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Poco dopo le 10 di sera di martedì 3 aprile, il calcio nella sua fluida e infinita forma, ha cambiato faccia. Cristiano Ronaldo, spalle alla porta, si libera nell’aria per realizzare il gol del momentaneo 2-0 con cui il Real Madrid sta vincendo sulla Juventus. In rovesciata. Torino è l’epicentro di una nuova rivoluzione che parla portoghese e che si propaga su tutto il globo. Lui che sembra paranormale ha riscritto una nuova pagina della storia di questo sport.

Subito ci si domanda: «E’ il gol più bello della Champions League?». Di sicuro è il primo gol segnato in “bicicletta” da Cristiano Ronaldo. L’Allianz Stadium è pervaso da sentimenti contrastanti: beffa, stupore, disfatta, ammirazione. Prevale il senso del bello e del gusto: standing ovation per l’uomo che ha messo a segno 119 gol in Champions League (se fosse un club si piazzerebbe al decimo posto nella classifica assoluta), una sensazione ed emozione provata a campi invertiti quando fu Del Piero a ricevere gli elogi immortali del Bernabeu nel 2008.

E mentre Zlatan Ibrahimovic, impegnato nella conquista dell’America, si complimenta con CR7, sottolineando che «quel gol dovrebbe provarlo a fare da 40 metri» (con ovvia allusione a QUEL gol dello svedese), ci ritroviamo sempre al solito punto di riflessione: chi ha inventato la rovesciata?

Se ci fidiamo delle parole dogmatiche dello scrittore uruguaiano, Eduardo Galeano, la risposta allora è semplice: è Ramon Unzaga. Accadde nel gennaio 1914 allo stadio “El Morro”, non lontano dal porto di Talcahuano, in Cile. Spagnolo dei Paesi Baschi, poi naturalizzato cileno, Unzaga era solito spazzare in acrobazia anche in difesa e portò il gesto tecnico alla ribalta internazionale nel 1916 e nel 1920 in due edizioni della Copa América, quando i giornalisti argentini, estasiati dalla rovesciata, le diedero il nome di “cilena” in omaggio proprio alle origini dell’autore.

Sospeso nell’aria, una sforbiciata. Ma provate a dirlo a Callao, il più grande porto del Perù: in più di uno storcerebbe il naso ancora oggi. Il giornalista argentino, Jorge Barraza, in un suo interminabile viaggio alla scoperta della nascita della rovesciata, afferma che la paternità è da ricercare in qualche chalaco (nome degli abitanti di quest’area) di discendenza africana che provò l’acrobazia in una partita contro i marinai britannici.
Lo storico peruviano Jorge Bazadre annuisce e prova a dare una data: 1892. Quindi, seguendo questa ricostruzione, Unzaga avrebbe solamente copiato questo movimento visto e rivisto durante qualche partita tra la squadra di Callao e il team del porto cileno di Valparaiso.

Il Sudamerica rimane la patria, questo è certo. E tra Uruguay, Argentina, Cile e Perù, può il Brasile rimanere escluso e orfano di tale bellezza motoria? No e, infatti, il suo splendore è nella tecnica di Leônidas da Silva, attaccante funambolico, il “diamante nero” e di gomma per la sua capacità di realizzare gol fantastici e impossibili. Ancora Galeano, di lui, disse: «I gol di Leônidas erano talmente belli che persino il portiere avversario si rialzava per congratularsi».
E segnava, ovviamente, anche in bicicleta. Una delle sue prime risale ai primi anni ’30 quando giocava nelle giovanili del Bonsucesso, squadra di Rio de Janeiro.

Rovesciata, bicicleta, chilena, ma anche bicycle kick, bicyclette e fallrückzieher. I nomi sono disparati e gli autori anche, dai campetti amatoriali ai riflettori mondiali. E proprio tedesco parla il gesto che durante i Mondiali si è visto poche volte tramutarsi in rete. Il più iconico resta il gol di Klaus Fischer, durante la Coppa del Mondo del 1982 in Spagna: la sua prodezza portò la Germania Ovest sul 3-3 costringendo la Francia ad andare ai supplementari.
E sua è anche una massima di vita: «Ogni cross che porta a una rete in rovesciata, non è un buon cross». Il suo connazionale, lo scienziato Hermann Schwameder, esperto di tecnica motoria, infatti aggiunge che ci vuole «istinto, tanto coraggio, e un cross sbagliato».

La mitologia calcistica è piena zeppa di prodezze realizzate capovolti, guardando il mondo da sottosopra spinti da un soffio di vento leggero, per un istante. Cristiano Ronaldo allunga la narrazione, aggiungendosi ai vari Ronaldinho, Rivaldo, Van Basten, Igor Protti, Vialli, Inzaghi, Rooney, Mexes, Pinilla, Quagliarella, lo stesso Ibrahimovic, o l’eroe Bressan con la maglia della Fiorentina contro il Barcellona.
Pelé c’ha costruito su una carriera leggendaria, un marchio di fabbrica da osannare con l’exploit nel film “Fuga per la vittoria”; altra pellicola altrettanto celebre per noi italiani vede il ragionier Fantozzi rovinare fragorosamente al suolo polveroso dopo un goffo tentativo.
Come nella mitologia greca c’era la rappresentazione perfetta e scultorea del vigore umano e maschile, la rovesciata di Carlo Parola è la perfezione fatta istantanea in grado di cristallizzare le ere e i decenni. Oggi continua a essere il logo della figurine Panini, lui fu il primo a utilizzarla con frequenza in Italia e memorabile è quella del 15 gennaio 1950, al minuto 80 di Fiorentina – Juventus.

 

Ma la rovesciata è anche un urlo di giubilo strozzato in gola. Un “cosa sarebbe successo se quella palla fosse entrata?”.  Chissà come sarebbe il mondo, a quest’ora, se il difensore statunitense Marcelo Balboa avesse segnato con quella rovesciata il gol del 3-0 contro la Colombia durante i Mondiali del 1994. Chi lo sa, forse avremmo uno dei gol più spettacolari di sempre. Invece quel match finì 2-1 e una rete americana in realtà fu un’autorete tristemente nota.

 

Fonte dell’articolo:  Who Invented the Bicycle Kick?: Soccer’s Greatest Legends and Lore di Paul Simpson e Uli Hesse.