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Era nell’aria, ma l’ufficialità è arrivata solo ora Da oggi è ufficiale il passaggio di Fabio Aru alla UAE Team Emirates. Il campione d’Italia lascia così l’Astana Pro Team con cui militava dal 2012 per legarsi alla compagine di matrice italiana ma di licenza emiratina. Il sardo ha siglato un accordo triennale.

Il team manager Carlo Saronni spiega:

“Diamo il benvenuto a un campione come Fabio Aru, le sue qualità si abbinano alla perfezione alle ambizioni della squadra. Oltre a sottolineare l’enorme potenziale di Aru, mi piace rimarcare come Fabio sia un corridore in grado di suscitare la passione dei tifosi e come sia amato per la sua generosità in bici: contribuirà con le sue prestazioni a veicolare un’ottima immagine del team e a raggiungere importanti traguardi agonistici”.

Dal canto suo Aru ha aggiunto:

“Sono onorato per la volontà espressa dalla dirigenza e dagli sponsor dell’UAE Team Emirates di unire i nostri percorsi ciclistici, ringrazio per la fiducia accordatami e spero di ripagare presto le aspettative. Vorrei rivolgere un ringraziamento anche a tutti coloro che mi hanno accompagnato fino a ora nella mia carriera, sono stati tutti importanti per la mia crescita”.

Fabio Aru, il campione d’Italia in carica, l’unico quest’anno ad essere riuscito a vestire la maglia gialla ad eccezione di Chris Froome, cambia squadra per dare inizio ad una nuova avventura.

Sulle montagne più sacre del Tour de France, l’italiano Fabio Aru, lascia parecchi secondi sia sul leader Froome che sugli inseguitori, tanto da cadere giù dal podio.

Il ciclista sardo ha stretto i denti fino all’arrivo in discesa dopo la scalata del Galibier (la salita mitica che fece da trampolino alla vittoria di Pantani nel 1998), ma all’arrivo è giunto con 31 secondi di ritardo (35″ calcolando l’abbuono) che in classifica generale significa meno 53” dal campione britannico in maglia gialla e quarto posto. A vincere la tappa è stato Primoz Roglic, dopo una fuga di 100 km, giungendo solo al traguardo di Serre Chevalier.

Quando hanno attaccato: non ho avuto le energie per rispondere!

Il “Cavaliere dei 4 Mori” sa di aver perso e certo non è contento del risultato della tappa di montagna, tuttavia non getta la spugna ed è convinto che fino all’arrivo sugli Champs Élysées a Parigi qualcosa si possa ancora fare.

Il Tour de France del campione italiano è stato comunque da incorniciare. Ha indossato per diversi chilometri la maglia gialla e lo ha fatto praticamente senza compagno di squadra a supporto. È proprio questa la vera differenza con i diretti concorrenti alla vittoria del giro francese. Il campione Chris Froome tuttora ha uomini che lo sostengono in tappa, così come il transalpino Bardet.

Oggi c’è un’altra tappa dura sul colle dell’Izoard e lo scalatore italiano sa che può fare bene se la pedalata è quella giusta. Aru proverà a rifarsi sotto e guadagnarsi il podio verso Parigi che sarebbe strameritato, per come si sono evolute le situazioni in tre settimane di corsa.

Tra gli sfortunati della tappa montuosa, Marcel Kittel. Il tedesco, vincitore di cinque tappe e maglia verde, è caduto tanto da comunicare il ritiro dalla corsa gialla.

La stanchezza nei corridori si sente come ha ben testimoniato la foto di Pawel Poljanski ha postato sul suo profilo Instagram, e dopo l’arrivo a Parigi per molti ci sarà meritato riposo, per altri riprenderà la preparazione in vista della Vuelta di Spagna dove sicuramente sarà presente Vincenzo Nibali.

Dario Sette

Romain Bardet ha vinto. Chris Froome è crollato. Fabio Aru per la prima volta in carriera è in maglia gialla. Questi gli spunti principali della dodicesima tappa dell’edizione numero 104 del Tour de France, la difficile Pau-Peyragudes, di 214.5 chilometri, con insidioso arrivo in salita in prossimità della stazione sciistica dei Pirenei e con ben sei Gran Premi della Montagna, dei quali due di primo livello e uno hors categorie. Il francese della AG2R La Mondiale (al terzo successo in carriera alla Grande Boucle) ha preceduto di 2″ al traguardo il colombiano Rigoberto Uran (Cannondale, secondo) e il sardo Aru, terzo.

L’italiano della Astana ha preso 4″ di abbuono e ha staccato il britannico Froome (Sky) di 20″, diventando quindi il nuovo leader del Tour. Da domani il campione d’Italia gareggerà in maglia gialla: per lui ora 6″ di vantaggio su Froome, che oggi ha accusato un distacco di 22″ da Bardet nei soli 300 metri finali. Per il resto classifica generale rivoluzionata: con Nairo Quintana, l’infortunato Jakob Fuglsang (due microfratture per lui) e Alberto Contador attardati all’arrivo.

Completa il podio virtuale oggi il transalpino Bardet, a 25″ dal sardo. A ruota Uran, a 35″ da Aru. In pratica in poco più di un minuto ci sono quattro uomini pronti a darsi battaglia sino all’arrivo ai Campi Elisi di Parigi (previsto per il 23 luglio).
Dietro ai quattro “battistrada” trovano posto nella top eight: l’irlandese Daniel Martin (a 1’41”), il britannico Simon Yates (a 2’13”), lo spagnolo Mikel Landa (che oggi ha preceduto il suo caposquadra Froome, a 2’55”) e il colombiano Quintana (a 4’01”).

Esplosione di gioia per Aru all’arrivo

“Nella vita bisogna provarci. Io oggi ho provato ad attaccare a 350 metri dall’arrivo, lo strappo era veramente duro ma e’ andata bene. Vestire la maglia gialla e’ un’emozione incredibile, forse la piu’ bella per un ciclista”, ha detto il sardo, dopo le premiazioni. “Mi mancava questa maglia. Avevo indossato quella di leader al Giro e alla Vuelta ma mai qui. La corsa e’ ancora lunga: questo risultato e’ comunque molto importante. La squadra sta facendo tanto per me: questa maglia e’ dedicata a loro. Mi spiace per il ritiro di Cataldo e per i problemi che hanno condizionato oggi Fuglsang ma siamo sempre un grande team. E’ stata una giornata molto difficile, con la pioggia per buona parte del percorso. Complimenti a Bardet per la vittoria di oggi”, ha aggiunto Aru.

Dopo il cambio squadra di Vincenzo Nibali e la grave perdita di Michele Scarponi, sarà il sardo Fabio Aru a portare altro l’onore del team kazako Astana e dell’Italia al prossimo Tour de France 2017.

Il ciclista isolano infatti, ha voglia di rivalsa dopo alcuni mesi bui dovuti sia alla notizia della morte del compagno di squadra Scarponi che al suo grave infortunio al ginocchio che lo ha tenuto lontano dalla bici, facendogli saltare anche il Giro d’Italia numero 100.

Proprio la delusione dell’assenza alla corsa rosa è stata tanta, calcolando il fatto che sicuramente il suo nome sarebbe stato accostato più volte a quello dei leader e per di più le prime tappe sono state percorse proprio sulla sua terra d’origine.

La 104esima edizione della Grande Boucle sarà un vero e proprio riscatto. La corsa alla maglia gialla partirà il primo luglio prossimo da Düsseldorf in Germania, con la voglia di arrivare sugli Champs Elysées con addosso la tanto desiderata maglia gialla del vincitore.

Dopo lo stop al Giro, è tornato a gareggiare per il Giro del Delfinato. Il 26enne è giunto quinto a soli cinque secondi dal podio, sfoggiando una forma fisica abbastanza rilevante.

Tuttavia, non sarà facile scalzare gli altri concorrenti. In primis il campione in carica Chris Froome del team Sky. Proprio con il ciclista britannico, Fabio Aru ha avuto modo di incrociarsi sulle strade piemontesi del Sestriere, entrambi volti a prepararsi al meglio per la corsa francese a tappe.

Fabio Aru resterà a Sestriere con il compagno di team Alexey Lutzenko sino alla vigilia della prova in linea Asti-Ivrea dei Campionati Italiani di Ciclismo su strada che si terrà il 25 giugno, dopodiché sotto con la Grande Boucle numero 104.

In Francia non sarà lui a guidare la squadra kazaka Astana da capitano. Il team infatti ha optato per il danese Jakob Fuglsang, fresco vincitore proprio del Delfinato.
Tuttavia il dualismo con Jakob Fuglsang non preoccupa affatto lo stesso Aru il quale ribadisce:

Con Jakob siamo fratelli di corsa. Deciderà la strada!

Tra le strade transalpine, inoltre, sogna di arrivarci indossando la maglia tricolore del vincitore dei campionati italiani.

La maglia tricolore è un sogno e indossarla al Tour sarebbe bellissimo.

La possibile vittoria del Tour proietterà sicuramente l’italiano tra i campioni della storia del ciclismo. Dopo il trionfo della Vuelta di Spagna  del 2015, sarebbe una bella conquista vincere a Parigi.

Dario Sette

Doveva essere un’edizione speciale, un’edizione tonda, la numero 100. Ma il Giro d’Italia 2017 è diventato il giro nel ricordo di Michele Scarponi. A 37 anni, per il rotto della cuffia della sua carriera di ciclista, avrebbe corso il Giro d’Italia da capitano della sua squadra, l’Astana. Avrebbe.
Il 22 aprile è morto in un tragico incidente, investito da un furgone, in sella alla sua bicicletta, mentre si allenava a Filottrano, suo paese, vicino Ancona. Si stava allenando per essere pronto per la Corsa rosa.

Ecco che, il Giro d’Italia, al via nella prima tappa ad Alghero, ha omaggiato Michele Scarponi: un minuto di silenzio osservato tra lacrime, rispetto ed emozione, dai ciclisti, dai suoi compagni e dagli spettatori. Poi applausi e la partenza con l’Astana in testa al gruppo ad aprire la gara davanti a tutti. Rigorosamente in otto, lasciando libero quel posto, da capitano, che spettava al ciclista marchigiano e che non hanno voluto rimpiazzare.

 

Tra le 21 tappe e i 3.572 km complessivi, inoltre, un momento speciale sarà il passaggio sul Mortirolo, previsto il 23 maggio: una delle montagne simbolo del Giro d’Italia sarà la “salita Scarponi” in segno di omaggio al ciclista soprannominato l’Aquila di Filottrano proprio per le sue abilità da scalatore.
Nel 2010, infatti, vinse ad Aprica la sua ultima tappa al Giro d’Italia davanti a Ivan Basso e Vincenzo Nibali, costruendo il suo successo proprio sulla salita e la discesa del Mortirolo.

A Tortolì, in Sardegna, su una delle strade in cui passeranno i ciclisti, l’artista Franco Mascia ha realizzato un murale in cui si vede Scarponi con il pappagallo Frankie e la dedica: «Ci siamo illusi che passassi da qui ma hai cambiato percorso, ora pedala tra le nuvole, se incontri Marco portagli i nostri saluti».
Un chiaro omaggio e riferimento al pirata Pantani.

 

Nel 2011, nelle file del team Lampre, Scarponi salì sul podio finale del Giro, chiudendo al secondo posto alle spalle del vincitore Alberto Contador e davanti a Vincenzo Nibali. In seguito alla squalifica di Contador per positività al clenbuterolo conquistò a tavolino la vittoria finale della Corsa rosa e la Coppa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.