La maglia indossata – per celebrare i 120 anni della Sampierdarenese – era un’eccezione, la conferma invece è sempre e solo lui. Fabio Quaglierella. Questa volta il solito gol non è bastato per evitare la sconfitta per 2-1 della Sampdoria nello scontro diretto con l’Atalanta, ma, come ogni domenica di fatto, il numero 27 blucerchiato ha fatto macinare altri record personali. Il capitano è solo il secondo giocatore nella storia della Serie A ad aver segnato almeno 20 reti a 36 anni compiuti, dopo Luca Toni nelle stagioni 2013/14 e 2014/15. E ancora, ha stabilito il suo nuovo primato di gol, 20, segnati in una singola stagione di A. In più è il 6° giocatore blucerchiato ad avere toccato questa quota in un singolo campionato di A, dopo Montella, Chiesa, Brighenti, Firmani e Bassetto.
Può bastare? Certo che no, perché con il rigore di ieri, il 7° stagionale calciato ma il 6° realizzato (respinta di Sirigu del Torino al Ferraris), ha anche raggiunto Omar Sivori al 27° posto della classifica cannonieri di A all-time, a quota 147: prossimo obiettivo Adriano Bassetto (149), icona blucerchiata.
Peccato, perché Quagliarella si era immaginato una domenica differente. Aveva stretto i denti per esserci, in settimana aveva gestito la sua preparazione a causa di quel problema alla coscia destra accusato a Ferrara, nel secondo tempo, che lo aveva costretto a chiedere il cambio. Non era al meglio, ieri, e alla prima palla toccata si è dovuto subito confrontare con la fisicità di Mancini. Ha dato il suo contributo, quel che poteva e aveva nelle gambe, ha segnato il rigore e ha finito la gara con solo un numero sulla schiena, il “2”, perché il “7” gli è stato strappato da un difensore.
Una giornata dolce-amara per Quagliarella, ma ancora una rete pesantissima che gli consente di battere il suo record stagionale in Serie A e al contempo lo trascina in vetta alla classifica marcatori sopra Cristiano Ronaldo e Krzysztof Piątek. Da non crederci.
Gli accostamenti e le associazioni, soprattutto nel calcio, sono il passatempo preferito di appassionati o addetti ai lavori. Accostamenti che, ovviamente, non trovano mai conferme corrispettive nella realtà. Lui, pupillo di Zibì Boniek, è polacco come Lewandowski, attaccante del Bayern Monaco esploso al Borussia Dortmund. Robert ha ancora 30 anni, è quello che ha segnato cinque reti in nove minuti contro il Wolfsburg tre anni fa o piazzato il poker contro il Real Madrid, in Champions League.
Certo, non saranno i quattro gol contro la corazzata spagnola, ma Krzysztof Piatek, il gioiellino 23enne del Genoa, ha fatto il suo esordio in Italia segnando lo stesso numero di gol contro il Lecce, nel match d’agosto di Coppa Italia. In 37 minuti e offrendo una discreta versatilità, attaccando lo spazio, di testa, di opportunismo. E da quel momento, il ragazzo venuto dal Cracovia, non si è ancora fermato: esordio in Serie A e rete contro l’Empoli, doppietta poi nella nefasta disfatta della sua squadra al Mapei Stadium contro il Sassuolo (con il Genoa che non ha giocato la prima giornata per rispetto delle vittime del crollo di ponte Morandi).
E’ l’uomo del momento,capocannoniere con tre reti in Serie A assieme a Benassi della Fiorentina. Ma se allarghiamo lo sguardo, sono sette i timbri ufficiali, nessuno come lui è partito così bene nei cinque campionati principali europei. Solo Pablo Sarabia del Siviglia ha segnato lo stesso numero di gol, ma in nove presenze tra Liga, preliminari di Europa League e Supercoppa di Spagna. Poi, i nome che seguono sono roboanti: c’è proprio Lewandowski con sei, Benzema e Agüero con cinque, Messi e Mbappé con quattro.
In patria, con la maglia biancorossa del Cracovia, nella massima serie polacca ha siglato 32 gol in 65 partite e, dopo solo tre uscite ufficiale con i gialloblu, ha superato il top score dell’anno passato, Lapadula che si è fermato a sei centri.
Piazzarlo i gigante d’Europa è chiaramente un azzardo, ma Piatek, dall’alto dei suoi 185 centimetri d’altezza, può senz’altro crescere. E Genova, sponda rossoblu, sorridere.
Di elogi e di apprezzamenti ne ha avuti tanti, ma è fondamentale andarci piano. Se ne rientra in Italia con una medaglia di bronzo al collo, dopo la vittoria nella finalina della Nazionale Under-20 contro l’Uruguay ai calci di rigore, e con una bella scarpa d’oro, riconoscimento come capocannoniere del Mondiale appena concluso. Cinque gol per Riccardo Orsolini, piacevolissima sorpresa di quest’avventura dei ragazzini di Evaniche hanno scritto la storia arrivando laddove mai erano arrivate le altre Nazionali, a un passo dalla gloriosa finale.
Ala destra con il numero sette sulle spalle, Orsolini è nato ad Ascoli Piceno il 24 gennaio 1997. La Juventus, sbaragliando la concorrenza, l’ha comprato nel gennaio 2017 parcheggiandolo sempre ad Ascoli dove ha disputato 41 presenze in Serie B con otto reti e una presenza in Coppa Italia. Dopo la sua brillante performance al Mondiale già si parla di un suo inserimento nella formazione allenata da Massimiliano Allegri che, forse, starebbe più saggiamente pensando a un anno di prestito per poter giocare con continuità e svezzarsi definitivamente.
Un post condiviso da RICCARDO ORSOLINI ?? (@riccardo_orsolini11) in data:
Orsolini ha segnato ben 5 gol, tutti uno dopo l’altro: ha aperto le marcature contro il Sudafrica e poi non si è fermato contro Giappone, Francia, Zambia e Inghilterra, l’ultima sua vittima prima di una partita non troppo entusiasmante contro l’Uruguay. Capocannoniere, dunque, ma non solo: è il giocatore italiano ad aver segnato di più in un Mondiale Under-20, battendo il precedente record, di quattro reti, di Graziano Pellè nell’edizione del 2005 giocata in Olanda.
Ma chi sono stati i bomber delle passate edizioni? E che fine hanno fatto?Alcuni nomi sono davvero altisonanti, altri sono finiti nel dimenticatoio, passati per grandi promesse a semplici meteore. E poi ci sono quelli che sono rimasti nel limbo tra l’esplodere definitivamente e il rammarico per qualcosa di intentato. Come Javier Saviola, centravanti argentino, che nell’edizione del 2001 vinse la classifica dei marcatori con 11 reti alle spalle di altri nomi di un certo spessore come Djibril Cisse o Adriano. El conejo ha fatto vedere grandi cose al River Plate e poi al Barcellona, ma la sua stella ha brillato a intermittenza passando anche per Grecia e Italia, nel Verona.
Stessa sorte, ma più amara per il connazionale Fernando Cavenaghi e capocannoniere dell’edizione 2003 con quattro reti. Il classe ’83, ritiratosi a soli 33 anni anche a causa di problemi al ginocchio, è salpato anche lui dal River Plate per cercar fortuna in Europa, trovando dimora nello Spartak Mosca, in Russia, e girovagando per diversi club tra Francia, Spagna e Cipro. Nell’edizione delle quattro reti di Pellè, a vincere la classifica del 2005, fu un altro argentino sul quale non ci dilungheremo molto: Lionel Messi con sei reti realizzate in tutto il torneo. La generazione di craque argentini non è ancora finita: nel 2007 è il turno di Sergio Agüero, soprannominato El Kun, che ha da poco compiuto 29 anni, mantenendo medie realizzative impressionati. Solo tre club hanno avuto, per il momento, la fortuna di avercelo nella propria rosa: Independiente, Atlético Madrid e Manchester City.
Di Dominic Adiyiah, invece, si sono perse le tracce: eroe del Ghana nel 2009 con ben otto realizzazioni, l’attaccante è ricordato per esser stato comprato dal Milan che provò a piazzare il colpo del futuro, pagandolo 1,4 milioni di euro. Non giocò mai in prima squadra, ma iniziò un lungo e infinito pellegrinaggio tra Reggina, Partizan, Karşıyaka (squadra di seconda divisione turca) e Arsenal Kiev. Attualmente gioca nel Nakhon Ratchasima, squdra thailandese.
Il suo connazionale, Ebenezer Assifuah, è invece il capocannoniere del 2013 con sei reti e una carriera ancora da costruire. L’attaccante nato ad Accra, che deve ancora compiere 24 anni, ha giocato quattro stagioni al Sion, in Svizzera, prima di passare al Le Havre in Francia. Due anni prima, nel 2011, a portare a casa la scarpa d’oro fu Henrique, attaccante brasiliano, con cinque reti, le stesse messe a segno da Lacazette, giocatore del Lione di cui tutti aspettiamo la definitiva consacrazione anche dopo aver visto un gol del genere contro la Roma in Europa League:
Nel 2015, infine, lo scettro come bomber del Mondiale Under-20 è andato all’ucraino Viktor Kovalenko, classe 1996 e attualmente nello Shakhtar Donetsk. Insomma, anche per Riccardo Orsolini, il futuro è un’incognita e tutto ancora da scrivere. Starà a lui scegliere se essere ricordato come enfant prodige o signor nessuno…