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Non sottovalutare l’Australia o meglio non guardare il Paese dell’Oceania con “occhi maschili”. E’ la nostra sfida, più che delle calciatrici stesse della Nazionale italiana che domenica 9 giugno, ore 13.00, (qui per sapere dove guardare la partita) fanno l’esordio ai Mondiali femminili dopo esattamente 20 anni. Nel Girone C, contro l’Australia – come detto – e non solo: le ragazze di Milena Bertolini se la dovranno vedere anche con la Giamaica, positiva debuttante assoluta nella storia della Coppa del Mondo, e, infine, con il Brasile che ha preso parte a tutte le sette edizioni precedenti ma non ha ancora vinto.  Conosciamo meglio le avversarie:

Australia

Le azzurre agli ordini di Milena Bertolini scenderanno in campo per la prima volta – dopo un’assenza lunga 20 anni al Mondiale femminile – domenica 9 giugno (ore 13) a Valenciennes contro l’Australia. Le prime avversarie delle nostre ragazze hanno una storia che sembra simile a quanto accaduto al movimento femminile in Italia. Il loro riconoscimento, a livello ufficiale, è stato un lungo percorso, nonostante la loro presenza continua nella fase finale dei Campionati del Mondo. Esclusa la prima edizione, infatti, le australiane hanno sempre partecipato. I risultati nono sono stati esaltanti, con tre eliminazioni ai quarti di finale in sei partecipazioni. Il loro punto di forza è la 26enne attaccante Sam Kerr, che fa della velocità e della prestanza fisica le sue doti migliori.

 

Giamaica

Il secondo impegno delle nostre azzurre, venerdì 14 giugno (ore 18) metterà di fronte l’Italia alla sorpresa Giamaica. Le centro-americane sono 53esime nel ranking mondiale e questo dato potrebbe spingere a dare per scontata una loro eliminazione al primo turno (si qualificano direttamente le prime due di ogni raggruppamento e le quattro migliori terze), ma in queste competizione le motivazioni possono portare a superare gli ostacoli. La Giamaica è alla sua prima presenza a un Mondiale, ma non per questo può essere sottovalutata. Jody Brown ha solo 17 anni, è del 2002 e gioca ancora nella Montverde Academy, scuola del Florida, in America. Ha talento, gioca in attacco, e si messa in mostra nei tornei giovanili Concacaf

 

Brasile

Leggere il nome Brasile tra le avversarie dell’Italia a un Mondiale di Calcio riporta alla mente le mitiche sfide della Nazionale maschile con i verdeoro. La situazione sul versante femminile, però, sembra essere molto diversa. Le sudamericane, infatti, nonostante il blasone e il movimento sempre sulla cresta dell’onda, non hanno mai vinto un titolo iridato. Il tutto nonostante nella sua rosa si possano leggere nomi di spicco e di successo anche a livello individuale. Le ragazze verdeoro hanno perso le ultime nove partite giocare e, nonostante il successo nell’ultima Copa America, sembrano esserci dei problemi di gioco e rendimento. La loro stella è la 33enne Marta Vieira da Silva, conosciuta semplicemente come Marta, che per cinque anni di fila ha vinto il titolo di Fifa World Player. La partita contro le azzurre sarà quella che chiuderà il girone C, il 18 giugno.

 

Nel 2019 l’orientamento sessuale può ancora fare notizia, soprattutto in un mondo spesso ovattato come lo sport. Non sono molto i coming out di atleti famosi, per il timore che la propria carriera ne possa essere danneggiata o compromessa a livello di immagine. Eppure, quel muro di indifferenza e perbenismo capita che venga abbattuto. Era già capitato con l’ex calciatore tedesco Thomas Hitzlsperger che aveva pubblicamente parlato della propria omosessualità.

Sulla scia dell’ex giocatore, tra gli altri, di Stocccarda e Lazio, l’attaccante australiano Andry Brennan, 26 anni, ha pubblicato un post su instagram in cui si dichiara gay. E’ il primo caso di calciatore australiano e, in generale, uno dei pochi nel mondo del calcio.

Non potrei essere più felice. Nonostante abbia rimuginato per anni su questa decisione, senza mai sentirmi a mio agio, finalmente posso dirlo: sono gay.

Brennan milita nei Green Gully, club di Melbourne che milita in una delle 10 leghe in cui è suddivisa la serie B australiana. In precedenza aveva giocato anche nei Melbourne Jets nella massima serie oceanica.

La strada resta lunga

Nonostante le tante conquiste in tema di diritti civili, l’omosessualità resta ancora un tabù nella società globalizzata e multitasking degli anni Duemila. Complici il linguaggio, l’ironia cameratesca, i giudizi superficiali, la strada che porta al riconoscimento egualitario delle persone indipendentemente dai loro orientamenti sessuali resta lunga. Secondo Stonewall, associazione britannica che punta all’inclusione lgbt nel calcio, ben il 72 per cento dei tifosi ha ascoltato almeno una volta un coro omofobo in una partita giocata negli ultimi cinque anni. Olivier Giroud, che nel 2012 aveva posato in copertina su una rivista per i diritti omosessuali, aveva così commentato:

Il giorno in cui ho scoperto che l’omosessualità è un tabù per il calcio è stato quando ho visto il tedesco Thomas Hitzlsperger raccontarsi, nel 2014: è stato molto emozionante. È qui che mi sono detto che era impossibile mostrare la propria omosessualità nel nostro mondo. Nello spogliatoio c’è molto testosterone, si sta tutti insieme, ci sono le docce collettive. È difficile ma è così. Capisco il dolore e la difficoltà dei ragazzi che si raccontano, è una vera e propria prova dopo aver lavorato su se stessi per anni

È considerata una delle calciatrici più forti della storia, oltre a essere una delle più prolifiche sotto porta: l’americana Alex Morgan raggiunge quota 100 reti in 159 presenze con la nazionale statunitense ed entra nell’élite delle giocatrici di calcio con più reti realizzate per il proprio Paese.

La stella dell’Orlando Pride e degli Usa ha tagliato questo importantissimo traguardo nel match amichevole giocatosi a Commerce City in Colorado contro l’Australia. La partita si è conclusa con una netta vittoria per le statunitensi per 5-3 in cui la capitana, originaria di San Dimas, ha messo a segno la rete che ha sbloccato il match al minuto 13 di gioco.

Cifra tondissima e festeggiamenti con tutte le compagne di squadra.

Come detto Alex Morgan ora è nella cerchia delle sette calciatrici ad aver tagliato questo grandissimo traguardo, inoltre per età è la terza con soli 29 anni e 276 giorni.

Di tutte le reti, 58 sono state realizzate con il mancino, suo piede naturale, 25 con il destro, 14 di testa e 3 con altre parti del corpo.

Uno score che è iniziato nel 2010 con quattro reti ed è anadto in crescendo sempre più con gli apici nel 2012 (28), 2016 (17) e 2018 (18).

Morgan detiene il record del gol più rapido con la nazionale a stelle e strisce, ben 12 secondi durante una partita di qualificazione olimpiche.

Con le 100 reti ha così raggiunto a Tiffeny Milbrett (100 reti in 206 gare dal 1991 al 2005) e ora punta la compagna di Nazionale – e unica ancora in attività – Carli Lloyd che si trova a quota 105 reti (ma in 269 partite).

Più avanti nella classifica si trovano le pioniere Michelle Akers (107 reti in 155 gare dal 1985 al 2000), Kristine Lilly (130 gol in 354 partite dal 1987 al 2010) e Mia Hamm (158 reti in 276 gare dal 1987 al 2004). In vetta e difficilmente raggiungibile invece si trova Abby Wambach con 184 reti segnate in 256 presenze.

Sarà un 2019 all’insegna del bel calcio grazie alla Nazionale italiana femminile che disputerà il Mondiale in Francia.

A Parigi c’è stata la cerimonia dei sorteggi. A vent’anni dall’ultima volta, le ragazze della ct Milena Bertolini se la vedranno contro l’Australia, il Brasile e la Giamaica nel girone C.

Nella prima partita le azzurre scenderanno in campo contro le oceaniche allo stadio Hainaut di Valenciennes, il 9 giugno prossimo.

Da nazionale in terza fascia, il girone non è certo semplice ma comunque è stato positivo evitare Stati Uniti e Giappone, le più forti in circolazione.

Per l’Italia il duro compito di cancellare il forfait maschile di quest’anno e provare a giocarsela al meglio pur sapendo che sarà un percorso difficilissimo. La sfrontatezza delle ragazze però, sarà un punto a loro favore e che gioverà nel corso del torneo. Inoltre, la nostra nazionale ha saputo farsi notare anche dalle avversarie grazie all’ottimo girone di qualificazione con sette successi su otto partite.

Il primo match sarà affascinante perché le Socceroos sono una nazionale ben affermata nel calcio femminile, al settimo Mondiale consecutivo, dopo aver saltato soltanto la prima edizione del 1991, in Cina.

L’allenatrice Bertolini sfida tre tecnici uomini, un segnale importante per il calcio mondiale.

Quando si arriva alla fase finale di un Mondiale tutte le gare sono dure, l’importante è giocarle con il massimo impegno come abbiamo sempre fatto fino a oggi. Siamo pronte per affrontare questa bellissima esperienza.

La seconda uscita sarà con la debuttante Giamaica. In questa partita le azzurre devono provare a vincerla per sperare in uno storico passaggio del turno, giocandosela a viso aperto contro il Brasile, della fuoriclasse Marta, nell’ultimo match martedì 18 giugno.

La stella verdeoro è una vera e propria bomber, miglior marcatrice del Mondiale con 15 reti.  La nazionale sudamericana è tecnica ma forse pecca ancora un po’ di errori tattici che la capitana Sara Gama e compagne dovranno sfruttare al meglio.

Fuori dal girone azzurro ci sarà anche la prima calciatrice che ha vinto un Pallone d’oro. Si tratta della norvegese, Ada Hegerberg, l’attaccante del Lione è stella della nazionale scandinava nel girone A.

Alcuni, sottovoce, in carriera l’hanno definito il “David Beckham del rugby” e siamo certi che diversi appassionati della palla ovale a sentir queste parole avvertirebbero un mancamento. Jonny Wilkinson è la leggenda del rugby mondiale, è la storia del rugby d’Oltremanica e paragoni con altri sportivi senz’altro fanno impallidire non lui, ma gli altri. Ma il paragone con lo Spice Boy regge per un solo istante, per un solo frame dove le due carriere trovano un punto di contatto e sta tutto nella loro abilità di segnare la storia della Nazionale dei Tre Leoni all’ultimo secondo, all’ultimo respiro.

Era il 2001 e all’Old Trafford si gioca l’ultima partita del girone di qualificazione ai Mondiali in Corea e Giappone. L’Inghilterra è sotto incredibilmente 2-1 contro la Grecia, è il 47’ del secondo tempo, c’è una punizione dai 25 metri e ci va il pupillo di casa, il ragazzotto di Manchester. Lui respira profondamente, tutti trattengono l’aria nei polmoni, calcia con il suo piede magico con scarpini bianchi e segna. Segna su punizione la rete del 2-2 e che significa biglietto per il volo diretto ai Mondiali. E questo è il calcio.

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E’ il 2003, il 22 novembre per l’esattezza. E questo è il rugby. Al Telestra Stadium di Sideny più di 80mila persone sono accorse per assistere ad un evento storico: la nazionale di casa gioca la finale della quinta edizione della Coppa del Mondo e dinanzi c’è l’Inghilterra di Jonny Wikinson che è a secco di successi mondiali, mentre i Wallbies hanno già alzato due volte il trofeo al cielo.

Il match, caricato di aspettative alla vigilia, non delude le attese: in vantaggio l’Australia, poi sorpasso inglese con un vantaggio che pian piano si assottiglia fino allo scadere: 14-14 il risultato finale, si va ai supplementari. Ancora botta e risposta all’extra time, nuovamente pareggio, è 17-17.

Poi al centesimo minuto di gioco ecco l’istante del fuoriclasse: touche inglese, conquistata, una, due, tre fasi avvicinano gli inglesi ai pali avversari. La palla esce dall’ultima ruck e dalle mani del mediano di mischia passa veloce, tesa, precisa alle mani di Jonny Wilkinson che calcia con decisione e contemporanea flemma. Ancora il fiato trattenuto nei polmoni di tutti i presenti al Telestra Stadium. La palla droppata vola e centra i pali. E’ il 20-17 con cui la storica finale si avvia alla conclusione.

Risultati immagini per rugby world cup 2003

Inghilterra sul tetto del mondo grazie al suo prodigio piovuto da chissà quale costellazione ultraterrestre. Un privilegio che tocca solo ai grandi, solo a quelli che sanno uscire dall’oblio della mediocrità, caricandosi una nazione intera sulle spalle e a decidere il corso della storia.

Ha lasciato il mondo dell’atletica leggera dopo aver vinto e tutto e segnato record imbattibili. Da qualche mese si è catapultato nel calcio, sport in cui è stato sempre appassionato e, Usain Bolt, continua a far parlare di sé.

L’uomo più veloce del mondo è in Australia e, in queste settimane di preseason, si è unito alla squadra del Central Coast Mariners (formazione che milita in Australian League).

Il giamaicano si è allenato duramente, focalizzandosi soprattutto su tattica e posizionamenti in campo.

Nell’ultima amichevole contro il  Macarthur South West United, il velocista otto volte medaglia d’oro si è preso la scena così come accadeva in pista, grazie a una bella doppietta per quelli che sono stati i primi due gol da calciatore professionista.

Reti che gli sono valsi tantissimi applausi da parte del pubblico presente e i complimenti dei compagni di squadra e dell’allenatore Mike Mulvey.

Da attaccante di rilievo la prima marcatura, con un bel mancino sul primo palo dopo aver resistito fisicamente al ritorno di un difensore. Il secondo gol è stato di opportunismo, dopo che difensore e portiere avversari si sono scontrati goffamente.

Sorrisi e soddisfazione per il giamaicano che, dopo le segnature, ha festeggiato a modo suo con la famosa esultanza dopo le vincenti gare d’atletica.

Al termine del match Bolt ha ribadito la voglia di continuare su questa strada

Sono ansioso di essere un “marinaio”, di fare del mio meglio ed entrare a tutti gli effetti in squadra. Voglio mostrare al mondo che sta migliorando!

Parole al sapore di sfida per il futuro. Il campionato di A-League e i Mariners giocheranno la prima partita contro il Brisbane Roar lunedì 21 ottobre. Fino a quest’ultima amichevole Bolt era stato utilizzato più come uomo immagine che come vero e proprio calciatore, ma ora qualcosa è cambiato e il giamaicano ha voglia di fare ancora la voce grossa.

Anche se i Mondiali di Russia 2018 sono ancora nella prima fase, regalano già sorprese interessanti e record che entrano negli annali di storia.

Se da una parte abbiamo Ronaldo che entra nella leggenda per il numero di reti, dall’altro abbiamo Yussuf Yurary Poulsen, giocatore danese, capace di provocare ben due rigori nelle due partite finora giocate dalla sua squadra.

Il primo episodio è legato al match Danimarca-Perù: qui in area di rigore regala a Cueva la possibilità di portarsi in vantaggio alla fine del primo tempo nella partita d’esordio per entrambe le nazionali. Il Perù sbaglia e Poulsen se la cava con una ramanzina.

Il secondo episodio, invece, avviene nella partita successiva, quando la nazionale danese si scontra con l’Australia. Stavolta il fallo di mano concede una chance di pareggiare all’avversaria, che non sbaglia il colpo e segna quella rete che poi ha determinato la parità a fine partita.

Risultato? Poulsen, che nel prossimo match in programma contro la Francia non sarà in campo, raggiunge un record che non veniva sfiorato dal lontano 1966, durante i Mondiali di Inghilterra. Da allora non era più capitato che uno stesso giocatore fosse capace di commettere più falli di rigore nella stessa edizione di Coppa del Mondo.

Ma è soprattutto un fattore che ha giocato a sfavore del giocatore danese e si chiama Var. I mondiali di calcio del 2018 hanno portato con sé questa grande innovazione tecnologica che permette di analizzare tutto quello che succede in campo nei dettagli.

Non sono, dunque, sfuggiti nemmeno i due falli di Poulsen in area di rigore e il calciatore deve fare i conti con la sua modalità di gioco che probabilmente richiede qualche revisione.

Avrà tempo di riflettere durante la pausa che lo vedrà in panchina per l’ultima partita di qualificazione e, in caso di passaggio turno, potrà farsi perdonare nei match successivi e regalare nuovamente emozioni come quando ha segnato il gol decisivo contro la nazionale peruviana.

Ci siamo andati veramente vicino a vedere un ‘Millenials’ ai Mondiali ma non è stato così, il titolo di giocatore più giovane a partecipare alla kermesse intercontinentale va al centrocampista del Melbourne City Daniel Arzani, il quale difenderà i colori dell’Australia. La sua storia è particolare e curiosa: il giovane ‘kangaroo‘, infatti, è nato a Khorramabad, città di quasi 350.000 abitanti collocata nell’Iran Occidentale ma è ben presto tornato nell’isola dell’Oceania dove si è perdutamente innamorato del pallone.

A sette anni lascia l’Iran con i suoi genitori e suo fratello Ben senza però dimenticare il persiano, lingua che parla tutt’ora molto bene. Arrivato a Sydney, inizia a giocare a calcio nel 2009 e dopo quattro anni in squadre locali (Coogee United, Eastern Suburbs) arriva finalmente la chiamata del Sydney FC. Il Melbourne City posa gli occhi su di lui e non se lo fa scappare: il 6 gennaio 2018 esordisce con la nuova squadra subentrando e risultando subito decisivo con due assist; una stagione in crescendo terminata con il titolo di miglior giovane della A-League e la convocazione ai Mondiali. Ora sono tutti curiosi di vedere cosa saprà fare con la maglia dell’Australia

In vista dell’inizio dei Mondiali di Russia 2018 si torna a parlare del Perù. Ancora in crisi per l’esclusione clamorosa del suo capitano Paolo Guerrero, di cui non accennano a diminuire petizioni e ricorsi per una sospensione temporanea della squalifica, la nazionale peruviana decide però di andare avanti e lo fa mettendo in risalto l’orgoglio di un paese che non partecipa ai Mondiali di calcio dal 1982.

Si tratta di 36 anni di attesa e di speranze, che non possono non fare sentire il proprio peso adesso che finalmente il Perù ha ottenuto la qualificazione per la fase finale che comincerà a breve in Russia.

C’è grande rispetto tra le avversarie del Girone C, come hanno già dimostrato i capitani avversari della Danimarca, Francia e Australia che hanno voluto dire la propria nel caso “Guerrero” chiedendo una sua riammissione in squadra. Ed è anche questa una delle ragioni che ha spinto la blanquirroja a realizzare un video, carico di emozioni, rivolto proprio a loro, come messaggio di presentazione.

Si tratta di un racconto di sé in cui il Perù si mette a nudo, tra problemi e gioie, tra avversità e lotta per il successo.

Un’idea pensata e voluta dalla nazionale peruviana per mostrarsi senza ombre a chi dovrà affrontarli nelle prossime gare, evidenziando i drammi del passato, le difficoltà di oggi e le speranze per il domani.

Si tratta di un unico messaggio trasmesso sui social e rivolto alle tre nazioni sfidanti, diverso solo per i sottotitoli presenti.

Per la Francia:

 

Per la Danimarca:

Per l’Australia:

Come non rimanere colpiti dall’orgoglio nazionale del Perù? I video, che stanno facendo il giro del mondo, sono la dimostrazione evidente di come il calcio è molto di più che un semplice sport e spesso e volentieri serve a rinnovare ideali e valori di un paese che cerca il suo momento di gloria, ma senza scavalcare nessuno e soprattutto nel pieno rispetto delle sue avversarie in campo.

La vicenda della prolungata squalifica di Guerrero, che gli impedisce di partecipare ai Mondiali di Russia 2018, non poteva non avere conseguenze.

La decisione del Tas, su richiesta dell’Agenzia Mondiale antidoping, è stata considerata da più parti troppo severa. Nonostante le proteste dello stesso giocatore, per lui rimane solo il sogno infranto di non potere coronare la sua carriera entrando in campo con il suo Perù a giocarsi il titolo mondiale.

Ma dalla Fifpro (Federazione Internazionale Calciatori Professionisti) arriva un colpo di scena che potrebbe anche cambiare le sorti del capitano peruviano.

Sono proprio i suoi diretti avversari che stavolta decidono di prendere la parola per incitare la Fifa a dare una seconda chance a Guerrero, con tanto di lettera firmata.

Australia, Danimarca e Francia: le tre squadre che insieme al Perù si batteranno nel girone C, si ritrovano concordi nel protestare contro questa decisione ingiusta e rivogliono Guerrero in campo.

Quattordici anni trascorsi con quella maglia sulle spalle, rappresentando il proprio Paese e inseguendo un sogno: trascinare la nazionale peruviana ai Mondiali. In Russia, tra qualche settimana, il Perù disputerà il campionato del mondo, dopo un’astinenza durata ben 36 anni. In campo, però, non ci sarà il suo capitano, Paolo Guerrero

Queste solo alcune parole scritte da Mile Jedinak, Simon Kjaer e Hugo Lloris, che rivolgendosi direttamente al segretario generale della Fifa, vogliono far riflettere l’intero comitato sullo sbaglio commesso nell’escludere un capitano dalla sua squadra, dopo ben 36 anni dall’ultima qualificazione e dopo i molteplici gol segnati da Guerrero con la maglia del Perù.

Non accennano a placarsi, quindi le polemiche, né in Perù né altrove. Questa nuova protesta si aggiunge ai ricorsi già in atto presentati dalla Federazione peruviana contro il provvedimento disciplinare nei confronti del giocatore.

L’oggetto della lettera è sempre lo stesso: “urgente richiesta di clemenza, affinché la squalifica di Guerrero sia temporaneamente interrotta, per la durata dei prossimi Mondiali in Russia, fino al momento dell’eliminazione del Perù dalla suddetta competizione”.

Che la Fifa decida di sospendere o meno la pena di Guerrero, per il calciatore peruviano rimane la soddisfazione di avere non solo gli amici, ma anche gli avversari, dalla sua parte, come segno di grande rispetto per ciò che ha rappresentato nel panorama calcistico degli ultimi tempi.