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Un centravanti come lui oggi non avrebbe prezzo e segnerebbe almeno un goal a partita 

Questo dice ancora oggi di lui Giampiero Boniperti, ex compagno di squadra e amico che, assieme a Charles e al “Cabezon” Omar Sivori formò il cosiddetto Trio Magico, uno dei tandem d’attacco più prolifici nella storia del calcio italiano, paragonabile alla mitica Gre-No-Li (Gren – Nordhal – Liedholm) di matrice scandinavo – rossonera.

Senza dubbio Charles lasciò un segno indelebile nella storia juventina grazie alla sua prolificità, figlia di uno stacco imperioso e di un senso del gol da vero fuoriclasse ma ciò che più è rimasto impresso nella critica e che viene tramandato da chi ha avuto la fortuna di conoscere da vicino il colosso gallese fu senza dubbio la sua pacatezza, il suo essere moderato, doti che gli valsero l’etichetta, universalmente riconosciuta, di “Gigante Buono”.

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La vita e i successi

Charles nacque il 27 dicembre del 1931 a Swansea, città costiera nel sud del Galles, da una famiglia di umile estrazione ( i genitori erano minatori) e, solo sedicenne, venne ingaggiato dal Leeds United, dove alternò, per via della sua imponente mole, il ruolo di attaccante a quello di difensore centrale.

Nei “Peacocks” rimane ben nove stagioni con un bottino di 150 reti in 297 presenze. Un vizio, quello del goal, che non perse neppure in Italia: chiuse il suo lustro con la Vecchia Signora con 178 presenze e 105 goal in tutte le competizioni riportandosi oltremanica nel suo carniere una Coppa Italia nel 1958-‘59, l’accoppiata fenomenale Scudetto – Coppa Italia nel 1959-‘60 e un altro Campionato (1960-‘61) e senza mai essere ammonito o espulso. Un’incredibile costanza di successi frutto dell’affiatamento e della perfetta combinazione di stili di gioco totalmente diversi che garantiva il Trio Magico.

Impossibile, perlomeno su 2/3 del trio, non fare un parallelismo con la Juventus di oggi dove, al netto del carattere meno fumantino, Dybala richiama agli occhi la genialità mancina di Sivori e Higuain, con le dovute differenze, la strapotere fisico di Charles. La differenza al più sta nel terzo tassello della “triade”: tra Mandzukic e Boniperti difficile trovare legami ma forse proprio loro rappresentano l’emblema delle discrepanze tra il calcio romantico di allora e il calcio fisico di oggi.

Dal canto suo, “King John” era un autentico Bulldozer, quasi impossibile da arrestare palla al piede nonostante i calci e gli strattoni. D’altronde, la sua imponenza fisica fece sì che, in gioventù, Charles si cimentasse addirittura nell’attività di pugile, peraltro, con buoni risultati. Salito sul ring per un anno, infatti, il bilancio fu notevole: 10 vittorie in altrettanti incontri. Ottimo ruolino, non c’è che dire, ma la boxe non era lo sport adatto ad un uomo così pacato e gentile e rimase, quindi, una strana e folkloristica parentesi nella vita del gallese.

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Ma non vogliamo concentrarci troppo sulle sue imprese sportive, già note al grande pubblico. Ciò che preme è evidenziare il suo lato umano, la sua indole cordiale ma timida.

Gigante Buono dicevamo. Non sono parole di circostanza perché il centravanti gallese ha spesso dimostrato in campo la sua indole docile e generosa. Giusto per rendere l’idea del personaggio, sono passati alla storia alcuni gesti che, nel calcio di oggi, potremmo definire anacronistici.

Due esempi sui tutti: in uno dei tanti Derby d’Italia tra Juventus ed Inter. John, scattando verso la porta difesa da Matteucci, colpì con una gomitata, involontariamente nel tentativo di divincolarsi, un avversario, ma l’arbitro lasciò correre. La punta avrebbe avuto l’opportunità di andarsene indisturbato, ma si fermò per andare a sincerarsi delle condizioni del collega stramazzato al suolo.

E ancora: Juventus – Sampdoria, l’arbitro Grignani spedì fuori dal campo Sivori (ecco, non proprio il clone dell’ariete britannico) per un bruttissimo intervento. L’argentino si scagliò contro il direttore di gara per farsi giustizia da solo ma Charles, con una facilità disarmante lo afferrò, gli rifilò uno schiaffo e lo allontanò evitandogli una squalifica più pesante di quella che poi gli sarebbe stata inflitta.

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Il declino

Dopo il calo di prestazioni, legato soprattutto ad un intervento al ginocchio, tornò al Leeds, ma solo per qualche mese perché nel 1962 venne ingaggiato dalla Roma.

Ben presto, però, nella Capitale ci si rese conto che la parabola discendente di King John era ormai incontrovertibile e i soli 4 goal in stagione ne furono impietosa conferma nonché viatico per il definitivo ritorno in Gran Bretagna, dove chiuse la carriera in squadre di secondo piano, quali Cardiff City ed Hereford United.

Il declino calcistico, purtroppo, corrispose al declino personale perché, svestiti i panni del bomber, Charles faticò a trovare la propria dimensione di uomo; divorziò dalla moglie, divenne diventò schiavo dell’alcol e, da persona poco loquace quale era, si rinchiuse in casa lontano da amici e parenti.

Addirittura, nel 1988 venne arrestato a causa di debiti e problemi col fisco. Continui problemi di salute lo debilitarono senza pausa, fino alla triste e definitiva dipartita, a soli 72 anni, il 21 febbraio 2004. Nel 2005, per celebrare il proprio 50° anniversario, l’UEFA invitò ogni federazione nazionale affiliata, ad indicare il proprio miglior giocatore dell’ultimo mezzo secolo. La scelta dei gallesi ricadde su Charles, designato quindi Golden Player dalla FAW. Magra consolazione.

Resta comunque il ricordo, vivo in chi l’ha vissuto direttamente e anche in chi l’ha sentito tramandare, di un calciatore formidabile e di un uomo distinto, onesto e semplice, che non verrà dimenticato.

John Charles, centravanti moderno, uomo d’altri tempi.

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Galeotto fu il ditino che scorreva la timeline di instagram. Una trappola in cui è caduto Roberto Soriano, centrocampista del Torino, e che gli è costata caro. Chiunque frequenti il foto-social network sa bene qual è il rischio in cui si può incorrere per qualche cuoricino lasciato qua e là. Basta un attimo e un doppio tocco con il dito su una foto può anche mettere fine a una relazione amorosa, se il tuo lei/lui è colto da gelosia sfrenata. In questo caso la moglie è il Torino e l’amante è la fidanzata d’Italia, la Juventus.

Il like di Soriano al post di Ronaldo

Sabato 15 dicembre i bianconeri vincono il derby della Mole con un rigore di Cristiano Ronaldo. Subito dopo il match su instagram i giocatori della Juve pubblicano le foto esultanti della vittoria. CR7 aggiorna il suo profilo con l’immagine del penalty decisivo. Piovono oltre 4 milioni di like per l’uomo più seguito sul social fondato da Kevin Systrom e Mike Krieger. Tra i cuori ricevuti c’è anche quello di Soriano, che in quel derby era in panchina tra le fila del Toro. Apriti cielo, i tifosi granata non apprezzano e l’ex Villareal è costretto a scusarsi.

 

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🙏💪🐂…

Un post condiviso da Soriano Roberto🇮🇹 (@sorianoroberto20) in data:

Un malinteso che può capitare e l’incidente diplomatico 2.0 poteva anche chiudersi lì. Il problema è che Soriano persevera nei suoi like galeotti. Anche Paulo Dybala celebra la vittoria nel derby con una foto assieme al compagno di squadra Matuidi. E anche qui i più attenti notano l’apprezzamento social del centrocampista del Torino. Nuovo caos, polemiche, insulti, haters e richiesta di nuove spiegazioni. Ma la bufera non si ferma solo online. Secondo la Gazzetta dello Sport, la società di Urbano Cairo avrebbe multato Soriano per i suoi cuori sospetti. Un inizio di stagione da dimenticare per uno che sarebbe dovuto essere protagonista con Mazzarri. Invece l’ex Samp ha collezionato solo 12 presenze, spesso non da titolare, tra campionato e Coppa Italia. Finora ha fatto notizia più per i suoi like maldestri che per le giocate in campo. Non a caso per gennaio non è esclusa una partenza, direzione Cagliari o Bologna.

Meno male che questo giro di coppe europee è terminato. Lo sfacelo tra Champions League ed Europa League delle italiane è tale che nell’ultima partita dei rispettivi gironi non si è salvato nessuno, anche Roma e Juventus, qualificate, hanno rimediato brutte figure.

E la brutta serata svizzera di mister Allegri e giocatori, sul campo dello Young Boys, è tutta nell’istantanea del possibile 2-2 che, avrebbe quanto meno reso meno amara una prestazione sottotono. C’ha provato Paulo Dybala a raddrizzare una partita stortissima, l’ingresso in campo dell’attaccante bianconero ha quasi cambiato la partita con “La Joya” che ha segnato il 2-1 e poi pure il 2-2 al 92’. Un bellissimo tiro a giro di interno sinistro, di prima intenzione, carico d’effetto e di potenza che lascia di sasso il portiere Marco Wolfli. Peccato che di mezzo c’era Cristiano Ronaldo: sulla traiettoria del tiro, ha provato a colpire la palla di testa. Ma era in fuorigioco attivo.

Il talento argentino, però, è in ottima compagnia perché nella storia del calcio ci sono altre gemme balistiche o azioni furbe o estremamente spettacolari che, per errore dell’arbitro, per una svista o perché non era giornata, non sono stati convalidati come gol effettivo. Eccone cinque:

Edison Cavani in Barcellona – Napoli

 

Frank Lampard durante i Mondiali del 2010 in Germania – Inghilterra

 

Cristiano Ronaldo con tocco di testa di Nani in Spagna – Portogallo

 

Michel Platini in Coppa Intercontinentale nel 1985 tra Juventus – Argentinos Jr.

 

Pablo Daniel Osvaldo in Roma – Lecce

Avrebbe sperato che quel gol avesse avuto un’importanza maggiore nel match, purtroppo così non è stato, tuttavia resta una rete storica per la società e per se stesso.

Nella notte negativa di Berna ci sono comunque dei dati positivi per la Juventus: in primis la sconfitta subita contro gli svizzeri è stata indolore ai fini della classifica di Champions e perché il numero 10, Paulo Dybala, ha realizzato la rete numero cinquemila della storia del club bianconero.  

Una tappa importante per la Juve ed è un segno importante che questo gol sia stato realizzato proprio dall’argentino, simbolo del cambiamento del club in questi anni.

Se l’arbitro avesse convalidato la seconda marcatura, la Joya avrebbe avuto l’onore anche di superare questa importante cifra. Con 5 gol, l’attaccante ex Palermo è il miglior marcatore bianconero della fase a gironi. Meglio sicuramente di Cristiano Ronaldo, fermo a uno.

Da sottolineare che Dybala è il primo straniero a entrare in questa particolare classifica:

Carlo Parola: quota 1000, anno 1948;

Gianni Rossi: quota 2000, anno 1962;

Massimo Briaschi: quota 3000, anno 1984;

Marco Di Vaio: quota 4000, anno 2003.

Le tappe delle 5000 reti bianconere

Mille reti sono state messe a segno negli ultimi 15 anni. Stagioni in cui ci sono stati tantissimi successi e gli anni bui post Calciopoli. Sicuramente hanno contribuito al raggiungimento di questo obiettivo, campioni come campioni del passato come Giampiero Boniperti, Omar Sivori, Roberto Bettega, Michel Platini, Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, David Trezeguet e, negli ultimi anni, Gonzalo Higuain e proprio Dybala.

Marco Di Vaio il 9 novembre 2003 realizzò contro l’Udinese una doppietta e fu proprio lui a rompere il muro delle 4000 reti della storia juventina, a quindici anni di distanza un altro attaccante raggiunge quota 5000.

Chi sarà il prossimo? Quanti anni si dovrà attendere?

 

L’eroe in maschera stuzzica la fantasia degli sportivi. E anche una semplice esultanza può trasformarsi in realtà. Paulo Dybala festeggia le sue reti con la celebre “Dybala-mask”, un gesto che ricorda le imprese del Gladiatore, il suo film preferito. Ora quella mano davanti alla faccia è diventata una vera e propria maschera.

Tutto merito del customizer cinese Zhijun Wang che ha curato un progetto in collaborazione con Adidas per il lancio della scarpa “Copa 19+”. Alcune parti dello scarpino sono state utilizzare per realizzare una maschera da gladiatore, tutta ispirata al numero 10 della Juve. Per Dybala un motivo in più per esultare alla sua maniera, magari indossando dal vivo la sua “mask” preferita.

Il Gladiatore non è solo uno dei miei film preferiti. E’ lo stesso approccio che metto nelle partite. E’ questa la ragione per la mia esultanza e questa maschera porta tutto al livello successivo

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L’incantesimo è stato rotto. Paulo Dybala ci è riuscito dopo 18 partite, Mauro Icardi dopo 8. Per entrambi quasi sempre spezzoni di match. Contro il Messico, nell’amichevole disputata a Mendoza, i due attaccanti di Juventus e Inter sono andati entrambi a segno per la prima volta con la maglia dell’Argentina. Le loro reti sono state decisive per la vittoria dell’Albiceleste di Scaloni. Mauro ha sbloccato il match dopo 70 secondi, azione personale dopo l’assist di Lamela. Paulo ha chiuso i giochi all’87’ dopo essere subentrato proprio al capitano dell’Inter. Inter e Juventus si sfregano le mani pensando al loro ritorno in campionato.

Icardi – Il feeling dell’attaccante nato a Rosario nel 1993 con la sua Nazionale non era mai sbocciato. In eterno ballottaggio con Higuain, criticato dal vate Maradona per le sue vicende extracalcistiche, Icardi non ha mai avuto la reale possibilità di dimostrare il suo valore con la Seleccion. Dopo il debutto a 20 anni nel 2013 contro l’Uruguay, il capitano interista è stato escluso dai convocati per quasi 4 anni. E nonostante il titolo di capocannoniere della scorsa serie A (in coabitazione con Immobile), l’ex ct Sampaoli non ha ritenuto di convocarlo per i (fallimentari) mondiali in Russia. Ora il neo tecnico Scaloni sembra dargli la prima vera opportunità che Icardi ha tutta l’intenzione di cogliere al volo.


Dybala – Se il suo collega in attacco era in duello con Higuain, Dybala ha sempre dovuto convivere con l’ombra di Lionel Messi. I paragoni con il fenomeno del Barcellona si sono sprecati in questi anni. Accostamenti che non hanno fatto troppo bene a Paulo, il cui unico limite oggi è la discontinuità nelle prestazioni. Con l’Argentina il numero 10 della Juve ha giocato 18 volte. Il debutto nel 2015 in Paraguay. Poi una serie di presenze a singhiozzo, partendo dalla panchina. La convivenza in campo con Messi è spesso stata difficoltosa. Dybala ha partecipato allo scorso Mondiale ma non ha lasciato tracce significative, avendo giocato solo una ventina di minuti contro la Croazia. Il primo squillo con l’Albiceleste può essere l’alba di una nuova era per lui in patria.

Meno di un minuto, esattamente 42 secondi per sbloccare il match contro il Cagliari con uno dei classici “gol-lampo”. L’attaccante della Juventus, Paulo Dybala, sabato 3 novembre, ha segnato al pronti-via, liberandosi in area di rigore con un finta e battendo di destro, scivolando, il portiere Cragno. La “Joya” ha segnato un gol velocissimo, il più veloce nella recente storia della squadra bianconera prima della rete di Arturo Vidal, in Juventus-Inter del 2012.

Ed era esattamente il 3 novembre, una sfida a modo suo passata alla storia: il cileno aveva sbloccato la partita dopo appena 18 secondi e, nonostante il gol fosse viziato da una posizione di fuorigioco di Asamoah, l’Inter riuscì nell’impresa di rimontare e vincere per 3-1 facendo crollare l’imbattibilità casalinga della Juventus.

 

Da un 3 novembre a un altro, ma la realizzazione di Dybala, seppur realizzata prima dello scadere del primo giro di lancette, non trova spazio nella top ten dei gol più veloci in Serie A. Ecco la classifica:

1- Il gol più veloce nella storia della Serie A è di Paolo Poggi, attaccante veneziano che fece gol in poco meno di 8 secondi su assist di Dario Hubner in un Fiorentina-Piacenza giocato il 2 dicembre 2001;

 

2- Poggi soffiò il record a Marco Branca, attaccante dell’Udinese, che contro la Fiorentina il 10 gennaio 1993 segnò il primo gol della partita dopo 9 secondi;

 

3- Sul gradino più basso del podio c’è Gianfranco Matteoli in Inter-Cesena del 27 novembre 1988. Il suo gol restò il più veloce per cinque anni, segnò dopo 9 secondi e qualche decimo in più di Branca;

4- Dopo Poggi, Branca e Matteoli, il quarto è di Tullio Ghersetich che segnò dopo dieci secondi dal calcio d’inizio in Fiorentina-Como del 1953, motivo per cui non esistono video di quel gol;

5- In un derby del 1963 tra Inter e Milan, Sandro Mazzola portò in vantaggio l’Inter dopo 13 secondi di gioco;

 

6- Il sesto gol più veloce è di un altro storico giocatore dell’Inter, Roberto Boninsegna, e in un altro derby, questa volta del 1973: segnò dopo 14 secondi;

7- Il settimo lo ha segnato Nicola Sansone in Sassuolo-Sampdoria il 27 marzo del 2014, dopo 16 secondi dal calcio d’inizio;

 

8- Sansone precede Duvan Zapata e il suo gol-fulmine in Sampdoria-Torino del 2017 (17 secondi);

9 e 10-  Chiudono la top ten proprio Arturo Vidal e Francesco Caputo dell’Empoli, anche lui in gol dopo 18 secondi in Sassuolo-Empoli .

Paulo Dybala alla terza. Trybaldo. Lo young boy dell’Allianz Stadium è l’attaccante juventino che proietta i bianconeri alla vetta solitaria del gruppo H, complice il pareggio tra Manchester United e Valencia. Non è l’unica “joya” per Allegri che si gode il ritorno del suo numero 10 dopo un avvio di stagione un po’ appannato. Tre gol, un palo, un rigore netto negato. Dybala è tornato quel giocatore immarcabile che spesso è stato paragonato al suo connazionale con il numero 10 in patria. Tripletta per l’ex Palermo in Champions, solo altri tre giocatori nella storia della Juve ci erano riusciti prima.

Paulo Dybala si porta il pallone a casa dopo il tris allo Young Boys

Il primo a realizzare una tripletta nella versione moderna della coppa dei Campioni è Filippo Inzaghi, in ben due occasioni. Il 18 marzo 1998 la Juventus di Marcello Lippi scende in campo a Kiev per la gara di ritorno dei quarti di finale: l’andata si era conclusa sull’1-1. La Dinamo del leggendario colonnello Lobanovskyi è trafitta da Superpippo, autore delle tre reti che, assieme al gol di Del Piero, portano la Juve in semifinale.

Due anni dopo, ancora Inzaghi, ancora Juve, un anno prima del suo passaggio al Milan. Il 13 settembre 2000 la squadra allenata da Carlo Ancelotti fa il suo debutto in Coppa al Volksparkstadion di  Amburgo. Gara pirotecnica terminata 4-4, con Madama avanti 1-3 poi rimontata 4-3 con gol del portiere Butt su rigore. Rimedia ancora Inzaghi per il tris che vale il pari finale.

Torniamo alla Champions 1998. Dopo aver eliminato la Dinamo Kiev, la Juve sfida il Monaco di Jean Tigana, Barthez e Trezeguet (Henry saltò l’andata). L’andata è al Delle Alpi di Torino con Alessandro Del Piero mattatore: 4-1 con tripletta del numero 10 (due gol su rigore). Il quarto gol sarà opera di Zinedine Zidane. I bianconeri si qualificheranno per la finale (persa con il Real Madrid) nonostante la sconfitta per 2-3 nel match di ritorno.

In epoca più recente, Arturo Vidal ha firmato da centrocampista una tripletta il 27 novembre 2013 nella partita allo Juventus Stadium contro il Copenaghen. L’hattrick del cileno (due su rigore) sembra avvicinare la squadra di Antonio Conte agli ottavi di finale. Non sarà così perché due settimane dopo Tevez e compagni scivoleranno nella neve di Istanbul contro il Galatasaray, perdendo il pass per la fase a eliminazione diretta.

Se consideriamo tutte le competizioni internazionali, ci sono altri 4 giocatori nel club dei triplettisti: Omar Sivori (Coppa Campioni 1958, Juventus Wiener Sportklub 3-1); Roberto Bettega (Coppa Uefa 1971, Juventus Rapid Vienna 4-1); Paolo Rossi (Coppa Campioni 1984, Ilves Juventus 1-4); Roberto Baggio (Coppa delle Coppe 1990, Juventus Austria Vienna 4-0).

Roberto Baggio con la maglia della Juve

 

 

 

 

 

Dopo la parentesi europea in Champions League a Valencia, torna la Juventus anche in campionato.

I bianconeri scenderanno in campo al Benito Stirpe contro il Frosinone e mister Allegri ha in mente una formazione con un po’ di turnover.

Tra coloro che partirà titolare contro i ciociari c’è un fremente Paulo Dybala. Dunque per l’argentino seconda partita consecutiva dal primo minuto dopo la partita in casa contro il Sassuolo e fiducia di Allegri riposta sul numero 10 bianconero.

Contro gli emiliani si è visto un buon Dybala che, agendo da trequartista, si è reso più utile che protagonista, tuttavia se sei Dybala difficilmente ti accontenti di una buona prestazione.

Per stasera l’obiettivo è sicuramente fare bene per portare a casa i tre punti ma non da meno è migliorare l’intesa con Cristiano Ronaldo. Se i due dovessero iniziare a trovarsi a meraviglia potrà sicuramente essere la chiave di volta di una stagione in discesa.

Tuttavia seppur l’inizio di stagione della Joya non è stato esaltante come quello dell’anno scorso e l’ombra di Ronaldo è gigante, Dybala non ha perso il sorriso e lo si nota anche in video postato sui social in cui festeggia con Cuadrado la vittoria di tiri in porta a coppie. I due sudamericani hanno battuto CR7 e Mandzukic. Quest’ultimo è stato costretto a pagare pegno portando sulle sue spalle i due fino alla spogliatoio.

Per Dybala c’è voglia di riscatto e contro il Frosinone può realmente iniziare la sua stagione per la gioia dei compagni e dei tifosi bianconeri.

 

È oramai un aspetto risaputo che per un attaccante trovare la via del gol è obiettivo personale e professionale. Questa teoria vale ancora di più per i bomber e se quel bomber si chiama Mauro Icardi.

Il centravanti argentino dell’Inter è ancora a secco in questa prima parte di stagione e, a dire il vero, anche durante le amichevoli del prestagione ha inciso poco in termini realizzativi.

Nelle prime due partite di Serie A, il capitano nerazzurro ha solamente fornito un assist a Perisic nel match poi pareggiato contro il Torino; l’ultima partita contro il Bologna, Icardi è stato assente per un leggero infortunio.

Il dato negativo però c’è stato anche con l’Argentina. Il centravanti è stato convocato dal ct Scaloni dopo l’esclusione dal Mondiale, l’albiceleste, però, non va oltre lo 0-0 contro la Colombia e per il bomber: 4 presenze e 0 gol con la maglia della nazionale.

È un periodo di stasi, ma Icardi stesso sa che tornerà a fare gol così come ha sempre fatto, soprattutto in Serie A. Dopotutto è comunque stato capocannoniere già due volte, l’ultima volta la scorsa stagione con 29 reti a pari merito con Ciro Immobile.

A san Siro contro il Parma alle 15, dunque, ci sarà possibilità di sbloccarsi. Contro i crociati solamente un gol in carriera quando vestiva ancora la maglia della Sampdoria.

Potrà sbloccarsi contro il Sassuolo anche un altro argentino goleador, Paulo Dybala. Il numero 10 della Juventus è rimasto un po’ in disparte in questa prima parte di stagione bianconera ed è per questo che mister Allegri potrà concedergli una maglia da titolare contro gli emiliani.
Anche per la Joya qualche minuto con l’Argentina contro i Cafeteros, senza nessun vero guizzo.
Ragion per cui vuole mettersi in mostra domenica, provando a essere lui il protagonista del match all’Allianz Stadium.