Sia ben chiaro che la regola numero uno del calcio è che è uno sport di squadra e anche in questa edizione francese dei Mondiali femminili lo si è visto: chi è arrivato fino in fondo al torneo, chi avrà la possibilità di giocarsi la finale è perché ha funzionato come unità coesa. Ma certamente anche nelle macchine ben più oleate c’è un ingranaggio più importante degli altri, quello del primo movimento, quello che dà l’impulso ad avviare la macchina stessa. Anche tra Inghilterra, Stati Uniti, Olanda e Svezia c’è chi, a livello individuale, è più indispensabile delle altre. Ecco chi potrebbe decidere le due semifinali (Inghilterra-Stati Uniti in programma martedì 2 luglio alle 21.00 e Olanda-Svezia, mercoledì 3 luglio alla stessa ora):
Lucy Bronze

E’ considerata il più forte terzino al mondo e a giudicare il suo torneo, non c’è che da dare ragione: giocatrice d’acciaio, energica sia in fase di spinta che in fase di non possesso. Può sparare cannonate, ma anche in grado di contenere le avversarie, Bronze domina la fascia di destra. Gode della fiducia di tutta la squadra, il difensore del Lione è in ottime condizioni fisiche ed è scattante su entrambe le distanze, brevi e lunghe, nonostante i tre interventi al ginocchio negli ultimi due anni. Leader che alza la voce, carismatica e contagiosa, è la proiezione in campo del ct Phil Neville. Per l’Inghilterra è preziosa;

Julie Ertz

Mentre tutti ammiriamo la pericolosità là davanti di Rapinoe, Morgan ed Heath, Julie Ertz è l’unica giocatrice indispensabile per la Nazionale statunitense. Abbiamo osato troppo? Lei è la spina dorsale della squadra, la colla che tiene tutto assieme e quando non c’è, la sua assenza è pesantissima. Ertz è la giocatrice chiave di questo squadrone sia a livello offensivo che difensivo, proponendosi in ogni singolo secondo del match, fino al triplice fischio finale. Nella scorsa Coppa del Mondo vinta nel 2015, l’americana ha giocato come difensore centrale, oggi domina a centrocampo, in un ruolo in cui eccelle. Etica e professionale negli allenamenti, Ertz dimostra ancora grinta e fisico, due qualità essenziali per tenere saldi i fili degli Stati Uniti d’America;

Jackie Groenen

Ha 24 anni ed è un ex-judoka. Tanto basterebbe per presentare Jackie Groene, una tipa che non si è mai nascosta quando c’è da battagliare a centrocampo. Vale il detto “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”: alterna partite ottime a prestazioni meno buone, è il solo aspetto che ci dà conferma del suo essere un’umana. Groenen, sempre sorridente, non tradisce mai ansia o preoccupazioni: è assolutamente indispensabile per questa Oranjeleeuwinnen;

Caroline Seger

Il capitano della Svezia è anche il motore della squadra. Lei sa essere risolutrice e come un pompiere chiamato per un’emergenza è pronto a domare l’incendio. Seger ha anche un preziosa capacità, dettare il ritmo del gioco, abbassando o alzando i giro a secondo dei momenti differenti della partita. Quasi 15 anni con la Nazionale e tre Coppe del Mondo, con la sua esperienza aiuta le sue compagne di squadra, dando l’esempio e usando le parole nella maniera più appropriata. La Svezia ha diverse atlete di talento, lei è in cima.
