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Un Clasico è sempre una partita a sé, specie per l’atmosfera al Bernabeu e perché c’è un nuovo remake dopo il 3-0 di qualche giorno fa in Coppa del Re con conseguente eliminazione del Real Madrid dalla coppa nazionale spagnola.

In questa partita speciale la Nike, storico sponsor tecnico del Barcellona, ha voluto festeggiare i vent’anni di partnership con i catalani realizzando una maglia speciale che ci fa fare un tuffo nel passato al 1999, anno in cui le due aziende hanno cominciato a lavorare insieme.

Barcelona are set to wear a 1990s-inspired retro shirt in Saturday night's La Liga Clasico 
La maglia di questa sera

Era un altro Barcellona, con altri campioni ma sempre con la stessa tradizione e con i caldi tifosi. Tra le fila degli azulgrana erano presenti tra gli altri: il fuoriclasse brasiliano Rivaldo, l’ex tecnico e attuale ct spagnolo Luis Enrique e il portoghese Luis Figo (allora capitano, prima del “tradimento” con il passaggio ai nemici dei Blancos).

Barcelona wore the simple, sponsorless shirt during their first season with Nike in 1998-1999. The team is (back row, left to right), Sonny Anderson, Rivaldo, Giovanni, Luis Enrique, Abelardo Fernandez, Ruud Hesp; (front row, left to right), Phillip Cocu, Samuel Okunowo, Xavi, Michael Reiziger, Luis Figo.
Barcellona stagione 1998/99. Da sinistra verso destro: Sonny Anderson, Rivaldo, Giovanni, Luis Enrique, Abelardo Fernandez, Ruud Hesp; Phillip Cocu, Samuel Okunowo, Xavi, Michael Reiziger, Luis Figo

Ora ci sono tanti altri grandissimi calciatori guidati da forse il più grande, come Leo Messi. Una curiosità: tra gli undici titolari del 1999 c’era un giovane Xavi che poi è diventato bandiera e simbolo del Barça pigliatutto dell’era Guardiola e della nazionale delle Furie Rosse della Spagna.

Tornando al legame Nike – Blaugrana, lo sponsor tecnico ha voluto dare un forte segnale di questa grande alleanza e per il match di stasera la formazione di mister Valverde indosserà una maglia che rievoca la prima realizzata per il club catalano.

Che non sarebbe stata una partita come le altre era più che immaginabile, peccato però che la partita nemmeno si sia giocata.

In un Superclasico di Libertadores tra River Plate – Boca Juniors a vincere è stata solo la violenza. Un vero spot dell’antisportività che purtroppo ha rovinato quello che poteva essere un grande spettacolo e una grande vetrina calcistica.

Il match si avrebbe dovuto giocare alle 21 ma a causa dei gravissimi episodi accaduti è stato prima più volte posticipato di qualche ora, fino al definitivo slittamento a oggi (forse).

Tafferugli, spintoni ma soprattutto un attacco violento da parte dei tifosi Millionarios al pullman del Boca che trasportava i calciatori al Monumental. È stato lanciato di tutto, soprattutto pietre che hanno sfondato i vetri del bus gialloblu. Sono stati feriti cinque giocatori Xeneizes in maniera grave, mentre altri sono rimasti intossicati dallo spray al peperoncino che la polizia ha spruzzato per sedare gli animi della violenta tifoseria.

Le brutte immagini hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti, video e foto vergognosi per quella che invece poteva essere una gran bella cornice di sport e di gioia.

C’è stata gente che ha rovinato tutto, gente che è disposta a tutto pur di dire la sua in malo modo. Come una mamma che fregandosene dei rischi per la figlia, avvolge la piccola con dei bengala sotto la maglia, quasi come se fosse una kamikaze. Oltre a tantissima gente che ha provato ad entrare nello stadio senza biglietto assalendo la polizia ai cancelli.

Ciò che è successo ha sdegnato il mondo del calcio oltre agli sportivi che hanno anche vissuto in passato le emozioni che solo un Clasico può offrire.

Alcuni ex calciatori come l’attaccante della Fiorentina e del River, Gabriel Omar Batistuta, e il centrocampista Juan Pablo Sorin si sono decisamente esposti in maniera marcata per i gravi episodi accaduti

Un tifoso del River ha volute cercare di calmare gli animi discostandosi da quella cerchia di gente che non reputano tifosi.

 

L’obiettivo è quello di giocare questa sera, ma ci potrebbero essere ancora altri ribaltamenti. Intanto la società del Boca pare abbia fatto richiesta di vittoria a tavolino.

La finale di Coppa Libertadores si avvicina sempre di più e il clima a Buenos Aires si fa sempre più rovente. Boca Juniors e River Plate si stanno preparando al meglio per la sfida di sabato 10 novembre alle ore 21 italiane.

A fare notizia però non è stato solamente il divieto alle trasferte per le due tifoserie, ma anche il discusso episodio in cui è stato protagonista l’ex centrocampista della Roma, Leandro Paredes.

Il calciatore argentino, ora in forza allo Zenit San Pietroburgo, pare si sia fatto espellere appositamente durante l’ultima partita di campionato russo contro l’Akhmat per volare a Buenos Aires e gustarsi la gara d’andata della finale di Libertadores alla Bombonera.

Le accuse sono state mosse dai tifosi dello Zenit i quali hanno palesemente insultato Paredes sul suo profilo Instagram. L’ex giocatore anche dell’Empoli qualche giorno fa ha pubblicato un post in cui palesava il suo amore per gli Xeneizes, squadra in cui è cresciuto prima dell’approdo in Europa, invitandoli a un tifo pacifico.

Da sempre, infatti, il tifo in un Superclasico è accesissimo. Durante i prepartita spesso ci sono tafferugli, anche con gravi incidenti. Leandro Paredes, in una foto con il suo attuale compagno di squadra Sebastian Driussi, ex River Plate.

 

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Somos rivales no enemigos , disfrutemos de esta histórica final sin violencia ⚽️?￰゚メロ @sebadriussi.11

Un post condiviso da Leandro (@leoparedes20) in data:

Ovviamente non si saprà mai la verità resta il fatto che Leandro Paredes prima di prendere un aereo direzione Argentina deve pensarci su due volte.

Da quanto Cristiano Ronaldo è arrivato in Spagna, ovvero dalla stagione 2009/2010, uno tra CR7 e Leo Messi ha sempre partecipato al Clasico tra Real Madrid e Barcellona. Ma con il portoghese passato alla Juventus e con la Pulce infortunata al braccio, per la prima volta dopo quasi un decennio, non ci saranno le due stelle al Nou Camp nella supersfida spagnola e mondiale. Il 27 ottobre 2018, infatti, passerà alla storia come un incubatore del calcio del domani,  di una nuova era della Liga.

Una feroce competizione, un feroce dualismo combattuto su tutti i fronti, Pallone d’Oro compreso. E’ come se Cristiano Ronaldo non sarebbe mai potuto essere questo Cristiano Ronaldo senza la sfida a distanza con Messi. E viceversa. Per tornare ad una sfida senza i due totem del calcio contemporaneo bisogna andare al 23 dicembre 2007, quando al Nou Camp il Real Madrid di Bernd Schuster trionfò grazie al goal di Julio Baptista e si tratta della rete più importante delle 13 il centrocampista brasiliano nelle 77 partite con la maglia blanca. Dopo 3962 giorni, dunque.

Messi non giocò quella partita a causa di un problema al bicipite femorale della gamba sinistra mentre Cristiano Ronaldo quello stesso pomeriggio formava un attacco con Wayne Rooney e Carlos Tevez nella sfida all’Old Trafford tra Manchester United e Everton. Se il numero 10 del Barça è il capocannoniere di sempre del big match (26 goal in 38 partite), Cristiano ha scelto il Nou Camp come stadio preferito in Spagna e ha segnato 12 reti nei duelli diretti in casa blaugrana.

Il nome di Ronaldinho ha segnato il calcio internazionale risuonando spesso tra gli stadi con le acclamazioni da parte di tutta la tifoseria, entusiasta delle sue performances in campo.

Il calciatore brasiliano è stato protagonista in più di un’occasione di partite che sono rimaste nella storia e che anche a distanza di anni sono ancora impresse nella memoria dei tifosi, come quel famoso match tra Barcellona e Real Madrid giocato il 19 Novembre 2005 allo stadio Santiago Bernabeu.

Un sonoro 3-0 per la squadra di Ronaldinho ha scosso l’intero stadio, già su di giri per il gol di Eto’o e poi andato completamente in estasi per la doppietta del fuoriclasse brasiliano. In quella partita storica persino i tifosi della squadra avversaria non sono riusciti a contenere l’ammirazione per un giocatore che in campo ha sempre dato il massimo con una standing ovation di grande significato.

Oggi sappiamo che ha ufficializzato il suo ritiro e per rendere onore ad una carriera ricca di grandi successi vogliamo ricordare non solo il grande giocatore ma anche il compagno di squadra, leale e sincero anche fuori dal campo.

Forse non tutti ricordano il simpatico e curioso aneddoto che ha visto protagonista Ronaldinho alla vigilia proprio della stessa partita in cui ha piegato il Real Madrid. Ecco come viene raccontato proprio da chi l’ha vissuto in prima persona e che l’ha voluto condividere col mondo per far capire chi è veramente Ronaldinho.

Mancava qualche giorno al Clásico con il Real Madrid, Dinho mi telefonò a casa in piena notte. Risposi al telefono e mi disse: Andrés, lo so che sono le 3 del mattino, ma devo dirti una cosa

Così inizia il racconto di Andrès Iniesta, capitano del Barcellona, che svegliato nel cuore della notte, si ritrova a fare i conti con una notizia sconvolgente che riguarda il compagno:

A giugno vado via. Mio fratello si sta mettendo d’accordo con il Real… Sono cifre incredibili, non posso dire di no… Tu sei giovane puoi capirmi. Mi raccomando però non dire nulla nello spogliatoio e alla società, non tradirmi, mi fido di te più di chiunque altro. Notte Andres…Non mi diede il tempo di parlare, attaccò subito il telefono

Dopo questa bomba del tutto inaspettata il giocatore decise di rimanere in silenzio e quel che successe dopo gli fece capire in modo ancora più decisivo quanto fosse leale il suo compagno di squadra:

Il giorno dopo eravamo sul campo ad allenarci e sentivo intorno uno strano silenzio. Tutta la squadra era strana, coccolavano Dinho come mai prima. C’era un’atmosfera surreale. Arrivò il giorno del Clásico e negli spogliatoi del Santiago Bernabeu, Dinho prese parola dicendo: “Ragazzi, oggi giochiamo una partita importante, questi sono forti, ma in questi giorni ho scoperto che siamo come una famiglia. Ho chiamato tutti voi in piena notte dicendo che sarei andato via a giugno, ma nessuno di voi ha parlato”. Dopo questa cosa, ho capito che siamo disposti tutti a morire dentro pur di non tradirci. Io rimarrò qui per molti anni ancora. Ora usciamo in campo e andiamo ad insegnare calcio a questi di Madrid“. Quella sera fece una doppietta, è tutto il Bernabeu si alzò in piedi ad applaudirlo. Anche questo era Ronaldinho

Che dire? Grande fuori e dentro al campo di calcio, Ronaldinho rimarrà sempre una leggenda, che ci piace oggi rivedere in quell’incredibile doppietta dopo la celebre telefonata, entrata a far parte delle curiosità sportive più intriganti di tutti i tempi.

Tra poche ore si affronteranno le due squadre più forti di Spagna per una partita non come le altre. Andrà in scena il primo Clasico della stagione 2017/2018 in cui si affronteranno Real – Barcellona ma con un umore di classifica nettamente diverso. I blaugrana vogliono vincere per “ammazzare” il campionato, i blancos, freschi vincitori del Mondiale per Club, vogliono riaprirlo.
Mai come quest’anno, inoltre, la rivalità calcistica ha una forte pressione anche politica. I poteri del Governo centrale di Madrid contro l’indipendenza della Catalogna.

Noi di Italians, però, abbiamo voluto fare un passo indietro e vedere chi e quanti sono stati gli italiani che hanno preso parte a questo importante match della storia del calcio.

Gli Italians che sono scesi in campo con le due maglie sono quattro ma ci sono anche due allenatori.

Il primo italiano che ha indossato la maglia dei blancos è stato l’ex difensore e attuale ct dell’Albania, Cristian Panucci nel 1997. L’ex terzino di Roma, Inter e Milan è l’italiano con il maggior numero di presenze contro il Barcellona: ben otto, di cui 5 in Liga. In totale ha raccolto 5 sconfitte, due pareggi e una sola vittoria. Un successo pesante però: il 4-1 nella finale di ritorno della Supercoppa spagnola 1997/98.

Primo invece italiano blaugrana a sfidare i madrileni (nel 2001/02) è stato un altro difensore: Francesco Coco. Tre apparizioni contro il Real senza mai vincere: un pareggio e una sconfitta in campionato, un altro pareggio nella semifinale di ritorno di Champions League (2-0 Real all’andata).

Nell’estate del 2006, dopo la parentesi di Calciopoli e il Mondiale vinto dall’Italia, c’è stato un esodo da parte di due protagonisti della vittoria azzurra in Germania: Fabio Cannavaro e Gianluca Zambrotta.

L’ex capitano della Nazionale è volato al Santiago Bernabeu, mentre il terzino ha preferito il Camp Nou.

Tra il 2006/07 e il 2008/09, il neo tecnico del Guangzhou Evergrande ha incrociato i catalani in 4 gare: 2 vittorie e 2 sconfitte, l’ultima nello storico 6-2 esterno firmato dall’allora formazione di Pep Guardiola.

Con Rijkaard in panchina, il campione del mondo 2006 ha disputato in tutto tre gare contro i blancos: per lui però solo sconfitte, due delle quali proprio contro Cannavaro.

In realtà oltre a questi quattro italiani ce ne sono stati anche altri due che hanno vestito la maglia di Real Madrid e Barcellona, senza però mai disputare un Clasico. Tra i blancos c’è stato Antonio Cassano. El Pibe de Bari in tre occasioni avrebbe potuto affrontare il Barça ma tra tribuna e panchina non c’è stata occasione. Nel Barcellona ha invece giocato l’ex Milan, Demetrio Albertini. L’ex regista chiuse la carriera al Camp Nou nel 2005 (con tanto di trionfo in campionato), ma senza mai scendere in campo contro il Real.

 

La sfida del Clasico, però, l’affrontano anche gli allenatori. Ora la sfida è tra Zidane e Valverde, ma in passato ci sono stati anche allenatori italiani, entrambi però solo sulla panchina madrilena: Fabio Capello e Carlo Ancelotti.

Don Fabio è stato capace di vincere la Liga per due volte, a distanza di dieci anni esatti: la prima nel 1997, la seconda nel 2007. Nel corso di questa doppia avventura, ha affrontato il Barça in 6 occasioni: 4 volte in campionato, 2 in Coppa del Re.

Cinque volte invece Ancelotti ha sfidato i blaugrana (quattro volte in campionato e una in Coppa del Re). Proprio in coppa la vittoria più ella in finale e successiva conquista del titolo nel 2014.