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Il campionato tedesco riparte dopo la coppa di Germania e le partite della Bundesliga di 29-30-31 Ottobre sono valide per la decima giornata. Il Bayern Monaco è sempre al comando, con un punto in più rispetto al Dortmund ma viene da una sonora sconfitta per cinque a zero in Coppa di Germania in casa del Mönchengladbach; che ha scioccato tutti e, in particolare, l’attaccante Muller.

A ogni modo, i bavaresi sanno che bisogna pensare alla prossima e si preparano ad affrontare la trasferta in casa della Union Berlin, che occupa il quinto posto in classifica. Un’altra sfida importante è quella tra il Borussia Dortmund e il Colonia. I padroni di casa, al secondo posto in classifica, sono reduci da tre vittorie di fila e vogliono continuare su questi ritmi; gli ospiti, invece, stazionano all’ottava posizione, non vincono da due turni e nella scorsa gara hanno raccolto un pareggio casalingo contro il Leverkusen.

 

Partite Bundesliga 29-30-31 Ottobre – Big Match Union Berlin vs Bayern Monaco

Per la trasferta di Berlino, il tecnico dei bavaresi Fischer dovrebbe affidarsi al 4-2-3-1, con il bomber polacco Lewandowski al centro dell’attacco e il trio Sane, Muller e  Gnabry a supporto. Con questa squadra, il Bayern vorrà far dimenticare velocemente la brutta figura del turno di Coppa di Germania.

I padroni di casa dell’Union Berlin, invece, si schierano con il 3-4-2-1, con Becker in avanti e Khedira e Kruse dietro il centravanti. In mezzo al campo dovrebbero, invece, esserci Oztunali e Mohwald.

Partite Bundesliga 29-30-31 Ottobre – Le Probabili Formazioni

Union Berlin(3-4-2-1): Luthe; Friedrich, Knoche, Baumgartl; Trimmel, Oztunali, Mohwald, Giesselmann; Khedira, Kruse; Becker.

Bayern Monaco(4-2-3-1): Neuer; Pavard, Upamecano, Sule, Davies; Kimmich, Goretzka; Gnabry, Muller, Sane; Lewandowski.

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Le Altre Partite

Oltre alle suddette partite, ci sono anche altre sfide importanti, tra cui quella tra il Leverkusen e il Wolfsburg. I padroni di casa vengono da una brutta batosta di cinque reti a una per mano della capolista e da un pareggio in casa del Colonia; gli ospiti, invece, sono reduci da ben quattro sconfitte consecutive, che li hanno portati fuori dalla zona di vertice.

In tabella c’è il riepilogo di tutti gli incontri di giornata.

Squadra 1Squadra 2
HoffenheimHertha
ArminiaMagonza
DortmundColonia
FriburgoFurth
LeverkusenWolfsburg
Union BerlinBayern Monaco
FrancoforteLipsia
AugustaStoccarda
MonchengladbachBochum

Per quanto riguarda le Partite della Bundesliga di 22-23-24 Ottobre, il Bayern prosegue la sua corsa ed è in testa alla classifica ma il Borussia lo tallona ed è a meno uno. Nell’ultimo turno di campionato, entrambe le squadre hanno vinto abbastanza agevolmente e i bavaresi hanno umiliato il Leverkusen espugnando il loro stadio per cinque a uno.

Nella nona di campionato, il Bayern ospita l’Hoffenheim mentre il Dortmund va a fare visita all’Arminia, per seguire la scia della capolista. Il confronto che sembra più combattuto, comunque, è quello tra il Wofsburg e il Friburgo, che occupano rispettivamente il quarto e il sesto posto della Bundesliga.

I padroni di casa  vengono da tre sconfitte consecutive nelle ultime sfide di campionato e, per non perdere di vista i piani alti, devono assolutamente cominciare a fare punti. Il Friburgo, invece, viene da un pareggio contro il Lipsia e vincendo manterrebbe basso il distacco con la prima della classe.

Partite Bundesliga 22-23-24 Ottobre – Big Match Wolfsburg vs Friburgo

Il Wolfsburg ospiterà gli avversari schierandosi con il 4-2-3-1, con Weghorst che sarà la punta centrale della squadra di Van Bommel. Alle sue spalle, con il compito di supportarlo, ci saranno Waldschmidt, Baku e Steffen.

Il Friburgo di Streich, invece, si schiera con il 3-4-3, con Höler, Jeong Woo-Yeong e l’italiano Grifo in attacco. Gli ospiti partono svantaggiati dai pronostici della vigilia ma sicuramente la sfida sarà molto agguerrita e combattuta.

Le Probabili Formazioni

Wolfsburg(4-2-3-1): Casteels; Lacroix, Mbabu, Roussillon, Bornauw; Arnold, Guilavogui; Steffe, Baku, Waldschmidt; Weghorst.

Friburgo(3-4-2): Flekken; Schlotterbeck, Gulde, Lienhart; Sildillia, Hofler, Eggestein, Gunter; Holer, Grifo, Jeong Woo-Yeong.

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Le Altre Partite

Oltre alle citate sfide, c’è anche lo Stoccarda che ospita l’Union Berlino, che è molto vicina alle prime della classe. Il Leverkusen, invece, dopo una batosta casalinga per mano del Bayern, affronta la trasferta di Colonia, per rimanere in scia dei bavaresi.

Di seguito c’è il quadro di tutte le partite della nona giornata della Bundesliga.

Squadra 1Squadra 2
BayernHoffenheim
ArminiaDortmund
LipsiaFurth
WolfsburgFriburgo
HerthaMonchengladbach
ColoniaLeverkusen
StoccardaUnion Berlino
BochumFrancoforte

 

Nella vita c’è sempre la prima volta e nella Storia Mondiali Corea del Sud e Giappone 2002 si tratta dell’unica rassegna iridata condivisa tra due paesi e organizzata in Asia. Come qualche appassionato ricorda, gli incontri avvengono in orari abbastanza strani per via del fuso orario.

La diciassettesima edizione dei Mondiali vede il trionfo del Brasile di Ronaldo, Ronaldinho e Rivaldo, che batte la Germania in finale, presso il Nissan Stadium di Yokohama. Per i brasiliani si tratta della terza finale consecutiva, dopo quelle di USA94 e Francia98 e i verdeoro ne portano a casa due su tre in otto anni.

La nostra nazionale, invece, pur partendo tra le favorite per l’elevato tasso tecnico della rosa a disposizione di Trapattoni, passa il primo turno a fatica e subisce una clamorosa eliminazione contro la Corea del Sud, agli ottavi di finale. Tale gara, oltre che per qualche errore dei giocatori e del Commissario Tecnico forse troppo prudente, diventa famosa per le mirabili gesta dell’arbitro Byron Moreno. C’è da dire che gli errori arbitrali sono molto frequenti in questo torneo e i direttori di gara annullano agli azzurri ben cinque gol regolari. Speriamo di non ricevere più tale trattamento, in maniera particolare ai prossimi mondiali di Qatar 2022.

Storia Mondiali Corea del Sud e Giappone 2002 – I Vincitori

Il Brasile, nel gruppo C, incontra Turchia, Costa Rica e Cina, battendole tutte e qualificandosi come primo del girone, anche se nella prima partita, secondo molti, beneficia di diversi favori arbitrali. Agli ottavi di finale, la Selecao sconfigge il Belgio per due reti a zero, di Rivaldo e Ronaldo.

I quarti di finale vedono di fronte l‘Inghilterra e il Brasile. Gli inglesi trovano il gol del vantaggio con Owen ma i vedreoro ribaltano il risultato e passano il turno, con i gol di Rivaldo e Ronaldinho. In semifinale, si ritrovano ancora Brasile e Turchia e la partita termina con il risultato di uno a zero per la Selecao, che vince in virtù una rete di Ronaldo. Nel video seguente c’è la sintesi della partita del fenomeno, che diventa il capocannoniere del torneo segnando ben otto reti.

 

 

I Convocati

Portieri: Dida, Marcos, Rogerio Ceni;

Difensori: Edmilson, Belletti, Cafu, Polga, Roberto Carlos, Lucio, Junior, Roque Junior;

Centrocampisti: Juninho Paulista, Denilson, Gilberto Silva, Kakà, Rivaldo, Ronaldinho, Ricardinho, Vampeta;

Attaccanti: Ronaldo, Luizao, Edilson.

Storia Mondiali Corea del Sud e Giappone 2002 – I Vinti

La Germania si presenta come una squadra solida e ben organizzata anche se il tasso tecnico della rosa non sembra di livello eccelso. Nel primo turno i tedeschi battono l’Arabia Saudita 8-0. Pareggiano, poi, per uno a uno contro l’Irlanda e vincono per due reti a zero contro il Camerun.

Agli ottavi di finale, la Germania trova il Paraguay di Cesare Maldini, che gli dà molto filo da torcere; gli uomini di Voller, infatti, riescono a vincere solo al minuto 87, grazie a una rete di Neuville, quando tutti pensavano a uno zero a zero. I quarti di finale sono un’altra partita sofferta per i tedeschi; che la sbloccano per mezzo di un gol di Ballack ma l’arbitro è molto benevolo con la Germania e nega un rigore netto agli USA.

In semifinale, la Corea del Sud, che aveva eliminato Italia e Spagna anche grazie a errori dei direttori di gara, esaurisce la dose di fortuna e cede il passo alla Germania, che raggiunge la finale grazie a un altro gol di Ballack. I tedeschi raggiungono, così, la loro quarta finale nelle ultime sei edizioni. Di seguito c’è una breve sintesi della partita, che comprende il gol decisivo.

I Convocati

Portieri: Kahn, Butt, Lehmann;

Difensori: Linke, Kehl, Rehmer, Bauman, Ramelow, Metzelder;

Centrocampisti: Frings, Ballack, Bohme, Jeremies, Hamann, Ricken, Ziege, Schneider;

Attaccanti: Bierhoff, Klose, Neuville, Bode, Asamoah, Janker.

Storia Mondiali Corea del Sud e Giappone 2002 – La Finale

Nella finale dei mondiali 2002, la Germania costruisce di più e mantiene maggiormente il possesso del pallone e il Brasile si rende più pericoloso in contropiede, grazie alle sue individualità. La Selecao decide il match nella ripresa, grazie a una doppietta di Ronaldo il fenomeno; che diventa il capocannoniere del mondiale e l’uomo partita della finale.

Il video seguente riporta le due reti del fenomeno, che consentono al Brasile di portarsi a casa la quinta Coppa del Mondo.

 

Una nota degna di segnalazione è l’ottima prova dell’arbitro italiano Pierluigi Collina, autore di una direzione di gara impeccabile.

 

Mercoledì 15 aprile 1998, il Corriere della Sera intitola:

All’Olimpico i biancocelesti, con una partita meno brillante del solito, passano grazie all’1-0 dell’andata a Madrid. La Lazio soffre ma centra l’euroderby di Parigi. Respinti gli assalti dell’Atletico di Vieri: il 6 maggio la finale tutta italiana contro l’Inter. L’ex bianconero annullato da un Nesta implacabile. Serata negativa per Boksic e per l’estro di Mancini

La sera prima, la Lazio si gioca la semifinale di Coppa Uefa contro l’Atletico Madrid e, nonostante lo 0-0, raggiunge la storica finale grazie alla vittoria pesantissima in trasferta. Elogio negli elogi, la prestazione di Alessandro Nesta, 22 anni da poco compiuti, che giganteggia nelle retrovie e annulla l’insidia Vieri. Nesta-gladiatore, Nesta-implacabile, «Loro hanno Ronaldo, noi abbiamo Nesta», si lascia andare il laziale Diego Fuser pronosticando il duello nella finale contro l’Inter che poi vedrà i neroazzurri smontare 3-0 i biancocelesti.

Due giorni dopo, il 16 aprile, la Repubblica dedica un pezzo intero al ragazzotto romano: “Classe Nesta: la mia forza è l’indifferenza”. E poi l’attacco:

Cosa fa un giovane campione, reduce da una notte trionfale, lanciato a vele spiegate verso il Mondiale, chiamato “immenso” dal suo datore di lavoro Cragnotti e “fuoriclasse ventiduenne” dal suo allenatore Eriksson? Monta sulla sua Golf cabrio nel giorno di riposo e va dalla mamma, in campagna, nella casa che lui stesso ha comprato con i soldi guadagnati come calciatore. Località Collevecchio, provincia di Rieti, rifugio dei Nesta da quando Alessandro ha cominciato a percorrere la sua strada. Quella del predestinato…

Lanciato a vele spiegate verso il Mondiale. Quello di Francia 1998. Già.

Lunedì 8 gennaio 2007. Il giorno in cui, come lo stesso numero 13 ha avuto modo di dire, Nesta si è convinto di aver vinto il Mondiale berlinese.

…Fino a quel momento nella mia testa ne era mancato un pezzettino. E’ squillato il cellulare, ero a Miami, a curarmi la spalla dopo l’ennesimo infortunio della mia carriera. Ancelotti mi aveva concesso il permesso di andare dall’altra parte del mondo e il Milan anche. Non ero proprio carico, anzi, non andava bene niente a livello fisico. Mi sentivo un condannato al dolore, sia in Nazionale che nel club: se guarivo, poco dopo mi rifacevo male. Stancamente, in maniera quasi scocciata, ho risposto:

“Pronto…”

“Ale, sono Lippi”

“Mister, che piacere”

“Il piacere è tutto mio. Ascolta qui, senti cosa sta succedendo”

In sottofondo udivo una voce calda, importante. Era il presidente della Repubblica Napolitano. Al Quirinale stava rendendo omaggio ai Campioni del Mondo.

“Ale, siamo a Roma, ci stanno premiando per il Mondiale vinto. Sei uno di noi. Hai capito? Sei uno di noi, uno dei ventitre, non te lo dimenticare mai”

Nesta e i tre Mondiali sono questo. E questa è l’icona più fedele della sua elegante, mortale e cristallina carriera da difensore. Come le sue scivolate. Pacchetto “all-inclusive”: il migliore difensore al mondo con il rischio di lasciarti sul più bello. Tre volte convocato alla Coppa del mondo da titolare, tre volte infortunato. 

In Francia, terza partita del Gruppo B di qualificazione: Italia – Austria 2-1. Nesta gioca solo tre minuti: duro scontro, lesione del legamento crociato anteriore, sei mesi di stop e addio sogni. Al suo posto entra Bergomi. Un dejà vu quattro anni dopo, anzi, forse anche peggio: ancora Gruppo di qualificazione, è quello G, ma è la seconda partita: Italia – Croazia 1-2. Nesta esce zoppicante dopo 24 minuti, il giorno dopo è un tam-tam di speranze tra infiltrazioni, riposo e preghiere. Riesce a essere in campo nell’ultima partita del girone pareggiata 1-1 contro il Messico, ma guarderà dalla panchina la mattanza beffarda coreana con il golden gol di Ahn. 

E arriva il 2006. Quello della maturità piena di Nesta e Cannavaro come centrali difensivi dopo che Maldini ha abdicato dal trono di leader della Nazionale. Con Buffon, un reparto inespugnabile come effettivamente sarà. Ma per Alessandro il nemico peggiore è quello muscolare. Terza partita del Gruppo E, contro la Repubblica Ceca. Diciassette minuti e il ct. Lippi e il dottor Castellacci si guardano, quasi affranti, mentre Nesta fa cenno che qualcosa non va. Distrazione al muscolo ileo-pettineo, entra Materazzi ed è il momento sliding-doors di quel Mondiale italiano. Marco segna dopo nove minuti, l’Italia vince 2-0 e vincerà il quarto Mondiale.

L’ex difensore di Lazio, Milan, Montreal Impact e Chennaiyin FC, a caldo, dice di non sentire sua questa medaglia. Non c’ha creduto fino a lunedì 8 gennaio 2007. Quel ragazzotto scoperto da uno scout della Roma, ma passato alla Lazio perché il babbo era laziale, che ha fatto il suo esordio in Nazionale prima squadra a 20 anni con Arrigo Sacchi e che ha detto definitivamente “ciao” all’azzurro l’11 ottobre 2006 nel match contro la Georgia,  quel ragazzo che si aggiustava continuamente la sua luccicante acconciatura a ogni colpo di testa, che sì, nonostante gli infortuni, ha vinto tutto. Che ha sollevato timidamente la Coppa assieme ai suoi compagni quasi in difetto e in dovere nei loro confronti. E ha messo tutti d’accordo: Alessandro Nesta, la tempesta perfetta.

Allora come oggi lo si vede in giro nei circuiti automobilistici con in testa un vistoso cappello cowboy. Un po’ guascone un po’ falso americano. Arturo Merzario ha 77 anni, la maggior parte di questi vissuti in un abitacolo.
Dal rally al GT, Merziano è stato un distinto pilota: dal 1972 al 1979 ha gareggiato nei circuiti di Formula 1 con diverse scuderie, tra cui la Ferrari, mentre nel 1976 disputò il campionato mondiale di F1 alla guida di una March 761 della canadese Wolf Williams. Il primo agosto 1976 era in programma la decima gara stagionale sul prestigioso circuito del Nürburgring che si snoda intorno al Castello di Nürburg, in Germania.

Poco prima della corsa, la pioggia aveva reso i 22,835 km della Nordschleife insidiosi, ma nonostante la sollecitazione di qualche pilota, la direzione optò per scendere in pista. Tra i meno convinti c’era Niki Lauda, campione iridato in carica e leader della classifica generale.
Passarono solamente tre giri e si assistette all’evento che cambiò la Formula 1: poco dopo la curva Ex-Muhle e il tornante Bergwerk, Lauda perse il controllo della sua monoposto, la Ferrari 312 T2, schiantandosi contro una parete rocciosa prima di essere rimpallato in pista. Nel colpo perse il casco, mentre poco dopo la sua vettura venne colpita da quelle di Harald Ertl e Brett Lunger e iniziò a prendere fuoco. Il pilota austriaco, ancora cosciente, venne così avvolto dalle fiamme.

Passarono qualche secondo e sul luogo dell’incidente si fiondò anche Arturo Merzario. Sarebbe potuto andare oltre, ma d’istinto si bloccò e scese per soccorrere il suo collega intrappolato. Ecco cosa dirà anni dopo:

Dell’incidente di Lauda bisogna analizzare tre aspetti: ha perso il casco nel primo impatto e per questo è stato esposto alle fiamme e alle bruciature, le esalazioni di magnesio lo stavano ammazzando e non da ultimo, è stato davvero difficile estrarlo dalla macchina. Gli altri usavano l’estintore, io non riuscivo a schiacciare la levetta per sbloccare la cintura perché si dimenava: la sua fortuna fu quella di svenire così io riuscii a liberarlo. Un’altra sua fortuna è stata la respirazione artificiale che ho imparato al militare e che gli ha consentito di rimanere in vita per circa 10 minuti prima dell’arrivo dei soccorsi

Lauda venne trasportato in tre ospedali differenti, aveva uno zigomo fratturato, ustioni di primo grado alle mani e di terzo grado al volto. Per tutto il pomeriggio piloti, staff, moglie e familiari rimasero con il fiato sospeso temendo il peggio. Poi arrivò il bollettino positivo che allontana il rischio di morte, ma consegnò un Lauda a pezzi e avrebbe dovuto affrontare una lunga, lunghissima guarigione. Con un monito: l’austriaco rischiava seriamente di non poter più gareggiare.

Il 12 settembre 1976, appena 42 giorni dopo il rogo del Nürburgring, Niki Lauda si ripresentò in pista e tagliò al quarto posto il traguardo del Gran Premio di Monza. Quell’anno avrebbe vinto il suo storico rivale James Hunt, ma la stagione successiva fu tutta per l’austriaco che vince il secondo dei suoi tre titoli mondiali.
La curva dello schianto è stata rinominata Laudakurve, Niki è rimasto nel mondo automobilistico con il suo inconfondibile berretto rosso e ha dovuto fare autocritica. Quando tornò in pista, infatti, Lauda non si fermò mai a salutare Arturo:

Venne a trovarmi in Austria qualche mese dopo e fece il gesto di togliersi l’orologio per regalarmelo. Io lo presi e lo lanciai via. I meccanici dell’Alfa lo raccolsero, vennero da me e mi fecero un sacco di paternali, forse avevo sbagliato, ma io c’ero rimasto male

Ha impiegato tre decenni per ringraziare Arturo per il gesto che gli ha salvato la vita. Anche lui, ancora oggi ricorda quei momenti drammatici. Sempre con il cappello da cowboy sempre in testa.

 

Fonte: video Rai

Lunedì 7 ottobre allo Sportpark Ronhof di Fürth, in Baviera, si è giocata una partita benefica tra le vecchie glorie del calcio italiano e tedesco. DFB-Allstars contro Azzurri Legends ha visto complessivamente scendere in campo ben 17 campioni del mondo, 13 solo da parte dell’Italia: è finita 3-3 con i gol di Toni, Totti e Damiano Tommasi per l’Italia e le autoreti di Cannavaro e Panucci, più un gol di Philipp Wollscheid allo scadere per la Germania.
Guidati in panchina da due icone come Antonio Cabrini e Berti Vogts, Italia-Germania è una classica del calcio mondiale: 14 finali disputate, 8 titoli mondiali e 4 europei, un vero e proprio gran galà del calcio, nonché una rivalità unica che si rinnova, in un progetto di solidarietà, ma dal sapore amarcord. I precedenti sorridono agli Azzurri con 16 vittorie contro le 9 della Germania e 14 pareggi.

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ITALIA – Portieri: Marco Amelia, Angelo Peruzzi; Difensori: Federico Balzaretti, Fabio Cannavaro, Fabio Grosso, Christian Panucci, Moreno Torricelli, Pietro Vierchowod, Cristian Zaccardo, Gianluca Zambrotta; Centrocampisti: Massimo Ambrosini, Bruno Conti, Luigi Di Biagio, Angelo Di Livio, Stefano Fiore, Gennaro Gattuso, Giuliano Giannichedda, Simone Perrotta, Andrea Pirlo, Damiano Tommasi; Attaccanti: Fabrizio Ravanelli, Salvatore Schillaci, Luca Toni, Francesco Totti.

GERMANIA – Portieri: Perry Bräutigam, Roman Weidenfeller; Difensori: Thomas Berthold, Guido Buchwald, Thomas Helmer, Marko Rehmer, Philipp Wollscheid; Centrocampisti: Torsten Frings, Jens Nowotny, David Odonkor, Piotr Trochowski; Attaccanti: Gerald Asamoah, Maurizio Gaudino, Ulf Kirsten, Jürgen Klinsmann, Oliver Neuville, Alexander Zickler.

 

Da un lato Dino Zoff e Franco Causio, dall’altro il ct Enzo Bearzot (e la sua pipa) e il presidente della Repubblica, Sandro Pertini. In mezzo un tavolo. Al centro la luccicante Coppa del Mondo e un mazzo di carte. E’ probabilmente la foto più iconica della vincente spedizione Mundial dell’Italia del 1982.

La sera dell’11 luglio, una sera calda e afosa dell’estate madrilena, l’Italia sconfigge la Germania Ovest per 3-1, dopo una cavalcata progressiva, un climax ascendente semi-miracoloso. «Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo», scandisce religiosamente Nando Martellini, mentre Pertini si alza dalla tribuna in un’esultanza di giubilo.
Il Mondiale spagnolo, quello di Pablito Rossi e della parata del secolo di Dino Zoff contro il Brasile, dell’urlo di Marco Tardelli al raddoppio, in finale, preceduta da una santa discesa di Scirea che, recuperata palla dalla sua difesa, si fa tutto il campo correndo senza sfera e, poi, in area di rigore ragiona, ragiona come un difensore non dovrebbe fare e con lucidità consegna la palla al mitico “urlo”.
Quell’Italia fu l’unica nella storia del torneo a battere una dopo l’altra le detentrici dei tre precedenti titoli, ovvero Argentina (campione nel 1978), Germania (1974) e Brasile (1970).

E poi la foto iconica. Sull’aereo di ritorno che riporta gli azzurri a casa, prima del bagno di folla. Traspare un clima disteso, serio e meticoloso che solo le partite di carte sanno trasmettere. Con lo scopone non si scherza.
Gli accoppiamenti sono Zoff-Pertini contro Causio-Bearzot e pensare che il ct, non un incallito giocatore di carte, nemmeno doveva trovarsi in questo scatto immortale: al tavolo, infatti, doveva sedere Cesare Maldini, allora allenatore in seconda, che si alzò un secondo, nel secondo sbagliato, e la contesa iniziò senza di lui.

Ma non è l’incipit a entrare nella storia, bensì l’epilogo. Sono passati 35 anni e ogni occasione è buona per fermare Zoff o Causio e chiedere come andò realmente la faccenda. E “il Barone” ricorda ancora con orgoglio da guascone un passaggio chiave dell’incontro:

Io feci una furbata: calai il sette, pur avendone uno solo. Pertini lo lasciò passare e Bearzot prese il Settebello. Abbiamo vinto così quella partita

Pertini non la prese bene, rimproverò il suo compagno Zoff e criticò anche Bearzot per il furto del Settebello. Ma a sbagliare fu proprio il presidente. In pubblico, uomo d’orgoglio, non lo ammise mai, ma in cuor suo, genuinamente, confidò l’errore. Il 3 giugno 1983, un anno dopo, quando SuperDino appese i guanti al chiodo, smettendo con il calcio giocato, Pertini inviò un telegramma sincero:

Vieni a trovarmi. Giocheremo a scopone e cercherò di non fare più gli errori che mi hai giustamente rimproverato

Il portierone conserva ancora quel pezzo di carta ingiallito dal tempo, ma sacro. Noi tutti conserviamo un frammento piacevole della nostra vita legato a quel Mondiale. Un’avventura spensierata, partita male, malissimo con il polverone e le ombre nefaste del Totonero e il silenzio stampa imposto da Bearzot alla Nazionale, dopo un avvio a singhiozzo.
Come la stessa finale giocata nel Santiago Bernabeu, partita con una falsa speranza, con il rigore sbagliato di Cabrini al 25‘, con il possibile contraccolpo psicologico. Ma non andò così: Rossi, Tardelli e Altobelli unirono un paese in tre boati di gioia. E poi la festa quando l’arbitro Coelho alzò il pallone al cielo scandendo tre fischi. Tre volte Campioni del Mondo.

Mente in Italia si applaudiva, un po’ sconsolati, la Nazionale femminile, uscita sconfitta per 2-0 contro l’Olanda, i quarti di finale si sono chiusi con la Svezia quarta  semifinalista dei Mondiali femminili. La nazionale del commissario tecnico Gerhardsson ha sconfitto la Germania due volte campione del mondo al Roazhon Park di Rennes e affronterà l’Olanda.

Possiamo parlare di sorpresa? Forse sì nel vedere le tedesche uscire in un lato del tabellone che quantomeno avrebbero potuto cavalcare fino alle semifinali. Eppure sono proprio le teutoniche a passare in vantaggio al quarto d’ora del primo tempo con la rete di Lina Magull. Ma alla Svezia bastano pochi minuti per trovare il pareggio al 22’ con Jakobsson. Nonostante il calcio d’inizio alle 18, il caldo è un fattore importante nell’andamento della partita: l’arbitro Frappart infatti concede il cooling break sia nel primo che nel secondo tempo.

Ad inizio ripresa si concretizza la rimonta svedese: Blackstenius, autrice di un’ottima partita, è la più svelta a ribadire in rete la respinta approssimativa di Schult nell’area piccola. Da questo momento, la Svezia serra i ranghi e si chiude bene; la Germania riesce spesso a rendersi pericolosa soprattutto nel finale, anche grazie alle incertezze di Lindahl, ma non trova il pareggio che avrebbe mandato la squadra ai supplementari.

Germania – Svezia 1-2

16’ Magull (G), 22’ Jakobsson (S), 48’ Blackstenius (S)
Germania (4-3-3): Schult; Gwinn, Doorsoun, Hegering, Simon (dal 44’ Maier); Dabritz, Dallmann (dal 46’ Marozsan), Magull; Huth, Popp, Schuller (dal 69’ Oberdorf). Ct Voss-Tecklenburg.
Svezia (4-3-3): Lindahl; Glas, Fischer (dal 66’ Ilestedt), Sembrant, Eriksson; Rubensson (dall’86’ Bjorn), Asllani, Seger; Jakobsson, Blackstenius, Rolfo (dal 95’ Hurtig). Ct Gerhardsson.
Arbitro: Stephanie Frappart (FRA)
Ammoniti: Rolfo

Entrano nel vivo i Mondiali femminili con la prima sfida degli ottavi di finale. Sabato 22 giugno, ha aperto il programma del tabellone la sfida tra Germania e Nigeria, che ha visto a Grenoble il netto successo delle tedesche per -30 che dunque volano ai quarti di finale dove affronteranno la vincente di Svezia – Canada (in programma il 24 giugno). Alle ore 21 invece entusiasmante match tra Norvegia-Australia, decisa solamente ai calci di rigore a favore delle scandinave. Sam Kerr sbaglia dal dischetto.

GERMANIA-NIGERIA 3-0

20’ Popp, 27’ rig. Dabritz, 82’ Schuller

GERMANIA (4-4-2): Schult; Gwinn, Doorsoun, Hegering, Schweers (dal 46’ Simon); Huth, Leupolz (dal 46’ Buhl), Magull (dal 69’ Oberdorf), Dabritz; Popp, Schuller. Ct Voss-Tecklenburg

NIGERIA (4-4-2): Nnadozie; Okeke, Ebi, Nwabuoku (dal 46’ Ajibade), Ohale; Ordega, Ayinde, Okobi, Kanu (dall’84’ Ogebe); Ihezuo (dal 75’ Uchendu), Oparanozie. Ct Dennerby

La Nigeria comincia provando a tenere subito i ritmi alti, ma ben presto la tecnica superiore della Germania viene fuori e le tedesche prendono il controllo del gioco fin dalle prime battute. Al 19’, Popp calcia dal limite ma la sua conclusione viene deviata in angolo: sugli sviluppi del corner è proprio l’attaccante a svettare di testa e portare la Germania in vantaggio, con l’arbitro chiamato al VAR per valutare una posizione di fuorigioco ritenuta ininfluente. Pochi minuti e l’arbitro Yamashita è chiamato nuovamente al monitor per valutare un intervento scomposto della Nwabuoko su Magull: le immagini lasciano poco all’interpretazione e viene concesso il calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Dabritz, che piazza bene il pallone e firma il raddoppio al 27’. La Nigeria ha una prima reazione nervosa ma che non produce frutti. Nel finale di primo tempo, Oparanozie rischia l’autorete su azione di calcio d’angolo ma il pallone termina a lato. In apertura di ripresa, l’attaccante nigeriana sfiora il gol, arrivando in leggero ritardo sulla bella assistenza di Ajibade a pochi passi dalla linea di porta. Al 58’ Gwinn può calciare da ottima posizione dopo una splendida azione, ma il suo tiro termina alto. Tanti gli errori della Nigeria nella trequarti avversaria, che aprono alle ripartenze della Germania, che comunque non ha mai perso il controllo della partita. Al 79’ avrebbe anche la chance di chiudere definitivamente la gara, quando Dabritz trova un buon corridoio centrale ma poi chiude troppo il sinistro in diagonale che finisce fuori. Tre minuti dopo, le tedesche calano il tris: un’incomprensione banale sul limite dell’area tra Ohala e Ayinde diventa un assist per Schuller, che fredda Nnadozie con tiro ad incrociare perfetto. Nessuna emozione nei minuti finali, con la squadra della c.t. Voss-Tecklenburg che si qualifica con merito per i quarti di finale; alle africane, sostenute dal pubblico di Grenoble, tanti applausi.

 

NORVEGIA-AUSTRALIA 1-1 (4-1 d.c.r.)

31′ Herlovsen (N), 83′ Kellond-Night (A)

NORVEGIA (4-4-2): Hjelmseth; Moe Wold (102′ Hansen), Mjelde, Thorisdottir, Minde; Saevik (72′ Maanum), Boe Risa, Engen, Reiten; Graham, Herlovsen (77′ Utland). Ct Sjogren

AUSTRALIA (4-3-3): Williams; Carpenter, Kennedy, Catley, Kellond-Knight (94′ Polkinghorne); Logarzo, Van Egmond (116′ Roestbakken), Yallop; Raso (74′ Gielnik), Kerr, Foord. Ct Milicic

Espulsa: Kennedy (A)

Nell’altro ottavo di finale di giornata la Norvegia supera l’Australia ai calci di rigore dopo un match all’insegna dell’equilibrio. Nei tempi regolamentari è 1-1: scandinave in vantaggio alla mezz’ora con Herlovsen e raggiunte da Kellond-Night a 7′ dalla fine. Nell’extra time le australiane restano in 10 per l’espulsione di Kennedy (104′), ma riescono a resistere sino ai calci di rigore. Dagli undici metri Norvegia glaciale con zero errori su cinque, mentre sono due gli errori per le ragazze di Milicic. La squadra del ct Sjogren affronterà ora la vincente di Camerun-Inghilterra.

 

Gli altri ottavi

Inghilterra – Camerun oggi alle 17:30

Francia – Brasile oggi alle 21:00

Spagna – Stati Uniti 24/6 alle 18:00

Svezia – Canada 24/6 alle 21:00

Italia – Cina 25/6 alle 18:00

Olanda – Giappone 25/6 alle 21:00

Primi gironi che si chiudono al Mondiale femminile in Francia. I Gruppi A e B, nelle partite di lunedì, hanno emesso i loro verdetti: le tedesche travolgono 4-0 il Sudafrica nel girone B e volano agli ottavi a punteggio pieno. Staccano il pass per la fase ad eliminazione diretta anche Cina e Spagna, qualificate dopo lo 0-0 nello scontro diretto. In serata vincono anche la Francia (1-0 alla Nigeria e 9 punti nel gruppo A) e la Norvegia, di rigore, contro la Corea del Sud.

GIRONE B: SUDAFRICA-GERMANIA 0-4

14′ Leupolz, 29′ Däbritz, 40′ Popp, 58′ Magull

La Germania chiude a punteggio pieno il proprio girone e vola, dunque, da prima classificata del girone B agli ottavi di finale. Prestazione super quella delle tedesche contro il Sudafrica: poker finale che costringe le avversarie a chiudere l’avventura Mondiale senza neanche un punto. È una distrazione della difesa sudafricana ad agevolare, dopo un quarto d’ora di gioco, il vantaggio della Leupolz, libera di insaccare di testa sul cross dalla bandierina. Un altro clamoroso errore lo compie poi, alla mezz’ora, il portiere che perde palla in uscita bassa e favorisce il raddoppio della Däbritz. Nel primo tempo c’è anche spazio per il tris siglato dalla Popp, sempre di testa, mentre il sigillo finale arriva nella ripresa, con la Magull rapace in area di rigore sulla corta respinta del palo. La Germania sale a 9 punti e accede al prossimo turno.

 

GIRONE B: CINA-SPAGNA 0-0

Si qualificano agli ottavi di finale anche Cina e Spagna, protagonisti di uno 0-0 che vale oro per entrambe. Il pari finale, infatti, trascina le due Nazionali a quota 4 punti: le iberiche passano da seconde, in virtù della migliore differenza reti, mentre le ragazze orientali possono festeggiare per essere tra le migliori terze, grazie a un margine sufficiente rispetto a la classifica prospettata nei gironi E e F. La partita non regala particolari emozioni. La Spagna gioca meglio e comanda il possesso di palla, rendendosi pericolosa in particolare in chiusura di primo tempo, ma né la Caldentey né la Torrecilla riescono a sbloccare nel punteggio. Nei secondi 45 minuti, invece, le due squadre capiscono che un punto a testa può andare più che bene e calano il ritmo, raggiungendo l’obiettivo.

Classifica girone B

GERMANIA: 9 punti (+6)
SPAGNA: 4 punti (+1)
CINA: 4 punti (0)
SUDAFRICA: 0 punti (-7)

 

GIRONE A: NIGERIA-FRANCIA 0-1

79′ Renard

Fa en plein nel proprio raggruppamento anche la Francia, padrona di casa del torneo. Le ragazze della Diacre mettono pressione alle avversarie già nei primi 45 minuti di gioco, ma le nigeriane fanno muro e non concedono nitide occasioni da gol, se non con il tentativo della Henry. La prima vera opportunità, tuttavia, arriva nella seconda frazione di gioco, quando la Majri sfiora il gol sugli sviluppi di un angolo. A un quarto d’ora dal termine arriva la svolta del match: la Ebere stende in area la Diani e concede calcio di rigore. Il fallo, ravvisato dall’arbitro con il Var, costa anche il secondo giallo e l’espulsione alla nigeriana. Dal dischetto si presenta Renard che si fa ipnotizzare dalla Nnadozie. Come già successo in Italia-Giamaica, però, il portiere parte con entrambi i piedi oltre la linea e il penalty viene, dunque, fatto ripetere. Al secondo tentativo, il capitano della Francia non sbaglia e regala il terzo successo. La Nigeria, nonostante il ko, ha possibilità di qualificarsi come terza del girone.

 

GIRONE A: COREA DEL SUD-NORVEGIA 1-2

5′ rig. Hansen (N), 51′ Herlovsen (N), 78′ Yeo (G)

Conquista la qualificazione, infine, anche la Norvegia. Anche in questo caso sono decisivi i tiri dagli 11 metri che permettono alla Nazionale, guidata dalla Sjogren, di battere la Corea del Sud e salire a 6 punti in classifica, al secondo posto nel girone A. È proprio un tiro dal dischetto, infatti, che porta i nordici in vantaggio. Kim intuisce, ma non basta a evitare la rete di Hansen. In avvio di ripresa, le norvegesi guadagnano un altro rigore. Questa volta se ne occupa la Herlovsen: il portiere riesce anche a toccare, ma fallisce di nuovo nel tentativo di neutralizzare. Sotto di due gol, le coreane si svegliano nel finale e dimezzano lo svantaggio con Yeo Min-Ji, ispirata da uno splendido colpo di tacco di Lee-Geum Min. Alla fine vince la Norvegia ed elimina la Corea.

Classifica girone A

FRANCIA: 9 punti (+6)
NORVEGIA: 6 punti (+3)
NIGERIA: 3 punti (-2)
COREA DEL SUD: 0 punti (-7)