che gli allenatori hanno offerto negli ultimi decenni. Ma essendo il calcio materia soggettiva per definizione, si discute di chi c’è e soprattutto di chi è stato escluso. Un po’ come accade con il Pallone d’Oro, un’altra lista non a caso stilata dallo stesso periodico, il francese France Football. Accanto ai grandi nomi (Guardiola, Mourinho, Cruijff, Van Gaal, Hiddink, Herrera, Lobanovsky), compresi un buon manipolo di italiani (Capello, Ancelotti, Lippi, Conte, Rocco oltre al già citato Sacchi), ci sono un po’ di esclusi eccellenti. Perché è difficile pensare alla presenza, ad esempio, di Simeone e Bielsa e non a quella di Allegri, Tabarez, Liedholm e altri.

Allegri out

Il primo nome a cui molti hanno pensato è stato proprio il tecnico della Juve. Ormai 5 scudetti consecutivi, quattro Coppe Italia di fila, due supercoppe italiane e due finali di Champions finora non sono bastate. Allegri può vantare anche un campionato e una supercoppa vinti col Milan. Manca ancora il sigillo continentale nella massima competizione, sfuggito anche al Cholo Simeone che però si è rifatto con l’Europa League. Ma acciughina non è il solo a restare fuori dai magnifici 50. Non c’è l’ultimo allenatore vincente in un Mondiale, Didier Deschamps. E neanche il suo predecessore con la Germania, Joaquim Löw.

Gli altri esclusi

All’asciutto anche Oscar Washington Tabarez, il santone del calcio sudamericano con il suo Uruguay. E poi Cesar Menotti, che vinse il Mondiale con l’Argentina nel 1978. Niels Liedholm, guru svedese del calcio italiano sulle panchine di Milan e Roma. Vittorio Pozzo, l’unico allenatore ad aver vinto due Coppe Rimet (antenate della Coppa del Mondo) consecutive con l’Italia nel 1934 e nel 1938. E poi Claudio Ranieri, vincitore del campionato più incredibile del calcio degli ultimi anni con il Leicester. O il giramondo Bora Milutinovic, uno che ha guidato cinque Nazionali in cinque Mondiali diversi.

In conferenza stampa, Jürgen Klopp l’ha definita “the hardest game in the world”, la partita più difficile al mondo. Il suo Liverpool, capolista in Premier League con 54 punti e zero sconfitte, è chiamato a tenere botta all’Etihad Stadium dove, nel posticipo della 21esima giornata in programma giovedì sera 3 gennaio (qui le quote Replatz), affronta il Manchester City di Guardiola che ha un unico obiettivo in testa: vincere per ridurre il gap con la squadra di Liverpool. Una sfida che dirà tanto tantissimo di questa Premier League 2018-2019 con il City, indietro di sette punti, che ha visto perdere terreno dopo un dicembre orribile in cui è incappato in tre sconfitte.

E che metterà Aguero, Sterling, Mahrez e tutta la ciurma offensiva dei City dinanzi ai solo 8 gol subiti dai Reds quest’anno. E’ la classica sfida tra miglior attacco (54 reti in 20 giornate, 2.7 di media) contro la miglior difesa, ma  non solo, perché duello nel duello sarà provare a dribblare Virgil van Dijk, qualcosa di rimasto intentato nel 2018. Tra i numeri formidabili del roccioso difensore olandese, infatti, c’è anche questa curiosità: nessun avversario è riuscito a saltarlo in dribbling.

Risultati immagini per van dijk liverpool

Chiude le gambe, abbassa la saracinesca e la chiude con doppia mandata, dalle sue parti non si passa. Nell’uno contro uno, il 27enne di Breda è praticamente insuperabile come rivelano i dati del portale specializzato Whoscored.com: un record senza pari nelle cinque principali leghe europee che oltre all’Inghilterra, include Italia, Spagna, Germania e Francia. Merito delle qualità fisiche e del senso tattico del difensore olandese, quasi sempre in grado di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

Arrivato ad Anfield Road per 85 milioni di euro nello scorso gennaio dal Southampton e spesso etichettato come lento e sopravvalutato, il gigante olandese sta facendo ricredere a suon di prestazioni i suoi detrattori e più di qualcuno in Inghilterra ora lo considera il miglior difensore al mondo. Dalle parti di Liverpool, in realtà, è stato amore (quasi) a prima vista grazie al gol al suo esordio, in FA Cup, nei minuti finali, nel derby sentito contro l’Everton.

Ora van Dijk indossa anche la fascia da capitano, primeggia nei duelli vinti e nelle intercettazioni difensive, e in 34 presenze con la maglia del Liverpool, l’olandese si è dimostrato una garanzia per i suoi compagni di reparto: 19 clean sheets e appena 18 gol concessi agli avversari. Il muro è pronto a proteggere Alisson e il primo posto dei Klopp e compagni.

Ci saranno anche loro a tifare Manchester City in Champions League nell’esordio contro il Lione all’Etihad Stadium (ore 21, diretta Sky). La squadra di Guardiola, una delle favorite alla vittoria finale, potrà contare sul supporto di due tifose irriducibili, che non hanno mai fatto mancare il loro calore alla squadra anche negli anni bui dei citizens.

Vera e Olga sono due fan molto speciali: hanno rispettivamente 102 e 98 anni, due secoli complessivi di amore e fedeltà verso il Manchester City. Sono abbonate da 85 anni, hanno fatto la loro prima tessera negli anni ’30, negli anni in cui il club vinceva il primo titolo in Premier (1937). Nella scorsa giornata di campionato, la società ha voluto fare alle due nonnine tifose un regalo molto speciale: Vera e Olga sono scese in campo assieme ai loro beniamini, accompagnate sotto braccio da David Silva e Fernandinho, in occasione del match contro il Fulham (poi vinto 3-0).

Le due signore sono sorelle e non lasciano mai la loro squadra del cuore: quando sono impossibilitate ad andare allo stadio, seguono il Manchester in tv. Non hanno mai lasciato il City, anche quando il club blasonato della città era lo United pigliatutto di Matt Busby e Alex Ferguson. Vera ha ricordato le prime partite viste allo stadio:

Una volta le cose erano molto diverse da come sono oggi, quando ho iniziato a venire allo stadio c’era un uomo davanti a una lavagna che segnava il punteggio

Poi non è mancato l’abbraccio con Pep Guardiola, che Vera ha raccontato così:

Mi ha salutato e mi ha detto grazie per tutto quello che ho fatto per questa squadra. È una persona incredibile, c’è qualcosa in lui che permette ai giocatori di dare sempre il meglio e

Il record di tifo irriducibile oltre ogni età appartiene, tuttavia, a Bernard Jones con i suoi 105 anni e un amore sconfinato verso il suo Preston che milita in Championship (seconda divisione inglese).

Bernard Jones, 105enne super tifoso del Preston

 

Il suo nome è tornato alla ribalta nel primo weekend di ottobre conciso con il referendum per l’indipendenza Catalogna, ma la Selecció Catalana, ovvero la Nazionale di calcio della Catalogna, pur non avendo carattere ufficiale, ha esordi molti antichi, precisamente 1904, e alle spalle circa 200 partite giocate.
La Selecció è patrocinata dalla Fcf (Federació Catalana de Futbol) la quale, come sappiamo, non è affiliata né alla Fifa né alla Uefa, ma nonostante questo, la squadra si ritrova annualmente per disputare incontri amichevoli con altre Nazionali (anche facenti parte della Fifa stessa).

Dal 1997, infatti, ogni anno nel periodo di fine dicembre, una rappresentativa catalana gioca contro squadre tipo Brasile, Argentina, Nigeria e così via. Dopo il Natale, prima dell’uva per Capodanno e dei Re Magi. Feste e tradizioni e come detto da ormai 20 anni, in mezzo, c’è l’amichevole della nazionale della Catalogna.
L’ultimo match si è disputato il 28 dicembre 2016 e ha visto la vittoria della Tunisia ai calci di rigore dopo che la partita si era conclusa sul 3-3. Storici, invece, le sfide contro l’Euskadi, la selezione calcistica dei Paesi Baschi, altra forza fortemente indipendentista e tradizionalista all’interno della Spagna.

Attenzione, dunque, nel pensare che sia una squadra “fantacalcistica”. Nel suo passato, hanno giocato calciatori come Tamudo, Xavi, Guardiola, Cristobal e più recentemente Puyol, Valdés, Capdevila e anche Gerard Piqué, quello che negli ultimi giorni si è esposto maggiormente e ha anche confessato di pensare a un ritiro anticipato dalla Nazionale spagnola, dopo i brutti fatti nei seggi elettorali. Barça ed Espanyol sono le fucine dove pescare maggiormente i giocatori, ma ci sono anche Granada e Celta a dare una mano.
Attualmente la squadra è allenata da Gerard, vecchia conoscenza tra Valencia, Monaco e, ovviamente Barcellona, ma prima di lui dal 2009 al 2013 in panchina si è seduto Johan Cruijff, il cui figlio, Jordi, è stato uno dei primi “non nati” in Catalogna a vestirne i colori in epoca moderna. Uno degli ultimi, invece, è stato il l’ex laziale Keita Baldé, nato nad Arbùcies, paese di 5mila abitanti della comunità autonoma della Catalogna.

Ma quale potrebbe essere l’attuale “undici” tipo? In porta, Kiko Casilla del Real Madrid; in difesa Hector Bellerin dell’Arsenal, assieme a Jordi Alba sulle fasce con Piqué e Marc Batra (attualmente al Borussia Dortmund) come centrali; centrocampo a tre con Sergio Busquets, Cesc Fabregas, giocatore del Chelsea, e Thiago Alcantara che gioca nel Bayern Monaco; attacco ugualmente a tre con Deulofeu, Mariano Díaz del Lione e, per l’appunto, Keita Baldé.
L’allenatore? Ovviamente Pep Guardiola, uno che in passato ha detto:

«Se la Catalogna fosse stata riconosciuta come nazione avrei giocato con quella maglia»