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I calciatori italiani sono sparsi ovunque tra Europa e resto del Mondo. Oggi la rubrica Italians si sposta alla “vicina” Grecia per parlare dell’unico calciatore italiano in terra ellenica.

Se fino a qualche anno fa a rappresentare l’Italia nella Super League greca era il difensore Bruno Cirillo, leader nel Paok Salonicco, attualmente a rappresentare l’Italia è il portiere del Panetolikos, Luigi Cennamo.

Classe 1980, l’estremo difensore Cennamo è nato a Monaco di Baviera. Il papà è napoletano mentre sua madre è greca. All’età di 3 anni però si trasferisce in Grecia a Salonicco. Il Paese greco diviene la sua casa.

Proprio a Salonicco muove i primi passi da calciatore. Nel capoluogo della Tessalonica, Luigi si forma umanamente e calcisticamente.

Il legame con l’Italia, seppur diviso fisicamente, è forte. L’amore per Napoli e per il Napoli sono il suo punto di cucitura con il Bel Paese.

Come prima domanda ti vorrei chiedere come sei riuscito a diventare portiere, da quando hai coltivato questa passione?

La passione per il calcio lo avuto giocando per strada con i miei amici di lì la voglia di diventare portiere. L’idea di poter salvare la mia squadra da un tiro o un’azione ma ha subito affascinato. Il piacere di essere unico.

Attualmente sei in Grecia, praticamente è quasi una seconda casa? Come ti trovi?

Posso tranquillamente affermare che la Grecia è la mia prima casa. Subito dopo metto l’Italia. Sono cresciuto qui e per tanto sono grato a questa terra. Amici e parenti sono qui in Grecia anche se ho alcuni famigliari a Napoli. Spesso li vado a salutare, anche se ora manco da qualche anno per via dei vari impegni di lavoro.

Come mai non sei mai riuscito a venire in Italia per provare un’esperienza nel calcio italiano?

Ho provato molte volte a presentarmi per qualche provino, ma essendo un portiere proveniente da un calcio estero, la situazione è più complicata. La scuola dei portieri italiani è molto buona e ogni anno ci sono nuovi talenti. La concorrenza quindi è molto forte e per un estremo difensore proveniente da altri campionati il livello di difficoltà è superiore.

Sei praticamente nato e cresciuto all’estero, in cosa ti senti realmente italiano?

Mi sento mezzo greco e mezzo italiano (ride, ndr). Una cosa è certa mi piacerebbe venire a vivere in Italia per provare a vedere cosa si prova ad essere italiani al 100%. La mia famiglia si è ambientata bene qui in Grecia, però mai dire mai.

Vieni spesso in Italia, magari per piacere o vacanza?

Vengo in Italia almeno ogni 4/5 anni per salutare i miei parenti. Ho tanti cugini nel napoletano, tra Napoli, Ischia e Positano. Mi piacciono tanto quei posti e adoro stare in famiglia. La prossima estate quasi sicuramente ritornerò in Campania per fare un salto e magari una vacanza.

Anche se non hai provato in prima persona il calcio italiano, sapresti comunque dirmi quali secondo te sono le sostanziali differenze tra il calcio greco e quello italiano?

La differenza tra il calcio italiano e quello greco è netto. Vivendolo quotidianamente e in prima persona posso ribadire che il calcio ellenico ha molti problemi. Il gap tra la Serie A e la Super League Greca è netto, su una cosa però c’è da complimentarsi con la Grecia, ed è il tifo. I tifosi greci hanno tanta passione così come gli italiani. Gli stadi sono sempre pieni e il pubblico è sempre vicino alla squadra.

Qual è stata l’esperienza più bella e importante della tua carriera?

Ho un ricordo piacevolissimo della stagione 2010/2011 proprio con la mia squadra attuale, il Panetolikos. Dopo una prima parte di stagione molto sofferta, siamo riusciti a conquistare una storica promozione in Super League dopo ben 36 anni. I tifosi hanno festeggiato per oltre due mesi e la città di Agrinio per motlo tempo è stato in un clima di festa. I tifosi sono molto caldi e ci sono sempre vicini, è stato emozionante.

I tuoi genitori hanno lasciato la Campania per cercare lavoro in Germania, è stato difficile cresce lontano dai cari?

Devo dire che essendo già nato in Germania ha facilitato le cose. Diciamo che avendo sempre i miei genitori vicino non ho sentito molto la mancanza di altri cari. Sono cresciuto comunque con l’affetto e mi reputo molto fortunato.

Il calcio ti ha dato molto? Credi che anche tu abbia dato molto allo sport?

Il calcio è stato ed è tuttora per me una scuola, la scuola della vita. Mi ha dato la possibilità di guadagnare, lo ammetto, ma mi ha dato tanto soprattutto a livello umano. L’esperienza e l’autostima mi è stata data proprio grazie a questo sport. Dopo 21 anni di carriera posso certo ribadire che il calcio mi ha fatto diventare quello che sono: un professionista ma anche uomo.
Mi piacerebbe anche dare e non appena smetterò mi dedicherò agli insegnamenti ai bambini, perché mi piacerebbe offrire loro quello che è stato dato a me.

Cosa credi che ti manchi ancora, a livello sportivo e umano?

Essendo uomini, siamo essere imperfetti e ogni giorno vogliamo qualcosa in più. Anche io sono del parere che mi mancano ancora tante cose. Non è una gara a chi è più bravo, ma ogni giorno dobbiamo avere la voglia di continuare ad imparare.

Hai un sogno nel cassetto?

In realtà se la domanda mi fosse stata fatta qualche anno fa, avrei elencato molte cose. Negli ultimi ani però sono maturato di più e posso ritenermi fortunato di quello che ho: famiglia, calcio ecc… Vivo il presente al 100% così che io mi possa sentire appagato.

Se ti dovesse arrivare una proposta dall’Italia, l’accetteresti?

Si perché no! Cosa la vita mi offre l’accetterò, anche perché mi piacerebbe vivere in Italia sia da comune cittadino e magari anche da portiere.

Sei l’unico italiano che gioca in Grecia, consiglieresti ad altri portieri a fare un’esperienza all’estero?

Un portiere deve essere professionale. Tuttavia se non ci sono altre proposte interessanti, consiglierei un’avventura nel calcio greco. Nonostante tutto si vive bene e c’è la passione.

Dario Sette