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Gli accostamenti e le associazioni, soprattutto nel calcio, sono il passatempo preferito di appassionati o addetti ai lavori. Accostamenti che, ovviamente, non trovano mai conferme corrispettive nella realtà. Lui, pupillo di Zibì Boniek, è polacco come Lewandowski, attaccante del Bayern Monaco esploso al Borussia Dortmund. Robert ha ancora 30 anni, è quello che ha segnato cinque reti in nove minuti contro il Wolfsburg tre anni fa o piazzato il poker contro il Real Madrid, in Champions League.

Certo, non saranno i quattro gol contro la corazzata spagnola, ma Krzysztof Piatek, il gioiellino 23enne del Genoa, ha fatto il suo esordio in Italia segnando lo stesso numero di gol contro il Lecce, nel match d’agosto di Coppa Italia. In 37 minuti e offrendo una discreta versatilità, attaccando lo spazio, di testa, di opportunismo. E da quel momento, il ragazzo venuto dal Cracovia, non si è ancora fermato: esordio in Serie A e rete contro l’Empoli, doppietta poi nella nefasta disfatta della sua squadra al Mapei Stadium contro il Sassuolo (con il Genoa che non ha giocato la prima giornata per rispetto delle vittime del crollo di ponte Morandi).

E’ l’uomo del momento, capocannoniere con tre reti in Serie A assieme a Benassi della Fiorentina. Ma se allarghiamo lo sguardo, sono sette i timbri ufficiali, nessuno come lui è partito così bene nei cinque campionati principali europei. Solo Pablo Sarabia del Siviglia ha segnato lo stesso numero di gol, ma in nove presenze tra Liga, preliminari di Europa League e Supercoppa di Spagna. Poi, i nome che seguono sono roboanti: c’è proprio Lewandowski con sei, Benzema e Agüero  con cinque, Messi e Mbappé con quattro.

In patria, con la maglia biancorossa del Cracovia, nella massima serie polacca ha siglato 32 gol in 65 partite e, dopo solo tre uscite ufficiale con i gialloblu, ha superato il top score dell’anno passato, Lapadula che si è fermato a sei centri.

Piazzarlo i gigante d’Europa è chiaramente un azzardo, ma Piatek, dall’alto dei suoi 185 centimetri d’altezza, può senz’altro crescere. E Genova, sponda rossoblu, sorridere.

Lui l’ha definita una cosa naturale, la Fifa ha deciso di premiarlo con il riconoscimento FairPlay Award per la sua “missione” davvero particolare.

Avevamo raccontato la storia di Francis Koné, attaccante togolese e attualmente allo Zbrojovka Brno, all’inizio di marzo quando, durante una partita del campionato ceco, ha salvato la vita del portiere Martin Berkovec, uscito per intercettare la sfera, e colpito alla testa dal suo difensore.

Koné, in quell’occasione, ha agito d’istinto, ma nel raccontare la sua storia, si è scoperto che il calciatore giramondo ha salvato la vita a suoi compagni di squadra o avversari in altre tre circostanze  (qui potete leggere nel dettaglio tutta la sua incredibile storia). 

La Fifa ha così deciso di omaggiare Francis, uno che (è lui stesso a dirlo) non segnerà mai tante reti come Ronaldo o come Messi, non sarà mai un goleador, ma nel disegno della sua vita c’è quello di aiutare le altre persone. E questo lo rende molto felice. C’è un però, una piccola beffa: Koné non ha potuto ritirare il premio personalmente per problemi con il visto. Così sul palco, durante la serata di gala, accanto a Marcel Desailly e all’attore Jean-Luc Picard, capitano dell’Enterprise di Star Trek, a ritirare il premio c’era un suo caro amico.  

La rivincita di un attaccante troppo criticato per la scarsa vena realizzativa in Serie A, ma che in Spagna ha trascinato la sua squadra alla storica prima promozione in Liga.

Stiamo parlando della punta classe ’92 Simone Longo che, nel campionato di Segunda División, ha letteralmente guidato il Girona alla conquista della massima serie calcistica iberica. Quattordici reti realizzate in 37 partite che hanno fatto sì che i tifosi catalani e la società agguantassero un traguardo pressoché storico.

Il 25enne attaccante trevigiano ha trovato nuova linfa in Spagna dopo anni bui in Serie A, tra Verona, Cagliari e Frosinone con un bottino negativo di zero reti segnate in 48 gare per un totale di 2900 minuti di digiuno. In quel periodo è stato addirittura definito come “l’uomo senza gol”.
Quasi una vera e propria maledizione per un giocatore che invece non ha mai avuto problemi a metterla dentro, soprattutto negli anni in cui vestiva la maglia dell’Inter nelle giovanili. In effetti con la Primavera nerazzurra il centravanti ha conquistato sia lo Scudetto che la Next Generation Series ( la Champions League dei giovani) con Stramaccioni allenatore, da assoluto protagonista.

Proprio grazie ai trionfi giovanili, Samuele Longo si affaccia nel calcio che conta. Prima l’esordio in Serie A con l’Inter e poi in giro in prestito per varie squadre della massima serie. Il feeling con il gol si perde via via tanto che con la società nerazzurra si decide per un trasferimento in Spagna.

Una scommessa vinta da Longo, che ha contribuito a scrivere la storia del Girona con gol pesantissimi come la doppietta nello scontro diretto contro il Getafe e la spettacolare rovesciata contro il Cadiz.

A Girona ha trovato una giusta dimensione che gli ha permesso di dimostrare il valore in campo e dimenticare quindi le passate esperienze poco positive (ha anche militato nell’Espanyol e nel Rayo Vallecano). Ora per l’attaccante veneto c’è solamente da festeggiare e magari provare a migliorare il trend personale delle 14 reti siglate sinora, dato che c’è ancora una gara da disputare. Poi si penserà al futuro. Samuele Longo dice di trovarsi bene a Girona ma è in prestito con diritto di riscatto. In effetti è ancora l’Inter proprietaria del suo cartellino e tra qualche settimana si dovrà definire bene il suo contratto. Se la squadra catalana deciderà di esercitare il riscatto dovrà sborsare 5 milioni di euro.

Dario Sette