Tag

germania 2006

Browsing

Il primo sentimento è la gratitudine, il poter dire “io c’ero”, spettatore coinvolto pur non essendo presente a una partita di calcio o a un Olimpiade. Ma la sensazione arrugginita che lascia la radio è coinvolgente come nessun altro media può fare. Ti stimola a immaginare quello che succede, lo dipingi nella mente giocando con le parole gracchianti del radiocronista.
La radio è stato e sarà uno dei mezzi più incisivi perché è quello meno artificioso: non si possono costruire personaggi, c’è solo tanta spontaneità perché è la voce che deve arrivare. Solamente quella. Diretta, puntuale e colta.

Con Riccardo Cucchi la gratitudine è duplice. Bisogna essere onesti con noi stessi: la radio ha perso appeal nel corso dei decenni, gli affezionati ci sono e ci saranno sempre, ma soprattutto i più giovani, attratti lecitamente, dal web o dalla televisione, non potranno conosce fino in fondo il legame con alcune trasmissioni radiofoniche.
Una di queste è senz’altro “Tutto il calcio minuto per minuto” popolare programma di Rai Radio 1, ideata nel 1959 e dedicata alle radiocronache in diretta del campionato italiano di calcio. Diversi cronisti si alternano tutt’oggi sui campi di Serie A con collegamenti in studio, ritagli quando c’è la Formula1 o altri eventi sportivi in diretta. Tutti sintonizzati alle 15.00, ma prima di sentire le voci dei giornalisti, “Tutto il calcio minuto per minuto” è entrato nelle case degli italiani con questo jingle. “A taste of honey” di Herb Alpert:

Roberto Bortoluzzi, Sandro Ciotti, Enrico Ameri, Alfredo Provenzali, Livio Forma, Bruno Gentili, Tonino Raffa, Ugo Russo e poi ancora, Filippo Corsini, Francesco Repice, Emanuele Dotto e via discorrendo. Una formazione di voci variopinte e immediatamente riconoscibili. Una calorosa famiglia domenicale.
E poi c’è Riccardo Cucchi, voce un po’ nasale, che si collega per le prime volte negli anni ’80 da Campobasso, seguendo la squadra in Serie B.

La sua precisione coinvolge gli italiani, sobria ma anche esaltante: oltre al calcio segue anche canottaggio, scherma e atletica leggera che seguirà nel 1992, alle Olimpiadi di Barcellona. In totale racconterà sei Giochi olimpici e quattro Mondiali di calcio, dopo esser diventato radiocronista della Nazionale italiana nel 1994, al posto di Sandro Ciotti.
Memorabile è il suo racconto di Germania 2006, nel suo ritmo c’è tutto: ansia, agitazione, tensione, gioia. Anche lui dopo, la trasformazione del rigore di Grosso nella finale contro la Francia, esclama quattro volte “Campioni del Mondo” come ha fatto il duo Caressa-Bergomi, ma sembra più genuino e meno imposto. Un urlo liberatorio “reeeeeteeeeeeeee” che si gonfia nei polmoni, brucia la gola, la raschia ed esplode. Berlino rimarrà nei nostri ricordi, lui elogia la vittoria delle facce pulite, di Lippi, del post-calciopoli. «E’ nostra, è nostra», dice guardando il trofeo alzato da Cannavaro. E sì, è davvero nostra :

Il 4 giugno 2014 dallo stadio Renato Curi di Perugia effettua la sua ultima radiocronaca della Nazionale in occasione dell’amichevole contro il Lussemburgo, lasciando dopo vent’anni l’incarico di prima voce degli Azzurri a Francesco Repice. Il 12 febbraio 2017 è l’ultima sua radiocronaca a “Tutto il calcio minuto per minuto”. Inter-Bologna a San Siro chiude la sua lunga e avvincente carriera.

Il sentimento, pensando a Riccardo Cucchi, è la gratitudine per aver vissuto assieme una stagione memorabile di sport.

Il condottiero di una squadra, l’idolo di un’intera Nazione che si è aggrappata alla sua fascia da capitano e ai suoi gol, quelli che, per la prima volta in assoluto, hanno portato l’Ucraina a ottenere l’accesso a un Mondiale di calcio. Tra le tante figurine di Germania 2006 c’è anche quella di Andriy Shevchenko, viso pulito e sguardo determinato che i tifosi rossoneri ricorderanno per quel frame prima del calcio di rigore decisivo nella finale di Champions League del 2003 contro la Juventus. Gli stessi tifosi rimasti delusi, nell’estate di tre anni più tardi, quando lo zar venuto dall’Est decide di allontanarsi dal Milan per sbarcare a Londra, sponda Chelsea di Mourinho e Abramovich.

Proprio all’Old Trafford di Manchester, durante i festeggiamenti per la vittoria della coppa dalle grandi orecchie, Andriy correva sul rettangolo verde, impugnando e mostrando a tutti la bandiera azzurra e gialla dell’Ucrania: per un Paese nato dalla dissoluzione dell’Urss poco più di 10 anni prima è l’unica possibilità per apparire sul grande palcoscenico del calcio. Ma l’usignolo di Kiev, all’apice della sua carriera e in stato di grazia, va oltre: i successi con il Milan, il Pallone d’oro conquistato nel 2004 e le tante aspettative per una cessione traumatica e costosa, non distraggono e destabilizzano il ragazzo nato a Dvirkivschyna, ex Unione sovietica, da quello che è il momento storico-sportivo che lui e il suo popolo sognavano dall’indipendenza.

sheva-champions-league

Dopo aver ottenuto sorprendentemente il primo posto nel girone 2 di qualificazione per l’accesso a Germania 2006 (chiuso con una sola sconfitta e vincendo, tra l’altr, per 3-0 sul campo della Turchia, seconda, con doppietta di Sheva), l’Ucraina allenata da Oleh Blochin strappa il pass per volare in Germania. Assieme all’ex attaccante del Milan, la formazione è di tutto rispetto: dal portiere storico Shovkovskiy, al difensore Nesmachniy, passando per il centrocampista Tymoshchuk fino ad arrivare ai solidi attaccanti Voronin e Rebrov.

E’ a Lispia che l’Ucraina fa il suo esordio nel Mondiale del 2006: il 14 giugno ad attenderla c’è la Spagna, in un girone H abbordabile con Tunisia e Arabia Saudita. Contro le “Furie rosse”, Sheva e compagnia escono sconfitti per 4-0; nessun dramma perché riescono subito a risollevarsi sconfiggendo i sauditi con lo stesso punteggio della gara d’esordio (l’attaccante ex Milan segna la rete del momentaneo 3-0) e la Tunisia per 1-0, grazie alla realizzazione su calcio di rigore sempre del numero 7. La sua freddezza dal dischetto si scioglie, però, agli ottavi, nel match contro la Svizzera: terminati i tempi regolamentari e supplementari sullo 0-0, è la lotteria dagli 11 metri a sentenziare chi va avanti e chi torna a casa. Sheva sbaglia il primo tiro per l’Ucraina, ma gli elvetici fanno peggio calciando malamente tutti i tiri a disposizione. L’Ucraina accede, così, ai quarti di finale dove incontra l’Italia che si impone con un secco 3-0: per Shevchenko, contro i suoi ex compagni Pirlo e Gattuso, è il capolinea dell’avventura in terra tedesca.

Sono, dunque, due le reti in un Mondiale per Andriy: con la nazionale maggiore, il cui esordio risale nel 1995 a 18 anni, totalizzerà 111 presenze e 48 gol. Ritiratosi nell’estate del 2012, è ritornato in nazionale prima come assistente di Mykhailo Fomenko, poi, da luglio 2016, come commissario tecnico, subentrando proprio al posto di Fomenko dopo il negativo Europeo in Francia.