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Nel 1909 partiva la prima edizione del Giro d’Italia. La tappa inaugurale, Milano Bologna, fu vinta da un corridore romano di 20 anni che si sarebbe ripetuto anche nella frazione conclusiva di quel Giro. Dario Beni non indossò però la tradizionale maglia rosa in onore del giornale che organizza la corsa, la Gazzetta dello Sport. Il simbolo del leader della classifica generale sarebbe arrivato solo nel 1931 per iniziativa del Patron della Rosea, Armando Cougnet. Beni concluse quel Giro al settimo posto, dopo il ritiro divenne anche Ct della Nazionale italiana di ciclismo alle Olimpiadi di Berlino nel 1936.


110 anni dopo

Sono dovuti trascorrere 110 anni prima che un corridore romano tornasse a indossare la maglia rosa (anche se Beni sembra fosse nativo di Albano Laziale). Nella sesta tappa Cassino San Giovanni Rotondo, la doppietta italiana fa felici Fausto Masnada e Valerio Conti. Il primo vincitore di tappa, il secondo nuova maglia rosa con un minuto e 41 secondi di vantaggio su Giovanni Carboni (nuova maglia bianca). Conti ha approfittato della caduta che ha coinvolto l’ex leader della classifica generale, Primoz Roglic, precipitato all’undicesimo posto con 5 minuti e 24 secondi di ritardo. Nibali è 14mo, attardato di sei minuti e 3 secondi.


L’ultimo italiano a indossare la maglia rosa era stato proprio lo Squalo nel 2016, edizione poi vinta. Valerio Conti, romano e romanista, classe 1993, corre per la Uae Emirates. Figlio d’arte, suo padre è stato ciclista professionista dal 1977 al 1984 vincendo il Giro Juniores nel 1976. E anche suo Zio Noè scelse la bicicletta negli anni ’50, facendo il gregario di Fausto Coppi e gareggiando insieme, tra gli altri, a Louison Bobet e Gastone Nencini.

Per un italiano, la Maglia Rosa è la cosa più bella del mondo. Cercherò di tenerla il più a lungo possibile finché le mie gambe e il mio cuore me lo permetteranno. Questa è la prima volta in cui mi trovo in testa ad una corsa a tappe. Sono emozionato (Valerio Conti)