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In questi giorni a Melbourne si stanno disputando gli Australian Open, primo torneo dell’anno nel circuito tennistico del Grande Slam. Ideata nel 1905, la competizione, nel corso dei decenni ha cambiato nome, formula e anche sede: da Australasian Championships passando per Australian Championships, inizialmente si disputava sui campi d’erba di Kooyong. A metà degli anni ’80, il torneo rischiò di andare in decadenza (nel 1986 non si giocò), così si provò a dare nuova formula e vigore spostandolo all’interno del Melbourne Park con superficie di cemento.

Raggiungere l’Australia, soprattutto nella prima metà del secolo scorso, non era cosa semplice: anche per questo motivo, il torneo si portava con sé i dubbi e le perplessità degli atleti occidentali. La voce grossa, così, l’han fatto per molto tempo gli australiani stessi.
E’ anche vero, però, che la definitiva consacrazione del torneo all’interno del Grande Slam, ha portato a una lunga carestia di vittorie da parte dei “canguri”. Tra gli uomini, per esempio, bisogna andare indietro al 1976 per trovare l’ultimo successo: Mark Edmonson superò in finale il connazionale John Newcombe, mentre l’ultima apparizione in finale di un australiano è di Lleyton Hewitt, nel 2005, sconfitto dal russo Marat Safin.

Ma c’è un nome che ha legato i suoi successi all’Australian Open: Kenneth “Kenn” Rosewall. Figlio di un droghiere, aato a Sydney il 2 novembre 1934, ha avuto una carriera eccezionalmente lunga, mantenendosi sempre su livelli altissimi fino al ritiro dopo aver staccato il biglietto dei 47 anni di età. Riconosciuto con il soprannome de “il Muscolo” o “il Professore”, Rosewall rappresenta  un tennis elegante e preciso.
Agile di rovescio, Ha vinto tutti i tornei del Grande Slam tranne quello di Wimbledon, nonostante le quattro finali disputate nel 1954, 1956, 1970 e 1974. Sei anni dopo, nel 1980, è stato inserito nell’International Tennis Hall of Fame.

Ken è stato il più giovane tennista ad alzare il trofeo dell’Australian Open: nel 1953, quando aveva 18 anni e due mesi, sconfisse in finale il connazionale Mervyn Rose in 3 set (6-0 6-3 6-4). Quella di Rosewall era ancora una carriera amatoriale eppure già vincente: lo stesso anno vince il Roland Garros, mentre in quegli anni aiutò l’Australia a vincere tre volte la Coppa Davis nel 1953, 1955 e 1956. Assieme al giovane Lew Hoad, formava il duo “The Gold-dust Twins” e assieme, nel 1956, riuscirono a vincere tutti i titoli di doppio maschile del Grande Slam tranne agli Internazionali di Francia, dove Rosewall era assente.

Enfant prodige del tennis, Kenneth Rosewall ha confermato nel corso dei decenni il suo talento. Come detto, è stato il più giovane a vincere in Australia, ma non solo: nel 1972, dopo aver battuto Malcolm Anderson per 3-0, ha raggiunto il successo a 37 anni e due mesi, record ancora oggi imbattuto.
Vincendo il suo quarto titolo australiano e l’ottavo titolo del Grande Slam, quella del 1972 è l’ultima grande vittoria della sua carriera. La carriera di una leggenda.

Tra la fine del vecchio millennio e l’inizio del nuovo secolo, in cinque anni di attività, dal 1998 al 2002, il cavallo Varenne ha conquistato record e successi, diventando un simbolo del trotto italiano e affermandosi nell’olimpo delle leggende sportive mondiali con 73 corse disputate e 62 vinte.

Nato il 19 maggio 1995 nell’allevamento Zenzalino di Copparo, alle porte di Ferrara, Varenne deve il suo nome alla via della sede della Camera di commercio italo-francese di Parigi che sorge, appunto, in Rue de Varenne. Figlio di Waikiki Beach e Ialmaz, il trottatore, quando era ancora un piccolo puledro, viene venduto, in Normandia, al francese Jean Pierre Dubois, ma non avendo la silhouette da potenziale campione, è rispedito in Italia, dove la sua carriera rischia di non decollare per un problema alla cartilagine del posteriore destro. Sono in tre a scommettere sul giovane cavallo sgraziato dal manto baio: Enzo Giordano che diventerà il proprietario acquistandolo per 170 milioni di lire, il fantino Giampaolo Minnucci e l’allenatore finlandese Jori Turja. La scelta si rivela sin da subito vincente: nel 1998 vince il Derby del Trotto, avendo la meglio su Viking Kronos, pressoché invincibile sino a quel momento.

varenne

E’ il 2001, l’anno che consegna “il Capitano” alle pagine eterne dello sport: unico cavallo nella storia a vincere nello stesso anno le tre gare del Grande Slam come il Prix d’Amerique di Parigi (l’ultimo italiano ad aver vinto in Francia era stato a metà degli anni ’40), il Gran Premio Lotteria a Napoli, l’Elit Lopp a Stoccolma e, infine, la prestigiosa Breeders Crown Open trot negli Stati Uniti, segnando quello che allora era il nuovo record del mondo con il tempo di 1’09.01’’ su chilometro.

Ha bissato i successi nel Grande Slam anche nel 2002, anno del suo ritiro che è avvenuto ufficialmente il 28 settembre a Montreal, in Canada. Varenne è stato l’unico a vincere il titolo di “cavallo dell’anno” in tre differenti Paesi: nel 2000, 2001 e 2002 in Italia, in Francia nel 2001 e 2002, Stati Uniti, infine, nel 2001. Attualmente vive nella scuderia del Grifone, a Vigone, in provincia di Torino, come stallone da monta.