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Alzi la mano chi quel 22 giugno avrebbe previsto una finale di Coppa America tra Brasile e Perù. Quel sabato i padroni di casa verdeoro passeggiarono senza problemi contro la Bicolor per 5-0 nella terza gara del girone A. Due settimane dopo, domenica 7 luglio, Brasile e Perù si incroceranno di nuovo ma in finale, al Maracanà di Rio de Janeiro (diretta Dazn ore 22). L’impresa è tutta della squadra di Ricardo Gareca che nella semifinale di Porto Alegre ha demolito per 3-0 i campioni in carica del Cile. Per i peruviani è la terza finale della loro storia, dopo i trionfi nel 1939 e nel 1975.

La partita

Intensità, ritmo, pressione asfissiante. Le armi di Guerrero e compagni in questa semifinale sono state chiare sin dall’inizio. Vidal e compagni ci hanno capito ben poco e sono andati sotto al 21’ con Flores. Al 38’ il portiere cileno Arias la combina grossa con un’uscita senza senso e, sul prosieguo dell’azione, Yotun lo castiga per il raddoppio peruviano. Nella ripresa gli assalti di Vargas, Sanchez e Pulgar sono vani, neutralizzati dalla super partita del portiere avversario Pedro Gallese. Guerrero al 91’ ha chiuso i giochi, prima che Vargas concludesse la sua serata no con uno sciagurato rigore a cucchiaio a tempo scaduto, parato ancora da Gallese.


Niente tris per i campioni uscenti cileni. Dovranno accontentarsi della finale per il terzo posto contro l’Argentina, replay delle ultime due edizioni di Coppa America vinte dal Cile ai rigori contro l’Albiceleste. Il Perù, invece, ha già migliorato il risultato del 2011 e del 2015, quando si classificò per due volte consecutive al terzo posto. Dopo il Mondiale dello scorso anno (torneo al quale i peruviani mancavano dal 1982), la Bicolor ha la possibilità di tornare sul tetto del Sudamerica dopo 44 anni. L’impresa sarà difficilissima contro il Brasile padrone di casa, ma lo stratega Gareca ha già dimostrato di saper capovolgere pronostici già scritti.

Ultima, emozionante, giornata della fase a gironi nei Mondiali femminili di Francia 2019. Un gol a tempo scaduto della Nchout (doppietta per lei) consente alla Nazionale di Alain Djeumfa di volare agli ottavi del Mondiale come una delle migliori terze. Nell’altra gara del girone l’Olanda batte il Canada e chiude a punteggio pieno. Terminano a 9 punti anche gli Stati Uniti, mentre il Cile vince 2-0 ma non basta: Lara fallisce all’85’ il rigore della qualificazione

GIRONE E: CAMERUN-NUOVA ZELANDA 2-1

57′, 95′ Nchout (C), 80′ aut. Awona (NZ)

Il vantaggio, la grande paura e poi la gioia finale. Un pomeriggio pazzo quello che vede trionfare, solo all’ultimo giro di orologio, il Camerun di Alain Djeumfa. Straordinaria protagonista la Ntchou, autrice di una doppietta, a partire dal momentaneo 1-0 in avvio di ripresa. La numero 3 riceve palla spalle alla porta, si libera di un’avversaria e trafigge la Nayler. Tutto sembra procedere per il meglio per le camerunensi ma, all’80’, uno svirgolato intervento difensivo della Awona beffa il proprio portiere e regala l’1-1. Nel recupero le due Nazionali danno tutto per conquistare il 3° posto finale nel girone, ma a strappare la qualificazione all’ultimo momento è il Camerun, trascinata ancora dalla Ntchou, strepitosa nel crearsi lo spazio giusto con il dribbling e poi piazzare la palla, con il destro, nell’angolo. 2-1 e passaggio agli ottavi contro l’Inghilterra.

 

GIRONE E: OLANDA-CANADA 2-1

54′ Dekker (O), 60′ Sinclair (C), 75′ Beerensteyn (O)

Lo scontro diretto per il primo posto, invece, è preda dell’Olanda che batte 2-1 il Canada e chiude a punteggio pieno. Succede tutto nella seconda frazione di gioco, con le ragazze di Wiegman che sbloccano al 56’, sugli sviluppi di un calcio di punizione, con il colpo di testa in torsione della Dekker. Il vantaggio dura poco, perché le canadesi riequilibrano il punteggio grazie a Sinclair che finalizza in allungo una bellissima azione corale. A un quarto d’ora dal termine, però, le Oranje segnano ancora e mettono definitivamente la freccia: rasoterra dalla destra della van Lunteren, Labbe buca l’uscita e Beerensteyn – appena entrata – appoggia in rete a porta vuota. Olanda accoppiata agli ottavi contro il Giappone, per il Canada ci sarà l’ostacolo Svezia.

 

GIRONE F: SVEZIA-USA 0-2

3′ Haran, 50′ Heath

Tris di successi anche per gli Stati Uniti che mettono al tappeto la Svezia e mantengono la porta inviolata nel girone. Le americane partono forte e si portano avanti nel punteggio dopo appena tre minuti, grazie al tap-in sotto porta della Haran che approfitta di una serie di tocchi, sugli sviluppi di un corner, e mette in rete da pochi passi. Decisivo è anche l’inizio di secondo tempo, dove la Heath trova uno spazio per il tiro da posizione quasi impossibile e, con un destro violento, piega le mani della Lindahl. Statunitensi prime nel girone e attese dagli ottavi contro la Spagna, mentre la Svezia si accontenta della seconda piazza.

 

GIRONE F: THAILANDIA-CILE 0-2

48′ aut. Boonsing, 80′ Urrutia Note: all’85’ Lara fallisce il calcio di rigore

Vince anche il Cile, ma non basta a staccare il pass per gli ottavi. La Nazionale sudamericana supera di misura la Thailandia e conquista il 3° posto, con una differenza reti negativa però rispetto alle altre squadre arrivate in terza posizione. A sbloccare il risultato è un’autogol al 48’ del portiere Boonsing, sfortunata nel rimpallo che fa carambolare la palla prima sul palo, poi sul tacco e, infine, in fondo alla rete. A dieci minuti dal termine Urrutia, con un colpo di testa, firma il 2-0 e riaccende le speranze delle cilene. Cinque minuti dopo, però, Lara fallisce il rigore del tris che costa il passaggio del turno.

 

Sarà una partita senza nessun fine a livello di qualificazione ma Thailandia e Cile vogliono lasciare questo Mondiale di Francia2019 nel migliore dei modi.

Le thailandesi, nel bene e nel male, hanno scritto pagine importanti nella loro prima Coppa del Mondo: se dolorosissima è stata la partita contro gli Stati Uniti con la sconfitta record per 13-0; lacrime di gioia sono stati quelle scese dopo il gol bandiera contro la Svezia nel 5-1 del secondo match.

Sì il gol realizzato da K. Sung-Ngoen è stato quello della storia, dopo averne subiti 17 in due partite. L’esultanza di tutta la nazionale è stata da brividi, un ricordo che difficilmente verrà dimenticato.

Pianti di felicità inquadrati e colti dalle telecamere. Lacrime soprattutto di Nualphan Lamsam, travolta dalla gioia, in panchina accanto alla ct  Nuengrutai Srathongvian.

Le lacrime di Nualphan Lamsam che abbraccia la ct thailandese Nuengrutai Srathongvian
La Lamsam non è una thailandese qualsiasi, non è solo il team manager, non è solo la presidente e amministratore delegato di Muang Thai Insurance, ma è una donna che ha investito molto nella nazionale del suo Paese, sponsorizzandola, sostenendola, finanziandola al punto di riuscire a regalarle la qualificazione a questi mondiali francesi.

Nonostante la pesante sconfitta i tifosi thailandesi sugli spalti hanno sempre sostenute le ragazze e il gol non ha fatto altro che aumentare la gioia.

Ora contro il Cile è un altro match in cui si potrà continuare a scrivere la storia.

Tutto secondo pronostico nel Gruppo F dove Svezia e Stati Uniti d’America approdano agli ottavi di finale dei Mondiali femminili di Francia 2019 con un turno d’anticipo. Le due squadre hanno battuto rispettivamente la Thailandia e il Cile. Le scandinave si sono imposta con il punteggio di 5-1, mentre le statunitense hanno travolto le sudamericane con un secco 3-0.

Svezia – Thailandia 5-1

Le ragazze delle selezione “Blagult” (gialloblù, il soprannome delle svedesi) si impongono per 5-1 mettendo al sicuro il match sin dai primi minuti: al 6’, sugli sviluppi di un calcio di punizione, la Sembrant va a segno con un colpo di testa, al 19’ la Asllani raddoppia con una precisa conclusione di sinistro e al 42’ la Rolfö realizza il tris, ancora di testa. Nella ripresa la Svezia gioca in scioltezza trovando il quarto gol all’81’ con la Hurtig. Dieci minuti più tardi la Thailandia trova la rete con la Sung-Ngoen, che conclude con un diagonale a fil di palo una splendida cavalcata verso la porta avversaria. Sulla panchina delle asiatiche si vedono abbracci e lacrime, dopo l’esordio shock contro gli Usa, che avevano rifilato 13 gol all’inesperta nazionale thailandese. C’è tempo per un’ulteriore emozione con un calcio di rigore concesso alla Svezia grazie al Var: al 96’ la Rubensson chiude così il pokerissimo dagli undici metri.

 

Stati Uniti – Cile 3-0

La partita tra Stati Uniti d’America e Cile dura appena 35 minuti: dopo 11′ le statunitensi sono già in vantaggio grazie al gol di Carli Lloyd. La numero 10 del team USA è scatenata e sarà la protagonista indiscussa del match: quindici minuti più tardi arriva il raddoppio firmato Julie Ertz e al 35′ Carli Lloyd firma la doppetta personale grazie ad un imperioso stacco di testa. Il Cile, in novanta minuti, tira verso lo specchio della porta avversario solo una volta, per le americane, invece, è un tiro al bersaglio. Christiane Endler, l’estremo difensore cileno, deve fare gli straordinari per mantenere il punteggio sul 3-0 e anche la fortuna la assiste. Lloyd sfiora la tripletta: prima prende in pieno la traversa e poi fallisce un calcio di rigore. Poco importa, gli Stati Uniti d’America dominano il Cile e si qualificano agli ottavi di finale.

 

Il quinto giorno di Mondiali manda in archivio la prima giornata con tutte le 24 Nazionali scese in campo. C’era grande attesa per gli Stati Uniti, detentrici della Coppa del Mondo, e le attese non sono state vane: con un 13-0 ai danni della Thailandia, le americane segnano la vittoria più larga nella storia della competizione (sia maschile che femminile). Nel pomeriggio la Svezia ha battuto 0-2 il Cile dopo un’interruzione per pioggia, mentre nel match delle 15 l’Olanda, campione europea in carica, ha vinto nel recupero contro la Nuova Zelanda.

NUOVA ZELANDA-OLANDA 0-1

Partita a senso unico a Le Havre, nella gara che completa il Girone E (quello con Canada a 3 punti e Camerun a zero), ma quanta fatica per le olandesi che battono solo nel finale le All Whites dopo 16 tiri totali e un possesso palla del 70 per cento. Il gol decisivo arriva al 2′ di recupero con Roord, abile a sfruttare un’indecisione della retroguardia neozelandese.

 

CILE-SVEZIA 0-2

Nel secondo incontro di giornata, per il Gruppo F, Svezia e Cile (al suo debutto assoluto) hanno dato vita a un match molto tirato prima che un nubifragio si abbattesse su Rennes, costringendo il direttore di gara ad interrompere il confronto al 72′. Ripresa la partita dopo lo stop, la Svezia si è portata in vantaggio grazie alla rete di Asllani, chiudendo la contesa nei minuti di recupero con Janogy.

 

USA-THAILANDIA 13-0

Pioggia di gol, per restare in tema, che invece travolge le asiatiche, all’esordio mondiale. Dopo un primo tempo terminato 3-0, nella ripresa le statunitensi dilagano con altri 10 gol, fissando il risultato sul clamoroso 13-0 finale. Mattatrice dell’incontro Alex Morgan, autrice di 5 reti, seguita da Lavelle e Mewis (2 reti) e dalle marcature singole di Horan, Pugh, Rapinoe e Lloyd.

 

Debutto in un Campionato del Mondo per il Cile che affronta la Svezia nel gruppo F, insieme a Usa e Thailandia.

Per le sudamericane sarà un esordio non semplice contro una nazionale che, invece, di Mondiali ne ha disputati ben otto, ossia tutti dal 1991.

La squadra cilena è guidata dal 2015 dal ct José Letelier, ex portiere del Colo Colo,  il quale ha spinto le ragazze a fare bene sin da subito, tanto da ottenere un ottimo secondo posto alla Copa América nel 2018 giocata in casa oltre alla prima storica qualificazione alla fase finale di un Mondiale. Nel torneo sudamericano le cilene sono state sconfitte solamente dal Brasile; il pass per Francia2019 l’hanno ottenuto dopo la netta vittoria (4-0) contro l’Argentina.

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L’esultanza di Camila Saez dopo il gol che ha sbloccato il match qualificazione contro l’Albiceleste

I punti di forza della Roja sono sicuramente la tecnica e la velocità: caratteristiche che potranno mettere in difficoltà le svedesi. D’altra parte i punti deboli sono sicuramente la fisicità e la poca esperienza, problemi riscontrati anche durante le amichevoli contro Usa e Olanda (un netto 7-0).

Le stelle

L’atleta più brillante e più famosa della formazione è sicuramente il portiere Christiane Endler in forza al Paris Saint Germain. La capitana 27enne ha vinto il premio come miglior portiere della Division 1 Féminine oltre a essersi piazzata al sesto posto nella classifica mondiale 2018 stipulata dall’Iffhs.

Nata il 23 luglio 1991, alta 180 cm, Christiane Endler è la leader della Roja

Dotata di ottimi riflessi oltre che una grande abilità ai rigori, prima dell’approdo in Francia ha giocato nel Colo-Colo, Chelsea e Valencia.

Il tecnico Letelier dovrà fare a meno del difensore Carla Guerrero, infortunatosi in maniera grave, e del terzino sinistro Geraldine Leyton che ha deciso di abbandonare la nazionale. Quest’ultima ha prima rescisso il contratto con il il club spagnolo Sporting Club Huelva a gennaio e in seguito ha annunciato il suo ritiro dalla nazionale sul suo account Instagram qualche settimana fa

 

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Siempre estaré agradecida de haber tenido la oportunidad de haber sido parte de la selección chilena femenina y haber participado en la copa América el año 2018 y haber logrado esa anhelada clasificación al mundial. . Ser parte de ese proceso ha sido la mejor experiencia deportiva, de local , con tu gente a estadio lleno, se me llenan los ojos de lagrimas solo al recordarlo pero uno no vive del pasado y es momento de afrontar la situación actual, la que me tiene lejos de las canchas.Para quienes se preguntan y me preguntan a diario y agradezco por los mensajes de cariño y apoyo. . Estar en la selección requiere un compromiso personal y grupal,estar al 100% tanto física como psicológicamente. Lo intente,volví a entrenar pero no pude, la cabeza termina siendo tajante en ciertas ocasiones y si la cabeza está mal todo anda mal. Si se me diera la oportunidad de volver cuando me sienta al 100% la aprovecharé al máximo, si no se diera la oportunidad , apoyaré a mis compañeras siempre en cada partido y espero que cada uno lo haga desde sus casas. Muchas gracias por el cariño ❤️🇨🇱 #GL17

Un post condiviso da Geraldine Leyton 🇨🇱 (@fcaleyton) in data:

Una calciatrice che potrà, invece, sorprendere è Karen Araya, centrocampista del Siviglia di 28 anni dalle doti sia offensive e difensive, cercando di avvicinare il suo metodo di gioco a quello di un altro grande cileno come Arturo Vidal.

Karen Araya, numero 8 del Cile proprio come Arturo Vidal

Accanto ad Araya c’è la compagna di squadra Francisca Lara, nota per i passaggi decisivi finalizzati al gol.
In attacco spicca la tecnica di Yanara Aedo, María José Rojas e Daniela Zamora.
L’attaccante del Valencia Aedo fornirà le manovre necessarie per trovare gli spazi davanti per l’attaccante Zamora.

Dove arriverà il Cile?

Il ct Letelier ha ribadito che l’obiettivo primario è cercare di giocarsela con le grandi proprio come Svezia e Usa. Passare il turno sarebbe un gran bel risultato dato che comunque per le cilene è la prima apparizione iridata.

Quello del 1990, in Italia, non fu un grande Mondiale per il Brasile che raggiunse senza colpi eclatanti gli ottavi di finale, uscendo sconfitto dall’Argentina, con un score misero di quattro reti segnate in tutto il torneo. Solo una volta fece di peggio, sempre in Italia, nel 1934: segnò solo una rete, ma era un torneo diverso con 16 squadre con scontri a eliminazione diretta dove i verdeoro vennero battuti dalla Spagna per 3-1.

Immaginare una Coppa del Mondo senza il Brasile, per gli italiani che nell’estate di inizio ’90 si ritrovarono al centro dell’universo, era un’eventualità inammissibile. Eppure i Pentacampeão si ritrovarono con il pass in mano solo dopo un “testa a testa” sanguinolento – in tutti i sensi – contro il Cile. Una farsa, una messa in scena tanto teatrale quanto quasi ben riuscita. E di un involontario “eroe”, un fotografo che era lì al momento giusto.

Era il 3 settembre 1989. Brasile e Cile, entrambe nel Gruppo C sudamericano assieme al Venezuela, si giocavano al Maracanã l’accesso alla fase finale dei Mondiali italiani. Ai verdeoro sarebbe stato sufficiente un pareggio per staccare il biglietto, mentre per gli andini era necessaria una vittoria a tutti i costi.
La partita, manco a dirlo, si preannunciava caldissima e ostile come del resto era stato il match d’andata a Santiago del Cile il 13 agosto, che diventò subito una corrida, ma dalla quale il Brasile riuscì a portare a casa un prezioso pareggio con l’autorete di Hugo Gonzalez che il Cile annullò con la punizione di Ivo Basay.

La gara di ritorno, carica di aspettative e di tensione si giocò davanti a 160mila spettatori. Il primo tempo si chiuse sullo 0-0. Il Cile avrebbe dovuto ostinatamente trovare la rete del vantaggio, ma fu Careca a inizio ripresa, a portare avanti il Brasile. Passarono una ventina di minuti e al 69’ ecco l’evento che cambiò la storia del Cile, di tutta la popolazione tifosa e di alcuni calciatori.

Dalle tribune qualcuno lanciò un bengala che cadde a pochi metri dalla porta del cileno Roberto Rojas, soprannominato il “Condor” La situazione apparve subito grave: il portiere si rotolava a terra, con i guantoni, a coprire il volto, che pian piano diventarono rossi. Perdeva sangue dalla fronte.
I suoi compagni di squadra iniziarono a gridare “Assassini” all’indirizzo della torcida brasiliana. Rojas venne sollevato di forza e portato immediatamente negli spogliatoi, mentre l’arbitro argentino Loustau, che fino a quel momento non si era avvicinato per verificare la situazione, venne raggiunto da Fernando Astengo che preannunciò: «La mia squadra non rientrerà in campo».

Il match venne sospeso al 70’, ma la storia è a metà svolgimento: il Cile presentò ufficialmente un esposto alla Fifa chiedendo la vittoria a tavolino, condizione che, classifica alla mano, avrebbe garantito il viaggio in Italia. Per i brasiliani, invece, si trattava di un clamoroso imbroglio.
Regnava il caos: il Brasile non aveva in mano delle prove evidenti, le telecamere ripreso il momento e anche i fotografi persero l’attimo. Tutti tranne uno: il reporter Ricardo Alfieri, che lavorava per un giornale giapponese, è riuscito a immortalare 4-5 scatti che mostravano come il bengala fosse caduto dietro a Rojas, a una certa distanza dal portiere cileno e che Rojas, anziché allontanarsi dal fumo, vi si avvicinava, iniziando a sanguinare solo qualche decina di secondi dopo la caduta del fumogeno.

Venne così formata una apposita commissione, la Commissione Mosquera, con lo scopo d’indagare sugli avvenimenti dell’incontro del Maracanã, ma poco dopo fu proprio il portiere cileno a vuotare il sacco:

Mi sono ferito da solo…inserii in un’intercapedine del guanto sinistro un piccolo ma affilato bisturi. In campo l’attimo propizio arrivò quando una tifosa della torica lanciò il bengala. Fu a quel punto che estrassi il bisturi e mi ferii al capo

Negli spogliatoi Astengo che era d’accordo, fece sparire i guanti e occultò il bisturi. Il Cile che si era da poco liberato dalla dittatura di Pinochet cadde in un incubo imbarazzante. La reazione della Fifa fu durissima ed esemplare: il Condor venne squalificato a vita e il Cile fu squalificato per Italia ’90 ed escluso dalle qualificazioni a Stati Uniti 1994. Rojas venne anche cacciato dal club nel quale militava in quel periodo, i brasiliani del São Paulo.

Dopo una richiesta ufficiale di perdono, la Fifa gli ha concesso la grazia nel 2001 e poco dopo è tornato nel club brasiliano come allenatore delle giovanili.
In squadra aveva un promettente giocatore su cui ha puntato molto e creduto in lui, Kakà:

Era il minimo che potessi fare per ottenere il perdono dai brasiliani

Il danno e la beffa per il Cile, che torna a casa dopo i gironi di qualificazione e deve dire addio ai Mondiali del 2018 in Russia.

Ma cosa rende questa sconfitta ancora più bruciante? Per capirlo dobbiamo tornare indietro di un anno.

Siamo nel 2016 e il Cile si accorge che c’è una scorrettezza in atto da parte della Bolivia, che decide di schierare Nelson Cabrera sia nella partita con il Perù che in quella contro la propria squadra. Ma il giocatore, nato nel Paraguay, non ha tutte le carte in regola per schierarsi con la nazionale boliviana.

Vi ricordate la questione che si è scaturita dopo quella irregolarità? Anche noi della redazione di Mondiali.it ne avevamo parlato, quando ancora non si conoscevano né gli esiti del ricorso né le conseguenze che avrebbe avuto.

(Puoi guardare l’articolo a questo link)

Il Cile decide di fare ricorso, e così anche il Perù: vincono la questione, ottenendo la vittoria a tavolino per 3-0.

Ma a volte il destino è beffardo e adesso la squadra cilena si ritrova a rimpiangere amaramente quel ricorso vinto perché ha decretato la sua fine al Mondiale 2018.

Infatti, guardando la classifica sono propri i punti ottenuti dal Perù in quel ricorso a decidere le sorti del Cile.

Entrambe le nazionali chiudono il girone con 26 punti ma la differenza di reti porta il Perù ai play-off e il Cile direttamente a casa! E come se non bastasse il Cile è costretto anche a dover sentire la replica immediata di Cabrera, oggetto del ricorso, che così si esprime sui social:

Dios sabe lo que hace y sus tiempos son perfectos

…che tradotto in italiano vuol dire: “Dio sa quello che fa e i suoi tempi sono perfetti.”

Insomma, se quel giorno il Cile avesse deciso di chiudere un occhio ed evitare il ricorso, oggi la situazione sarebbe molto diversa. Anche se non avrebbe guadagnato quei due punti avuti grazie alla vittoria a tavolino, non avrebbe aiutato il Perù ad acquistare i tre punti decisivi che lo hanno portato dritto agli spareggi. Ora nel cartellone dei play-off ci sarebbe il nome della sua squadra e non di quella peruviana.

Certo, era difficile da prevedere che la situazione avesse cambiato rotta in questo modo inaspettato e anche danneggiato l’eventuale partecipazione al mondiale. Ma sembra proprio che il Cile non abbia ancora imparato la lezione e ci riprova.

Dopo la sua eliminazione eccolo nuovamente a fare polemica ed accusare le altre nazionali perché ritiene di essere stato danneggiato anche dai complotti contro la sua squadra. Gli imbrogli riguardano le misteriose frasi che Falcao, con la mano davanti alla bocca, ha sussurrato agli avversari nella partita Perù contro Colombia. Si accusano le due nazionali di aver fatto il cosiddetto “biscotto” che, oltre che a garantire dei vantaggi alle due squadre, avrebbe portato all’eliminazione del Cile.

Purtroppo, in un modo o nell’altro, il Cile non esce vincitore da queste polemiche e incrementare sospetti e nuove questioni ormai non può cambiare le sue sorti nel prossimo mondiale.

I Mondiali di Russia 2018 rappresentano un obiettivo troppo importante per restarne fuori e secondo alcune voci, pare che alcune squadre avrebbero tentato ogni sorta di stratagemma per passare le qualificazioni.

Le polemiche che si stanno diffondendo in questi giorni riguardano il girone del Sudamerica che tra misteriosi biscotti, tentativi di corruzione e anche usando l’arma della seduzione si siano giocati tutte le carte per volare direttamente in Russia.

Ma partiamo da alcune immagini e video che impazzano sul web e immortalano Falcao intento a parlare misteriosamente con gli avversari. In tanti si chiedono quale poteva essere il motivo di questi scambi di parola durante un incontro decisivo! Ecco che comincia ad aleggiare il sospetto di biscotto fra le due squadre in questione: Perù-Colombia.

La partita si conclude 1-1 ed è inevitabile chiedersi se i sospetti siano fondati o meno. Con questo risultato le due squadre hanno ottenuto un obiettivo comune, l’uscita del Cile dal mondiale, e prese singolarmente, il Perù arriva ai play-off mentre per la Colombia è accesso diretto in Russia.

Le motivazioni alla base del biscotto e il poco impegno dei giocatori, soprattutto negli ultimi minuti della partita, sembrano confermare che più di una calunnia di parla di un sospetto fondato.

E non è l’unico stratagemma in atto tra le squadre sudamericane: si parla addirittura di valigette piene di soldi che sono state viste girare intorno al team dell’Ecuador, che si apprestava a confrontarsi con l’Argentina. Sembra che qualcuno volesse far fuori dai Mondiali la squadra di Messi e avrebbe incitato con il denaro i giocatori avversari per spingerli a dare il massimo.

Qualunque sia la verità queste valigette non avrebbero potuto fare molto contro una squadra che già dai primi minuti era in vantaggio e che aveva già prenotato il volo per la Russia.

Ovviamente l’Ecuador smentisce ogni complotto contro la squadra avversaria, anche se ogni eventuale coinvolgimento, alla luce dei fatti, sarebbe ormai una questione inutile da affrontare.

Tra valigette e biscotti si arriva anche a calunniare il Paraguay di tentata prostituzione ai danni del Venezuela. Le due squadre si dovevano affrontare per l’ultima partita decisiva il giorno seguente, ma nella notte, in hotel pare si aggirassero delle belle donne intente a farsi notare per intrattenere i giocatori venezuelani.

Un obiettivo non riuscito, a detta del tecnico della squadra, perché i suoi giocatori sono persone serie, impassibili al fascino delle donne per rimanere concentrati in vista del match.

Calunnie o imbrogli? Accuse e scandali ruotano attorno a questo ultimo giorno di qualificazioni ma non servono a cambiare la formazione dei paesi che nel 2018 si giocheranno il titolo di campioni del mondo.

Il Cile è fuori, l’Argentina, il Brasile, la Colombia e l’Uruguay sono ai Mondiali e per il Perù si attendono i play-off.

Qualsiasi stratagemma, ormai, non serve più a nulla e ci auguriamo che in Russia, nel 2018, ci sia più gioco e meno polemiche, da parte di tutte le squadre. 

2 giugno 1962, campionato Mondiale di calcio che si sta svolgendo in Sudamerica in Cile. La Roja sfida l’Italia, guidata dal ct Paolo Mazza, nella seconda gara del Gruppo 2.

Lo stadio Nacional de Chile di Santiago è caldo e anche il clima prepartita è stato abbastanza acceso. In effetti, a riscaldare i giorni prima del match, due giornalisti italiani inviati in Cile, per mezzo di alcuni articoli, avevano descritto la capitale come triste e ricca di difetti.
Notizie mal digerite dal popolo cileno, così come era malvisto l’uso frequente di giocatori oriundi dalla nazionale azzurra, giocatori spesso d’origine argentina (storica rivale del Cile).

Nonostante i dissapori fuori dal campo, la partita viene giocata.

I calciatori italiani, prima del fischio d’inizio, portano mazzi di fiori bianchi verso gli spalti: mossa consegnata per spezzare il clima ostile.
Gli azzurri, però, ricevono una bordata di fischi e persino i fiori donati vengono calpestati.

Ad arbitrare la partita è l’inglese Kevin Aston, il quale dirige la gara un po’ troppo all’inglese, lasciando correre parecchi contrasti duri, tanto che l’andamento del match diventa sempre più violento.
Il metro di giudizio però sembra un po’ impari, con un maggiore severità da parte del giudice nei confronti degli azzurri. Al settimo minuto, un fallo di reazione del centrocampista italiano Giorgio Ferrini, per un intervento da tergo del cileno Honorino Landa provoca la prima espulsione.

                                                                            Giorgio Ferrini espulso dall’arbitro Aston

Durante la discussione che ne segue, l’azzurro Humberto Maschio, oriundo (originario di Avellaneda), viene colpito con un pugno dal giocatore cileno Leonel Sánchez. Lo stesso Sànchez apostrofa Maschio come tradidor!” .
L’arbitro Aston, voltato, e ancora impegnato a discutere con Ferrini, non si accorge di nulla.
L’italo-argentino cade a terra con il naso fratturato e rimane in campo completamente stordito, in quanto le sostituzioni non sono ancora ammesse.
Nella colluttazione ancora Sànchez sferra un secondo pugno al terzino sinistro David e ancora una volta il direttore di gara britannico fa finta di non vedere. Salvo, poco dopo, espellere lo stesso David, il quale reagisce ai continui sputi e ingiurie ancora di Sànchez.

L’Italia, in nove contro undici e con Maschio infortunato, non riesce a evitare la sconfitta. A segnare per i cileni: Ramírez al minuto 74 e Toro all’88esimo, per il 2-0 finale.

Quel match ai fini del girone costò caro all’Italia che nonostante la vittoria netta per 3-0 contro la Svizzera non riuscì a passare il turno.

Una partita che è rimasta nella storia e tuttora pare sia una delle più violente della storia dei Mondiali, tanto da essere definita la “Battaglia di Santiago”.