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Quando è stato acquistato quest’estate dalla Fiorentina, in molti hanno digitato il suo nome su google. Perché Alban Lafont era, ai più, un oggetto misterioso. Neanche ventenne, semisconosciuto portiere del Tolosa, originario del Burkina Faso ma poi sbarcato in Francia da piccolo. Eppure in Ligue 1 ha esordito nel 2015 ha soli 16 anni. Un anno più tardi è stato inserito dal Guardian tra i migliori 60 calciatori nati nel 1999. Qualità che hanno convinto i dirigenti della Fiorentina ha investire su di lui per il posto da portiere. Fiducia a tratti ripagata, a tratti mal riposta.

Statistiche alla mano Lafont ha una delle medie voto più basse tra i portieri titolari in A. Il suo 5,92 lo fa precipitare nelle retrovie al pari dell’empolese Provedel. I fanta allenatori che avevano puntato su di lui si stanno un po’ mangiando le mani. La difesa gigliata ha fin qui subito 24 reti in 32 partite. Ben tre sono arrivate dalla sfida con il Chievo che ha uno dei peggiori attacchi del campionato (17 gol all’attivo). E dire che poteva andare anche peggio se l’arbitro Chiffi non avesse annullato il gol di Giaccherini propiziato da un passaggio sciagurato proprio di Lafont.


Il portierino francese si è poi riscattato neutralizzando il secondo rigore di Pellissier che poteva portare le squadre sul 3-3. Lafont ha battezzato lo stesso angolo scelto dall’attaccante clivense nel penalty precedente, riuscendo questa volta a intercettare il pallone. Certo, come dimostrano i suoi voti, l’ex Tolosa non è propriamente quell’estremo difensore che trasmette sicurezza alla difesa (e a chi puntato su di lui al fantacalcio). Per questo in molti sono pronti a studiare le contromosse del caso in vista dell’asta di riparazione.


Il mercato tuttavia non offre molto. L’occasione più ghiotta potrebbe arrivare dalla Spal con Viviano. Un ex viola, tra l’altro, chiamato per la sua esperienza tra i pali degli estensi. In casa Genoa, invece, prestazioni altalenanti anche per un altro portiere talentino, quel Radu titolare dell’under 21 rumena. Un ulteriore rischio potrebbe essere pescare in casa Empoli. Provedel, come detto, non entusiasma. A contendergli il posto c’è quel Dragowski finito al “Castellani” dopo aver fatto il vice proprio di Lafont a Firenze.

 

Ventunesima giornata di Serie A, seconda del girone di ritorno, partita già con i tre anticipi del sabato e che continua oggi con diversi match interessanti.

Nell’anticipo delle 12.30 si sfidano Chievo Verona – Fiorentina. Al Bentegodi ci sono i clivensi, sconfitti dalla Juve nell’ultima uscita a Torino e fanalino di coda della Serie A, e c’è la Viola che, invece, arriva da uno scoppiettante 3-3 contro la Sampdoria con un super Muriel. La vittoria dei toscani non è poi così scontata dato che la cura Di Carlo comunque qualche miglioramento lo ha portato.

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Sergio Pellissier, il giocatore più prolifico della storia del Chievo

Alle 15 c’è un piacevole derby tra Parma – Spal. La differenza di dieci punti in classifica porta a pensare a una convincente vittoria per i ducali. I ferraresi arrivano dal pareggio in trasferta col Bologna e hanno bisogno di punti per allontanarsi dalla zona calda. Possibile che entrambi segnino e magari anche con parecchi gol.

Stessa idea anche per Atalanta – Roma. I bergamaschi sono in una forma strabiliante e i giallorossi, nonostante siano in ripresa grazie alla vittoria contro il Torino, hanno sempre sofferto contro i nerazzurri. Scoppiettante pareggio? O più cauti con una doppia chance?

Il Bologna di Inzaghi che ospita il Frosinone ha il dovere di vincere contro i ciociari. Facile vittoria per i rossoblu.

Alle 18 c’è Torino – Inter. I nerazzurri non possono perdere altri punti così come i granata. Partita tosta, ma con buone possibilità di vittoria per gli uomini di mister Spalletti, magari con poche reti.

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Il capitano granata, Andrea Belotti

Quando gioca la Juventus, anche se va a Roma contro la Lazio, difficilmente la si da per sconfitta, noi consigliamo un più cauto gol.

Sarà per la fisiognomica facciale, sarà per la progressione palla al piede, sarà per quella tendenza al chilo di troppo. Ma il paragone, ingombrante, con Ronaldo il fenomeno accompagna Luis Muriel sin dagli inizi della sua carriera. Perciò non sorprende che i due super gol all’esordio con la Fiorentina abbiano ricordato le prodezze del brasiliano. L’attaccante viola ha fulminato la sua ex Sampdoria, contribuendo con Quagliarella al pirotecnico 3-3 del “Franchi”.

Già dai primi tempi in Italia con il Lecce, stagione 2011-2012, il parallelo tra il colombiano e il fuoriclasse carioca è stato subito spontaneo. Il problema, per Muriel, è che le aspettative sono state troppo elevate per il talento classe 1991

Il paragone con Ronaldo? Mi ha accompagnato molto in carriera, spero di sentirlo ogni domenica

Il secondo gol di Muriel con la Fiorentina

Il secondo gol, in particolare, ha impressionato. Al 70’ Muriel è partito dalla sua metà campo,  anticipa l’avversario con un colpo di tacco, tunnel al raddoppio di marcatura blucerchiata e poi via in campo aperto. Sessanta metri palla al piede in pieno stile fenomeno brasiliano. Poi il piazzato che supera Audero e riporta la Fiorentina in vantaggio prima del blitz di Quagliarella. Un gol che a molti ha ricordato le falcate coast coast di Ronaldo negli anni ’90.

 

Lo stesso Federico Chiesa, figlio di quell’Enrico che ha più volte sfidato Luis Nazario da Lima, è rimasto sbalordito.  Quando ha raggiunto Muriel per abbracciarlo dopo il gol ha esclamato: “Ma che gol hai fatto?”. Gongola Stefano Pioli, che immagina per la sua squadra una scalata vincente alla qualificazione in Europa League.Primo gol di Muriel con la Fiorentina

Allo stesso Pantaleo Corvino, direttore generale della Fiorentina, il colombiano pare avesse promesso una doppietta all’esordio. Detto fatto. Il paragone, se fai un gol del genere in maglia viola in serie A, è con un altro fenomeno. Con il codino e che ha iniziato la sua carriera da fuoriclasse a Firenze. Roberto Baggio e quel gol al Napoli. Ma forse stiamo esagerando e Muriel è solo un potenziale campione fermatosi prima di spiccare il volo.

 

In Italia ha fatto parlare di sé, prima di tutto, per la difficoltà nel pronunciare il suo cognome e poi anche per qualche apparizione con la maglia della Fiorentina nella stagione 2015/16.

Il polacco Jakub Błaszczykowski, però, è un idolo in patria oltre ad aver vinto tanto con la maglia del Borussia Dortmund. Cresciuto e lanciato dal Wisła Cracovia, l’esterno ha rescisso col Wolfsburg per tornare proprio dove tutto è iniziato.

Kuba ha preso una decisione di cuore. Il club polacco versa in una grave crisi economica: ha difficoltà nel pagare gli stipendi, tanto da rischiare addirittura l’esclusione dal campionato e la retrocessione in terza serie.
Davvero una brutta situazione dato soprattutto dal prestigio e dalla storia della squadra cracoviana, che conta tredici titoli nazionali, quattro coppe nazioni e una Supercoppa polacca.

Błaszczykowski ha scelto di mettere da parte la questione economica. Ha lasciato la Bundesliga e il Wolfsburg, in cui non trovava molto spazio, e si è accasato al Wisła senza percepire stipendio. Non solo, il 33enne presterà un milione di euro al club insieme ad altri due soci. Tuttavia non è la prima volta che l’esterno ha aiutato il club, in passato ha già offerto 300mila euro per rimpolpare le casse del club.

Dal punto di vista della classifica i biancostellati sono in una buona posizione tanto da giocarsi un posto utile per i playoff scudetto.

A complimentarsi della bellissima scelta il Dortmund, squadra con cui ha giocato oltre 250 partite

 

Questa notizia ha piacevolmente sorpreso anche la Polonia. Per i biancorossi Kuba è un istituzione: con 105 presenze è il calciatore con più gettoni con la nazionale.

Per caratteristiche e movimenti in molti lo paragonano all’egiziano Momo Salah, ma lui si sente semplicemente Musa Al Taamari.

Classe ’97, l’esterno offensivo della Giordania sta ben figurando in questa prima parte di Coppa d’Asia 2019 che si sta tenendo negli Emirati Arabi Uniti. La sua nazionale è a punteggio pieno dopo le prime due partite della fase a girone della competizione.

Dopo aver battuto a sorpresa l’Australia, i giordani hanno sconfitto per 2-0 anche la Siria. Sugli scudi proprio il talento di proprietà dell’Apoel Nicosia grazie a un gol e un assist contro i siriani e un altro passaggio vincente nel match del debutto contro i Socceroos.

Il dribbling e la velocità sono le armi in più del 21enne, il quale sogna il salto di qualità. In passato è stato cercato da diverse squadre europee, tra cui anche il Cagliari del patron Giulini, nella partita contro la nazionale siriana pare siano stati presenti diversi osservatori, anche quelli della Fiorentina.

Un osservatore dei viola è venuto a vedermi contro la Siria nella partita che abbiamo giocato negli Emirati Arabi. C’erano diverse squadre a seguirmi, ma la Fiorentina era il club più importante.

Un futuro dunque in Italia. Beh non è da escludere dato che la viola è sempre alla ricerca di nuovi talenti e non sarebbe la prima volta perPantaleo Corvino che in Italia ne ha portati di calciatori dell’est.
In passato, quando era al Lecce, due come Bojinov e Vucinic, ma anche nella sua prima esperienza in viola con Jovetic, Ljajic e Nastasic. Ora, ivnece, spicca su tutti il nome del difensore Milenkovic.

Se ciò dovesse accadere, Al Taamari sarà il primo calciatore giordano in Serie A. Il valore di mercato attuale non è altissimo però, quasi sicuramente, grazie alle buonissime prestazioni nel torneo continentale asiatico il prezzo potrà lievitare in maniera sostanziale. Proprio per questo il direttore tecnico Corvino dovrà decidere in fretta.

I ciprioti dell’Apoel Nicosia lo hanno acquistato durante lo scorso mercato estivo, prelevandolo dai giordani del Shabab Al-Ordon che lo aveva girato in prestito anche ai più blasonati dell’Al-Jazeera di Amman.

Quest’anno ha trovato quella continuità che gli hanno permesso di essere notato. Con l’Apoel ha giocato 11 partite in campionato, segnando 7 reti, oltre a sei partite di qualificazione all’Europa League (con un assist) e due di qualificazione alla Champions League.

Con la sua nazionale ha disputato 21 partite, in cui ha messo a segno 4 reti, una proprio contro la Siria e un’altra il 28 dicembre scorso contro la Cina in un match d’amichevole prima della Coppa d’Asia.

L’eterna promessa chiamata a una nuova possibilità di rilancio. Quando Luis Muriel anni fa esplose a Lecce qualcuno si lanciò in un paragone blasfemo. Per caratteristiche fisiche e tecniche (e per il rapporto con la bilancia) ad alcuni ricordava nientemeno che Ronaldo, il fenomeno. Accostamento azzardato che, tuttavia, ben sintetizzava le potenzialità del colombiano classe ’91. Dopo un anno e mezzo a Siviglia, Muriel torna in Italia, acquistato dalla Fiorentina in prestito con diritto di riscatto.


Il primo colpo di calciomercato invernale è quindi della Viola che ha bruciato l’interesse molto forte del Milan. L’attaccante ha scelto Firenze per rilanciarsi, ben consapevole della forte concorrenza alla corte di Pioli. Simeone, Chiesa e un Pjaca che, come il neoarrivato, confida in un rilancio dopo il grave infortunio di due anni fa. Portato in Italia dall’Udinese, Muriel ha vestito anche le maglie di Lecce e Sampdoria in serie A. Le sue presenze totali sono state, finora, 165 con 43 gol. Muriel si mette in mostra in Puglia tra il 2011 e il 2012 assieme a un altro colombiano talentuoso, Juan Cuadrado.

Tre anni in Friuli fino al 2015 lo consacrano tra i migliori talenti della A. Nell’Udinese forma una micidiale coppia d’attacco con Antonio Di Natale. Ed è proprio nel mercato di gennaio che si trasferisce, nel 2015, alla Sampdoria. In blucerchiato il colombiano trascorre due stagioni, mettendosi in mostra con alcuni gol non banali. Vedere per esempio il meraviglioso sigillo all’Olimpico contro la Roma nel match perso 2-3.

Muriel conclude l’esperienza con la Doria rendendosi protagonista di un’esultanza non proprio ortodossa contro la sua ex Udinese. Nell’estate 2017 si trasferisce in Spagna a Siviglia, dove vive un anno e mezzo tra luci e ombre. Sono tredici le marcature in 65 presenze, spesso non da titolare. Bottino troppo magro per chi era paragonato a Ronaldo e cerca riscossa nella città degli Uffizi.

La sua ultima partita risale a sette mesi fa, il 13 maggio. Riccardo Montolivo era entrato al posto di Lucas Biglia, facendosi poi espellere al 75’. Si giocava Atalanta Milan a Bergamo, lì dove il centrocampista ha iniziato la sua carriera nelle giovanili e in prima squadra. Ora il numero 18 rossonero potrebbe tornare a respirare l’odore del campo contro un’altra sua ex squadra, la Fiorentina. L’emergenza a centrocampo costringe Gattuso a rimescolare le carte. I soli disponibili sono Josè Mauri, Bertolacci, Halilovic e proprio Montolivo. Finito nel dimenticatoio per questioni fisiche (e di contratto), l’ex azzurro ora potrebbe giocarsi le sue nuove chance contro i viola.

Montolivo ai tempi della Fiorentina

Io non ho nulla contro Montolivo, io faccio solo le mie scelte. In questo momento vedo giocatori più avanti di lui e quindi faccio giocare loro.

Le parole di Gattuso smentiscono qualsiasi attrito tra i due. Nel mezzo, Biglia e Bonaventura sono gli infortunati di lungo corso. Kessie e Bakayoko gli squalificati dopo il pari incolore di Bologna. Il tecnico è alla ricerca di nuove strategie tattiche per difendere il prezioso quarto posto. L’alternativa al cervello di Biglia sarebbe in casa, anche se messo in naftalina. Montolivo, in scadenza di contratto l’anno prossimo, è al Milan dal 2012. Con i rossoneri ha disputato 158 partite con 10 gol. Arriva in rossonero l’estate in cui lasciano i senatori (Seedorf, Inzaghi, Nesta e proprio Gattuso). Diventa presto capitano, ma non entra mai nel cuore dei tifosi. Un po’ per i paragoni ingombranti con Pirlo, un po’ per i problemi fisici che lo attanagliano, un po’ per quell’indolenza che i suoi critici gli rimproverano.

Montolivo solleva con Abate la Supercoppa vinta a Doha

Con il Milan vince una Supercoppa a Doha contro la Juventus nel 2016. Finito ai margini della squadra, dopo aver rifiutato la cessione la scorsa estate, Montolivo non è mai finora sceso in campo. E’ solo andato in panchina nel match di Udine un mese fa. Ora potrebbe capitargli l’occasione della stagione. Il prossimo 18 gennaio compirà 34 anni. Non è mai stato l’erede di Pirlo, né il trascinatore delle folle in grado di cambiare da solo l’inerzia delle gare. Ma nella mediocrità attuale del centrocampo rossonero, complici le numerose assenze, meriterebbe quantomeno di giocarsi anche solo una possibilità. Ancora contro una sua ex, quella Fiorentina in cui ha giocato 7 anni, dal 2005 al 2012.

Il Napoli non dovrà camminare da solo, ma in compagnia di altre quindici squadre per giocarsi gli ottavi di Champions League. La speranza di qualificazione corre dal Vesuvio al Mersey Side. A Liverpool gli uomini di Ancelotti cercano il pass per la fase a eliminazione a diretta. Da primi di un girone con i reds e il Paris Saint Germain. Un risultato clamoroso viste le previsioni della vigilia che davano per spacciata la squadra di De Laurentiis. Invece gli azzurri hanno fin qui giocato una Champions da protagonisti, con addirittura due rimpianti. Il pari a Belgrado contro la Stella Rossa e il gol nel recupero di Di Maria a Parigi per il 2-2 finale.

Il gol di Insigne nel finale ha deciso la gara di andata

Cosa deve fare il Napoli per passare – Basterebbe non perdere, elementare Watson. E anche con un ko il Napoli potrebbe comunque passare. Ecco le combinazioni:

  • il Napoli vince. Ancelotti va agli ottavi da primo del girone, senza aspettare il risultato del Psg a Belgrado contro la Stella Rossa;
  • il Napoli pareggia. Si qualifica agli ottavi come primo (se il Psg non vince) o come secondo (se il Psg vince);
  • il Napoli perde con un gol di scarto. Gli azzurri passerebbero se segnano almeno un gol (2-1, 3-2, 4-3 etc) e il Psg vince o perde contro la Stella Rossa. Se il Psg pareggia in questa situazione, Hamsik e compagni devono segnare almeno tre gol;
  • il Napoli perde 1-0 o con più di un gol di scarto (2-0, 3-0, 3-1, 4-1 etc) e il Psg perde contro la Stella Rossa.

 

Le precedenti vittorie delle italiane – Sono quattro le vittorie delle squadre italiane nel tempio di Anfield Road.

Liverpool Genoa 1-2. 18 marzo 1992, quarti di finale di Coppa Uefa, gara di ritorno. Dopo il 2-0 dell’andata, gli uomini di Bagnoli passano anche ad Anfield. Una doppietta del Pato Aguilera regala la semifinale ai grifoni, nulla può il temporaneo pareggio di Rush.

                     

Liverpool Roma 0-1. 22 febbraio 2001, ottavi di finale di Coppa Uefa, gara di ritorno. Nell’anno dello scudetto la Roma di Capello va a Liverpool per provare la rimonta dopo lo 0-2 dell’andata. Giallorossi avanti con Guigou, poi accadono due fatti inspiegabili: l’arbitro Garcia Aranda prima assegna un rigore per la Roma, poi lo tramuta in calcio d’angolo; Damiano Tommasi viene espulso. In mezzo un rigore parato da Antonioli a Owen. I giallorossi escono, il Liverpool vincerà poi la coppa.

Liverpool Fiorentina 1-2. 9 dicembre 2009, fase a gironi Champions League. La Fiorentina di Prandelli, già qualificata agli ottavi, trionfa ad Anfield e vince il girone E. Jorgensen e Gilardino nel finale ribaltano il vantaggio di Benayoun.

Liverpool Udinese 2-3. 4 ottobre 2012, fase a gironi Europa League. L’Udinese di Guidolin espugna Anfield con Di Natale, un’autorete di Coates e Pasquale che trafiggono Reina. Vano è il gol di Suarez. Sarà l’unica vittoria dei bianconeri friulani nel girone, poi concluso all’ultimo posto.

Il cambio allenatore in casa Genoa era nell’aria, certo però era difficile pensarlo al termine di una gara di Coppa Italia contro una squadra di Serie C.

Il presidente Enrico Preziosi ha deciso di sollevare dall’incarico il tecnico Juric, che a sua volta era subentrato a Ballardini, per chiamare Cesare Prandelli.

L’ex commissario tecnico, dunque, torna in Italia dopo alcune poco felici esperienze all’estero al Galatasaray, Valencia e Al-Nasr Dubai. Domenica gli aspetta un’importante sfida in casa contro la Spal, il lavoro da fare è soprattutto mentale.

Per il 61enne allenatore bresciano una nuova avventura per rilanciarsi in Serie A. Sono passati otto anni dall’ultima volta, quando ha lasciato Firenze per sposare il progetto della Federcalcio italiana, partecipando all’ottimo Europeo 2012 e alla disastrosa apparizione al Mondiale in Brasile nel 2014.

Dal gennaio scorso è rimasto senza squadra dopo l’esonero dall’Al-Nasr ed era in attesa  di una chiamata proprio da una società italiana. La telefonata è arrivata ed è giunta da un club storico con un presidente non molto paziente con i propri allenatori, com’è Enrico Preziosi.

Ho sbagliato a richiamare Juric, ma ero convinto che stavolta potesse finire bene. È stato sfortunato e ha commesso degli errori: non si poteva andare avanti.

LA CRESCITA, DAL VENEZIA IN B ALLA FIORENTINA IN CHAMPIONS

Prandelli non ha certo paura del presidente Preziosi, in passato ha lavorato per un altro mangiallenatori come Maurizio Zamparini ai tempi del Venezia in Serie B e in A.

Proprio con i lagunari si fa notare nel calcio che conta. Chiamato a Parma, guida per due anni i ducali, ottenendo due ottimi quinti posti, chiudendo l’era di Callisto Tanzi presidente.

Dato il bel gioco e il buon carattere, è la Roma dei Sensi che lo chiama per guidare il progetto giallorosso. Purtroppo, però, il tutto si ferma ancora prima d’iniziare: la moglie di Prandelli è gravemente malata e il tecnico decide di lasciare l’incarico per stare vicino alla sua famiglia.

Prandelli Fiorentina
Cesare Prandelli ai tempi della Fiorentina

La stagione successiva sposa il piano della Fiorentina. Con la Viola è subito amore. A Firenze è amato da tifosi, calciatori e proprietà. Sono tante le buone stagioni in Serie A, nonostante lo scandalo Calciopoli. Riesce anche a strappare una qualificazione alla Champions League. Al Franchi si respira profumo d’Europa come non capitava dall’era del presidente Cecchi Gori e del goleador Batistuta.

Nella stagione 2009/10 la Fiorentina si qualifica agli ottavi di Champions, dopo aver superato la fase a gironi da prima classificata a 15 punti, battendo due volte il Liverpool. Agli ottavi la Fiorentina viene eliminata, non con poche polemiche, dal Bayern Monaco per via della regola dei gol fuori casa.

LA NAZIONALE

Il picco e il baratro della sua carriera, però, arriva con la nazionale azzurra. Nel 2012, contro qualsiasi pronostico, riesce a guidare Balotelli e compagni fino alla finale dell’Europeo 2012 persa a favore della Spagna.
Il flop, invece, arriva due anni dopo al Mondiale brasiliano. Gli azzurri non riescono a passare i gironi di qualificazione, perdendo con Costa Rica e Uruguay.

L’ESTERO

Le esperienze estere non sono state positive, prima i turchi del Galatasaray e gli spagnoli del Valencia e poi gli arabi dell’Al-Nasr lo esonerano dopo brevi periodi ricchi di molti bassi e pochi alti.

Storicamente Fiorentina – Juventus è una partita fuori dal comune. Le tifoserie certamente non si amano e la Juventus non sempre ha avuto vita facile allo stadio Franchi.

Un contrasto calcistico marcato dal trasferimento di calciatori importanti da Firenze direzione Torino, sin dai tempi di Baggio fino all’ultimo Bernardeschi.

Il percorso inverso l’ha, invece, fatto Marko Pjaca. Il croato però ha poco brillato finora e non ha ancora dimostrato il suo valore. A dire il vero è tutto l’attacco viola, a parte Federico Chiesa, che stenta a decollare. I tifosi della Fiorentina, infatti, stanno aspettando ancora il buon Giovanni Simeone.

L’attaccante argentino è fermo ancora a due reti in campionato ed è a secco da oramai troppe partite. La partita contro la Juve potrebbe essere quella del gradito ritorno al gol. Nel destino del Cholito, nel bene e nel male, c’è la Juventus.

In passato proprio il numero 9 della Fiorentina ha sia castigato con una tripletta la Vecchia Signora quando era attaccante del Genoa, che offerto lo scudetto grazie alla sonora vittoria contro il Napoli di Sarri la scorsa stagione al Franchi, sempre con una tripletta.

Contesti  completamente differenti per le squadre avversarie, stessa reazione per Simeone che in tutte queste reti ha regalato gioia a squadre e tifosi.

Ora con la Viola qualcosa sembra essersi rotto anche se con la nazionale argentina la spinta offensiva l’ha dimostrata offrendo l’assist per il primo gol di Paulo Dybala contro il Messico in amichevole. Ancora il fattore bianconero che incrocia il figlio del tecnico dell’Atletico Madrid. Sgroppata di 50 metri e passaggio perfetto per la rete della Joya.

Alle 18, la curva Fiesole proverà a dare la spinta giusta agli uomini di mister Pioli e magari sarà proprio il Cholito a regalare qualche gioia e soddisfazione ai tifosi.

Alla Juventus ha fatto già del male e cercherà di farlo ancora.