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Domani 9 febbraio si inaugurano i Giochi Olimpici invernali di Pyeongchang 2018 e uno dei momenti più attesi di questo evento è la grande e scenografica cerimonia d’apertura.

Vi ricordate quando fu il nostro paese ad ospitare i giochi invernali? Torniamo indietro fino al 2006 e vediamo come si è trasformata Torino, sede delle Olimpiadi, per quell’occasione di importanza internazionale.

La cerimonia è avvenuta il 10 febbraio in prima serata all’interno dello Stadio Olimpico con un record assoluto di partecipanti sia in loco che come telespettatori incollati davanti alla televisione. Fu addirittura considerato il migliore evento europeo dell’anno!

E chi se non una grande campione era più adatto ad aprire la cerimonia? Juri Chechi, ginnasta italiano campione ad Atlanta 1996, in un alternarsi di luci e fiammate, batteva un martello su una grande incudine riproducendo il suono tipico del gong. Questo ingresso altamente suggestivo serviva a simboleggiare la città di Torino, tipicamente industriale.

Subito dopo, lo spettacolo è continuato con le scintille di passione, vale a dire pattinatori in abiti rossi che sfrecciavano per tutto lo stadio esaltando le nazioni partecipanti.

Prima della sfilata con tutti i protagonisti della competizione, si è svolto il rito della consegna del tricolore italiano che ha visto una splendida Carla Bruni porgerlo con grazia all’Arma Carabinieri in alta divisa, sulle note dell’Inno di Mameli.

La sfilata è stata un tripudio di colori e bandiere dedicate ad ogni paese partecipante: la prima ad entrare in scena è stata la Grecia e l’ultima la nostra Italia, con l’allora giovanissima portabandiera Carolina Kostner, astro nascente del pattinaggio.

Tra momenti dedicati alla cultura italiana, con la lettura di parti della Divina Commedia di Dante Alighieri, e a quella artistica, simboleggiando la Venere del Botticelli con l’eterea figura di Eva Erzigova che esce da una conchiglia, lo spettacolo è continuato con uno show aereo che ha visto volare il Sole e la Luna all’interno dello stadio.

Non sono di certo mancate le personalità illustri dello sport e dello spettacolo come Roberto Bolle e Luca Badoer e i più alti esponenti politici, come il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

E dopo l’ingresso della bandiera olimpica portata per la prima volta da donne e l’inno dei Giochi Olimpici diretto da Claudio Baglioni, è arrivata lei, la fiaccola olimpica, simbolo dell’intera competizione.

L’onore di introdurla nello stadio è stato dato ad Alberto Tomba prima di passare nella mani di altri grandi campioni olimpici.

Una cerimonia di così grande impatto scenico non poteva che concludersi con una performance di grande rilievo, con protagonista un eccelso Luciano Pavarotti che ha cantato Nessun Dorma, emozionando tutti i presenti che grazie alla scenografia si sono improvvisamente ritrovati in un teatro lirico.

Tra applausi e fuochi d’artificio Pavarotti si è esibito in quella che sarebbe stata la sua ultima apparizione in pubblico prima della morte.

Quali emozioni ci riserverà domani Pyeongchang? Dopo avere rievocato i momenti salienti della Cerimonia d’apertura ai Giochi di Torino 2006 attendiamo con ansia di scoprire come ci stupirà ed emozionerà la Corea del Sud nella giornata di domani.

Torna per amore del pattinaggio, ha detto più volte. Per riprendere in mano la sua carriera agonistica ed essere lei a decidere quando smettere e in che maniera, senza l’imposizione dall’esterno. Il pattinaggio artistico italiano riabbraccia la sua divinità più luminosa: Carolina Kostner, il 9 dicembre, rientra in gioco, in una competizione ufficiale.

Al 49° Golden Spin, nona e tappa conclusiva delle Challenger Isu 2016, il secondo circuito internazionale dopo il Grand Prix; è il palaghiaccio di Zagabria il palcoscenico del suo ritorno, esattamente dove nel 2008 e 2013 ha conquistato due dei suoi cinque Europei. Solo alcuni dei tanti, tantissimi successi nella carriera dell’atleta altoatesina, bloccata per 985 giorni: in mezzo anche una squalifica di tredici mesi (scaduta il 31 dicembre scorso) per il caso Alex Schwazer, suo fidanzato all’epoca dei fatti.

Una pagina scura, da strappare in fretta per la ragazza 29enne che non disputa una gara ufficiale dal 29 marzo 2014, dai Campionati mondiali a Saitama in Giappone, dove conquistò il bronzo, uno di 26 luccicanti medaglie dove a brillare sono soprattutto il bronzo alle Olimpiadi invernali di Soci 2014 e la medaglia d’oro ai Mondiali del 2012.

E’ il 31 marzo 2012, a Nizza, all’interno del Palais des Expositions Acropolis, Carolina si classifica prima nel programma libero, segnando il proprio nuovo record personale e vincendo la medaglia d’oro con 189,94 punti. Prima pattinatrice italiana nella storia ad ottenere l’iridato nel pattinaggio di figura singolo e momento storico per il pattinaggio azzurro che, oltre al successo nel 2001 di Barbara Fusar-Poli e di Maurizio Margaglio nella danza, mai aveva raccolto un titolo individuale.
Dietro di lei la russa Alena Leonova e la giapponese Akiko Suzuki, ma gli applausi sentiti, squillanti che coprono le note di Mozart, il pezzo di sottofondo dell’esibizione dell’altoatesina, sono tutti per lei. Lei che, pian piano si scioglie, sorride e intuisce l’impresa al suo decimo mondiale, dopo due bronzi, nel 2005 e nel 2011, e un argento, nel 2008.

Maestosa ed elegante, nel 2012, a 25 anni, qualcuno ipotizzò un suo ritiro ora che era sul gradino più alto del podio, da regina mondiale, ma lei aveva ancora un obiettivo in testa, visto sfumare disgraziatamente più volte: una successo alle Olimpiadi invernali. Predestinata, ma anche dannata, portabandiera alle Olimpiadi in Italia, a Torino 2006, appena maggiorenne, in quelli che dovevano essere i suoi Giochi, poi trasformati in un incubo a causa di una caduta.
Una maledizione che la perseguiterà anche a Vancouver 2010, altra caduta. Un incantesimo spezzato, quando sembrava quasi impossibile, a Sochi, in Russia, nel 2014. Pronta mentalment e fisicamente, non ha tradito se stessa e tutti gli appassionati: nel programma libero, sulle note del Bolero di Ravel è stata perfetta, cristallina e dolce. Una medaglia di bronzo che sa tanto d’oro.

Se non bastavano le emozioni a dirci che Carolina Kostner è stata e lo sarà per molti decenni ancora, la pattinatrice più limpida e preziosa dello sport azzurro, la medaglia di bronzo ha regalato quel senso di compiutezza che la carriera della bolzanina meritava. Ma forse, non è finita qui…