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Nella Sala Monumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono stati presentati i Mondiali di Scherma Paralimpica Roma2017 che si svolgeranno nella capitale dal 6 al 12 novembre.

Con il Ministro per lo Sport, Luca Lotti, il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Malagò ed il Presidente della Federazione Italiana Scherma, Giorgio Scarso, c’erano anche atleti della Nazionale azzurra, da  Beatrice “Bebe” Vio ad Alessio Sarri.

Ai mondiali di Scherma Paralimpica Roma2017 parteciperanno oltre 300 atleti provenienti da più di 40 Paesi.

Tra le azzurre in prima linea Bebe Vio:

“Per noi è importantissimo, credevo molto nelle Paralimpiadi di Roma 2024 ci siamo rimasti malissimo. Era anche la tesina della mia maturità, ci tenevo veramente tanto.

Tutti crediamo tanto nello sport, sappiamo quanto possa fare bene e sappiamo quanto un atleta paralimpico possa essere d’esempio per altri. È quindi importantissimo, sono felicissima, noi faremo tutto il possibile per fare bella figura”.

I Campionati del Mondo di scherma paralimpica, che si svolgeranno a Roma dal 6 al 12 novembre,vedranno il coinvolgimento di oltre 300 atleti provenienti da più di 40 Paesi: tra questi anche gli atleti della Nazionale azzurra, reduci dai successi iridati di Eger2015 e dai Giochi Paralimpici Rio2016.

E della Coppa del Mondo di Varsavia, appena terminata e fruttata al contingente azzurro ben 6 medaglie. Saliti sul podio, per il primo posto, Bebe Vio nel fioretto B, che ha battuto ancora una volta in finale la cinese Zhou, replica della finale paralimpica a Rio 2016, per il secondo posto Marco Cima nel fioretto B, per il bronzo Edoardo Giordan ben due volte: nella sciabola  e nella spada A, come William Russo nella spada C e il trio della sciabola femminile (Trigilia, Mogos e Pasquino).

Un campione, si sa, non lo è solo in campo durante una gara, ma lo è a 360 gradi, anche nella vita quotidiana. Un gesto d’affetto, di rispetto e di passione, infatti, può essere più indelebile di un trionfo in un match o della conquista di un trofeo.

Proprio questo è quello che capita a quei fuoriclasse che sono veri uomini anche lontano dalle competizioni agonistiche.

Bebe Vio, vincitrice dell’oro paralimpico nel fioretto alle Olimpiadi di Rio 2016 e icona dello sport italiano,fa parlare molto di sé anche quando non è in pedana. Tra sketch ironici sulla sua disabilità e campagne di sensibilizzazione per le vaccinazioni, la campionessa ha regalato un’immensa gioia a una sua collega di fioretto Alice Pigato, un’atleta 16enne di Novi Ligure. Durante un torneo valido per il campionato nazionale la giovane Alice ha portato a casa la terza posizione, preceduta da Alessia Biagini e proprio da Bebe Vio, vincitrice della prova. La campionessa paraolimpica, al momento della premiazione, non ha esitato un attimo nel regalare la sua medaglia d’oro proprio ad Alice.

Ma Bebe Vio non è stata la prima a fare quest’umile gesto. In passato, infatti, campionissimi come ad esempio il rugbista neozelandese Sonny B Williams o la Nazionale azzurra di pallavolo maschile o il pugile Carl Frampton.

Williams, il centro degli All Blacks, poco dopo aver ricevuto la medaglia d’oro  della Coppa del Mondo 2015 a Londra, ha voluto premiare un ragazzino che era entrato in campo proprio per abbracciare il suo beniamino. Il piccolo, dopo essersi divincolato dalla polizia è riuscito a farsi notare dai giocatori neozelandesi che stavano festeggiando la vittoria ed è stato preso in custodia proprio da Williams, il quale dopo quest’umile gesto è stato definito golden heart.

E dal cuore d’oro sono stati anche i ragazzi della nazionale italiana di pallavolo, i quali hanno deciso di donare il premio di 50mila euro ottenuti dalla Fondazione Giovanni Agnelli alle popolazioni colpite dal terremoto in Umbria, Lazio e Marche. Durante la stessa premiazione, anche il fiorettista Daniele Garozzo, oro a Rio 2016, ha voluto devolvere la vincita di 150mila euro in beneficenza.

Anche dalla Scozia giungono notizie dal sapore romantico. L’ex allenatore del Glasgow Rangers, Mark Warburton, colui che è stato l’artefice del ritorno in Premiership della squadra più titolata di Scozia, ha regalato la sua medaglia a un piccolo supporter dei Gers affetto da una rara malattia. Il gesto è stato complimentato in primis dal giovane fan ma soprattutto da altri personaggi famosi.

Un gesto insperato l’ha subito anche un altro giovanissimo appassionato di boxe, Devon Gillespie, il quale ha ricevuto a sorpresa la medaglia del pugile nordirlandese, Carl Frampton. Dopo aver firmato l’autografo al piccolo Devon, il boxer britannico gli ha piacevolmente offerto la medaglia ottenuta poco prima.

Discorso inverso è accaduto al forte pugile irlandese, Michael Conlan. Un bambino di 5 anni ha fatto recapitare all’atleta una lettera scritta di suo pugno oltre che una medaglia vinta a scuola per sottolineargli la sua ammirazione nonostante la sconfitta subita alle Olimpiadi in Brasile.

Il tecnico, Josè Mourinho, è stato addirittura due volte coinvolto in “generosi” regali ad estranei. Lo Special One, forse troppo abituato a vincere, ha regalato, sia nel 2009 quando era allenatore dell’Inter dopo la sconfitta in Supercoppa Italiana che nel 2015 quando era al Chelsea, la sua medaglia d’argento a persone presenti in tribuna.

C’è chi però la sua medaglia d’oro olimpica l’ha proprio svenduta in maniera più che goffa. Il polacco Pawel Fajdek, campione del mondo nel lancio del martello a Pechino 2015, dopo aver festeggiato la vittoria a suon di brindisi, ha pagato il taxi che lo ha riportato a casa proprio con la medaglia d’oro vinta qualche ora prima non avendo contanti. Per fortuna le autorità cinesi hanno rimediato all’errore dell’atleta visibilmente ubriaco.

Vabbè, nel bene o nel male regalare una medaglia fa sempre notizia.

Dario Sette