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Un cammino impetuoso, 10 vittorie su 10 nel Gruppo J di qualificazione a Euro2020. Ben 37 gol fatti e solamente 4 subiti, guardandosi attorno negli altri raggruppamenti solo il Belgio potrebbe tener testa a questa Italia (è fermo a 9 vittorie su 9 partite). L’ultima, roboante vittoria per 9-1 contro l’Armenia certifica il lavoro fatto dal ct Roberto Mancini e un decisivo cambio di mentalità che difficilmente si era visto, nei numeri, nelle precedenti Nazionali.

Dopo aver eguagliato Pozzo, l’ex allenatore di Inter e Manchester City ha stabilito ben nove record. Ecco quali:

1) Undicesima vittoria consecutiva in generale (migliora il primato assoluto stabilito contro la Bosnia);

2) Undicesima vittoria consecutiva per un singolo allenatore, migliorato il primato assoluto già superato di Pozzo del 1938/39;

3) Maggior numero di vittorie (13) per un singolo allenatore, dopo le prime 19 gare (eguagliato il primato di Arrigo Sacchi);

4) Record di vittorie consecutive (10) in un singolo girone eliminatorio per un campionato europeo (primato assoluto);

5) Record di vittorie in gare consecutive (14) valide per i gironi eliminatori per i campionati europei (primato assoluto);

6) Record di imbattibilità in gare consecutive (40) valide per i gironi eliminatori per i campionati europei (primato assoluto);

7) Record di vittorie consecutive (10) in un anno solare (primato assoluto);

8) Record assoluto di vittorie (10) in un anno solare (superando il primato di 9 successi consecutive stabilito nel 1990 ed eguagliato nel 1994, nel 2000 e nel 2003);

9) En plein con il maggior numero di successi  (10) in un anno solare (primato assoluto);

Segnare 9 gol non è un record, nella sua storia l’Italia aveva segnato lo stesso numero di reti in un singolo match soltanto in altre due occasioni, nel 1920 contro la Francia (9-4) e nel 1948 con gli Usa. Soltanto nel giugno del 1928 fece meglio (11-3 contro l’Egitto).

 

Ventidue sconfitte e 107 gol subiti. Tutte perse le gare di qualificazione sia agli Europei del 2016 che ai Mondiali del 2018. E piazzata al 198 posto nel ranking Fifa. E’ la Nazionale del Gibilterra, il piccolo paese iberico affiliato alla Uefa dal 2013 che, sabato 13 ottobre, ha provato l’ebbrezza di vincere la prima partita ufficiale della sua storia.

 

Ufficiale, perché la gioia di uscire dal campo vincente l’era successo solo in due precedenti, in amichevole contro Lettonia e Malta. Ma questa volta è diversa, questa volta è storia perché contro c’era l’Armenia, posto 100 nel ranking, di Mkhitaryan, perché Gibilterra ha vinto in trasferta, a Yerevan, perché i tre punti arrivano in Nations League, nel girone 4 della Serie D, perché il match è finito 1-0 mantenendo inviolata la porta. Assurdo.

Trentamila abitanti, territorio del Regno Unito nella penisola iberica, una delle Colonne d’Ercole e che deve il suo nome attuale all’rabo Jabal Ţāriq (“Monte di Tariq”), in omaggio al condottiero berbero che conquistò la Spagna nel 711, in Gibilterra si esulta per il nuovo eroe, Joseph Luis Chipolina che al 50’ ha trasformato il rigore del vantaggio mantenuto fino al triplice fischio finale.

 

Una serata storica che dava segni di epica e di miticità sin dagli inni. Squadre in campo, parte prima quello degli ospiti, ma sul volto dei giocatori e dello staff di Gibilterra piomba lo stupore: ascoltando l’inno, hanno immediatamente riconosciuto che non era il loro bensì quello del Liechtenstein (i due inni hanno la stessa melodia – quella di ‘God Save the Queen’ – ma parole completamente diverse).
La Nazionale armena si è prontamente scusata, ma in Gibilterra, già festante, stavano sventolando con orgoglio il loro motto, un motto che per la prima volta, almeno nel calcio, è diventato realtà:  Nulli Expugnabilis Hosti, “Non espugnabile da alcun nemico”.

Calcio e politica, ancora una volta, si intrecciano e a essere coinvolto è Heinrich Mkhitaryan. Il centrocampista armeno dell’Arsenal, infatti, non è partito assieme alla squadra per la trasferta del secondo turno di Europa League, contro il Qarabag, formazione azera. Nessun infortunio alle spalle, ma una delicata questione politica: l’Armenia è, infatti, attualmente in conflitto proprio con l’Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh, una contesa che conta decenni di morti e dolore alle sue spalle.

Deciso il rifiuto del giocatore, chiamato già nel 2015 quando indossava la maglia del Borussia Dortmund  a rinunciare alla gara da giocare sul campo del Qabala, altra formazione locale. Stizzito Gurban Gurbanov, l’allenatore del Qarabag, che ha spiegato in conferenza stampa l’assenza di motivazioni concrete per impedire la trasferta a Mkhitaryan:

L’Arsenal potrebbe temere che davanti a 60 mila tifosi azeri Mkhitarian abbia troppa pressione addosso ed è per questo che non lo hanno portato con loro. Non è la prima volta che non viene in Azerbaijan. Fino ad ora, comunque molti sportivi armeni sono venuti qui: è scelta dell’Arsenal non averlo convocato

Già immediatamente dopo il sorteggio, l’Arsenal aveva anteposto la sicurezza dei suoi tesserati come priorità rispetto a trasferte o match delicati. Mkhitarian è anche il capitano della Nazionale armena con 70 presenze e 25 gol, il miglior marcatore di sempre. Resta da capire per i Gunners come comportasi in caso di eventuale finale di Europa League che quest’anno sarà proprio a Baku.

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