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Un tiro deviato di Bounedjah al 2’ regala il successo alle Volpi del Deserto, campioni 29 anni dopo l’ultimo successo nel torneo. Al Cairo, la nazionale allenata da Belmadi piega in finale il Senegal, che chiude secondo come nel 2002 e non riesce a interrompere la maledizione che non l’ha mai visto trionfare nel torneo continentale. L’Algeria aveva vinto la sua prima e sinora unica Coppa d’Africa quasi 8 anni prima della nascita di Ismael Bennacer. Era il 1990 e oggi il giovane centrocampista nato in Francia è stato scelto come il miglior giocatore del torneo.

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Bennacer ha 21 anni. Ha il padre marocchino e la madre algerina. E ha giocato nell’Under 18 e nell’Under 19 francese. Il suo debutto con la nazionale marocchina sembrava certo, veniva dato per scontato. Poi all’improvviso fu chiamato dall’Algeria, nel settembre 2016 debuttò per mano di Rajevac giocando 6 minuti in una gara ufficiale vinta 6-0 col Lesotho e il suo destino si è legato per sempre alle Volpi del Deserto. Alla Coppa d’Africa del 2017 fu portato dal belga Leekens tra la sorpresa generale: aveva disputato solo una partita di Coppa di Lega con l’Arsenal. In Gabon non giocò nemmeno un minuto. E anche nelle qualificazioni a questa Coppa d’Africa Belmadi l’aveva usato solo una volta, a qualificazione avvenuta.

 

Però il c.t. algerino in Egitto non ha avuto dubbi: Bennacer titolarissimo e man of the match in due delle prime tre gare. Mentre in Europa si decideva il suo futuro, col passaggio dall’Empoli al Milan grazie all’ok dell’Arsenal, che ha deciso di non tenerselo, lui restava concentrato sull’obiettivo nazionale, la vittoria della Coppa d’Africa. Accanto al talento Mahrez, sempre in campo, sempre brillante, spesso decisivo. E anche in finale contro il Senegal ha lasciato il segno: è stato lui a rubar palla a centrocampo avviando l’azione che dopo 79 secondi ha portato alla rete che ha deciso la finale, il tiro di Bounedjah deviato incredibilmente nella propria porta da Sané.

Il Milan ha trovato un tesoro, e a prezzi davvero contenuti se pensiamo alle follie di questo mercato. La quindicina di milioni di euro spesi per il miglior giocatore della Coppa d’Africa, tra l’altro con la sua buona dose di gavetta in Serie A già alle spalle, ha il profumo dell’affarone. Bennacer si presenta con la medaglia di campione continentale e il premio di man of the tournament. A dicembre compirà 22 anni: il futuro è suo.

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Sarà tra Senegal e Algeria la prossima finale della Coppa d’Africa, edizione 2019, la prima che si gioca a 24 squadra e in estate.  I Leoni di Teranga hanno avuto la meglio della Tunisia ai tempi supplementari grazie a un autogol di Bronn; per l’Algeria è Mahrez, giocatore del Manchester City, a realizzare il gol del definitivo 2-1 contro la Nigeria a tempo ampiamente scaduto con un perfetto calcio di punizione. La finale tra Senegal e Algeria è in programma per venerdì 19 luglio allo stadio Internazionale del Cairo alle ore 21.00 e visibile su Dazn.

 

SENEGAL-TUNISIA 1-0

Un clamoroso errore di Hassen, portiere della Tunisia (fino a quel momento tra i migliori in campo), regala di fatto ai tempi supplementari la finale della Coppa d’Africa al Senegal, che torna a giocarsi il trofeo continentale dopo 16 anni dall’ultima volta. La prima occasione è per le Aquile di Cartagine: corner da destra di Khazri, Koulibaly buca la marcatura ma Msakni spedisce alto da ottima posizione.
Il Senegal risponde immediatamente con una grande giocata di Sabaly ma la conclusione si stampa sul palo. Ancora Senegal pericoloso verso la fine del primo tempo: prima Niang spreca mandando al lato l’assist di Diatta, poi Mane arriva a tu per tu con Hassen, lo salta, ma sbilanciato non riesce a trovare lo specchio della porta. La Tunisia si rifa viva a inizio ripresa: Khenissi sfugge alla coppia centrale del Senegal, si presenta davanti a Gomis ma il suo tentativo di pallonetto finisce alto. La squadra di Giresse potrebbe passare dal dischetto al 75′: Sassi calcia e trova il braccio largo di Koulibaly in scivolata (giallo per il difensore del Napoli che, diffidato, salterà la finale) e per l’arbitro è rigore. Dal dischetto si presenta proprio Sassi, che però si fa ipnotizzare da Gomis.
Stesso copione dell’altra del campo al minuti 81′: Sarr viene abbattuto in area da Meriah, ma Hassen è bravo e intercetta il tiro di Saivet. Si arriva così al 10’ del primo tempo supplementare: questa volta Hassen sbaglia clamorosamente l’uscita su una punizione da destra, la palla sbatte in maniera rocambolesca su Bronn e finisce in rete. È l’autogol che manda il Senegal in finale, per la seconda volta nella sua storia.

ALGERIA-NIGERIA 2-1

Soffre tantissimo l’Algeria, che riesce ad avere la meglio contro un’ottima Nigeria al 95’ grazie a una punizione capolavoro di Mahrez che beffa il portiere Akpeyi, non del tutto esente da colpe nella circostanza. Comincia molto bene l’Algeria, che si rende subito pericolosa con Bennacer che chiude il triangolo tra Feghouli, Mahrez, ma il tiro del gioiellino dell’Empoli viene respinto dalla difesa avversaria.
Bensebaini non riesce a centrare lo specchio della porta di testa, poi poco dopo si fa vedere anche la Nigeria con Awaziem, anche lui impreciso con uno stacco. L’Algeria torna a pressare: alla mezz’ora Bounedjah tira addosso ad Akpeyi sprecando così un’ottima occasione. Collins rischia l’autogol nel tentativo di anticipare Bounedjah con un pallonetto ma, al 40’, l’autorete si concretizza: Feghouli crossa forte in mezzo e dopo una serie di carambole, il pallone rimbalza su Troost-Ekong e termina in fondo al sacco alle spalle di un incolpevole Akpeyi. La Nigeria non si fa comunque intimidire e fa la partita nel secondo tempo: il primo spunto del match di Iwobi porta alla penetrazione e al tiro a lato di quest’ultimo.
Poi, al 72’, Feghouli reclama a gran voce un fallo di mano di Mandi nella propria area e il Var gli dà ragione: è rigore per la Nigeria. Ighalo è freddissimo dal dischetto, spiazza M’Bolhi e pareggia i conti. L’Algeria sembra uscita dal campo nella ripresa, ma si risveglia improvvisamente nel finale. Feghouli spara altissimo da ottima posizione, Bennacer colpisce in pieno la traversa con un bolide da fuori area e infine, nell’ultimo minuto di recupero, la punizione dal limite di Mahrez sorprende il portiere sul suo palo con un gran sinistro a giro. Nigeria beffata a pochissimi secondi dai supplementari. L’Algeria vola in finale.

Senegal Tunisia e Algeria Nigeria. Sono queste le semifinali della Coppa d’Africa, in programma il 14 luglio. Gli ultimi due quarti di finale hanno completato il tabellone di chi si giocherà un posto per la finale del 19 luglio. La Tunisia si sbarazza nel secondo tempo della sorpresa Madagascar, mentre all’Algeria occorrono i calci di rigore per avere la meglio sulla Costa d’Avorio.

Madagascar Tunisia 0-3

Assieme al Benin è stata la sorpresa di questa edizione del torneo. Il Madagascar aveva attirato le simpatie per il suo ruolo di under dog in questi quarti di finale. E dire che la squadra di Nicolas Dupuis era partita anche bene nel match impensierendo con Nomenjanahary la porta tunisina. La gara si sblocca e si decide nella ripresa: al 52’ Sassi beffa il portiere Adrien del Madagascar grazie a una deviazione fortuita di Fontaine. Otto minuti più tardi la Tunisia chiude i conti con Msakni, mentre Sliti al 93’ sigilla il match. Un risultato forse bugiardo che penalizza oltre modo il Madagascar. La Tunisia torna in una semifinale di Coppa d’Africa dal 2004, quando poi vinse quell’edizione.

Costa d’Avorio – Algeria 1-1 (4-5 dcr)

Gara palpitante a Suez tra ivoriani e algerini. Al 20’ c’è il vantaggio delle Volpi nel deserto con Feghouli. Nella ripresa l’Algeria ha l’occasione ghiotta di raddoppiare con un rigore al 48’ sprecato da Bounedjah, che centra la traversa. Gol sbagliato, gol subito e la Costa d’Avorio trova il pari al 62’ con Kodjia. Partita bloccata, i minuti trascorrono e la paura di perdere attraversa sia la squadra di Kessie che quella di Bennacer, probabili futuri compagni di squadra nel Milan di Giampolo. Si va ai rigori: il centrocampista rossonero non sbaglia, al pari del napoletano Ounas. Gli errori decisivi della Costa d’Avorio con Bony e Die rendono vano l’unico penalty sbagliato dall’altra parte con Belaili.

L’Algeria vola in semifinale, la festa dei suoi tanti tifosi residenti in Francia (circa due milioni) si trasforma in tragedia a Montpellier dove una donna è morta investita dall’auto di un algerino che ha perso il controllo del mezzo. La polizia ha arrestato l’uomo, mentre il figlio della vittima è in gravi condizioni in ospedale.

Semifinali

14 luglio, Il Cairo, ore 18: Senegal Tunisia (diretta Dazn)

14 luglio, Il Cairo, ore 21: Algeria Nigeria (diretta Dazn)

Domenica 5 febbraio cala il sipario sull’edizione 2017 della Coppa d’Africa. Entusiasmante come sempre ha regalato tante sorprese e qualche curiosità che solo la magia della terra africana sa regalarci. In finale ci arrivano l’Egitto e il Camerun, una rematch della sfida del 2008 dove, a trionfare, furono i Faraoni per 1-0. Miglior portiere di quella edizione fu Essam El-Hadary, ancora in campo oggi, a 44 anni.
Le sensazioni, le sorprese, le grandi cadute e uno sguardo al Mondiale in Russia: una chiacchierata con il giornalista Karim Barnabei, inviato di Fox Sports in Gabon.

La Coppa d’Africa 2017 che è edizione è stata? Era lecito aspettarsi qualcosa di più dai padroni di casa del Gabon trascinati dal giocatore del Borussia Dortmund, Aubameyang, o magari dall’Algeria con i vari Ghoulam, Mahrez, Slimani e Brahimi?

«E’ stata un’edizione sorprendente con le favorite che hanno mollato sin da subito all’inizio, proprio come Gabon e Algeria. Ma finalmente si è iniziato a capire che è necessario progettualità nel calcio, anche in Africa, anche con le Nazionali. Perché l’Algeria ha ripreso l’allenatore Georges Leekens, dopo 13 anni, solo il 28 ottobre, mentre il Gabon ha preso José Camacho a tre settimane prima dell’inizio del torneo.
Si sta capendo che l’allenatore, da solo, non può cambiare tutto: serve che ci sia sinergia con la federazione e con i giocatori. Infatti, sono andati avanti Nazionali che hanno avuto sostegno completo da parte della federazione, come Hugo Broos, ct del Camerun, nonostante le critiche iniziali dei giornalisti o come Paulo Duarte per il Burkina Faso che ha saputo costruire un rapporto a lungo termine».

Uno sguardo alla finale: l’Egitto si conferma ancora una volta dominante nel torneo, mentre il Camerun arriva quasi a sorpresa considerando il rifiuto di “leader europei”. Quali sono state le forze vincenti per le due squadre? 

«Sono squadre che hanno allenatori con una precisa organizzazione di gioco. Un’organizzazione certosina, direi. Prendiamo Héctor Cuper, per quanto usi il “catenaccio”, rimane un gioco costruito: ha quattro giocatori bloccati dietro fissi e l’Egitto ha subito solo un gol. Poi avanti è spinto dalla rapidità di Trezeguet e Salah che, pur non avendo avuto un andamento costante, quando gli è stato consentito di accendersi, ha sempre risolto la partita.
Il Camerun è lo stesso: pressing, incursioni, con Bassogog arma in più dulla destra. Hugo Bross ha messo su una squadra solida, nonostante abbia perso otto giocatori prima dell’inizio della Coppa d’Africa o per rinuncia o per infortunio, ma alla fine il Camerun è arrivato fino in fondo perché il calcio è uno sport di squadra.
L’Egitto non era tra le favorite: è una squadra da temere e rispettare per la storia che scritto in questa manifestazione. E’ un rullo compressore con nove partecipazioni e sette vittorie. Intimoriscono a differenza, però, delle qualificazioni mondiali dove non riescono ad fare il salto di qualità e dove la partecipazione a un Mondiale, manca da Italia ’90».

Parliamo delle curiosità: una è, senza dubbio, il portiere dell’Egitto, Essam El-Hadary, coi sui 44 anni. Ce ne puoi parlare? Quanto è stato decisivo?

«La storia di El-Hadary è frutto di un piano contorto della storia. C’era attesa per il calciatore più anziano a scendere in campo, ma inizialmente Cuper aveva scelto El Shenawy per la partita d’esordio contro il Mali. Ma, dopo nemmeno mezz’ora, è uscito per infortunio ed è iniziato il torneo di El-Hadary che ha chiuso la porta a chiave. Decisiva la parata su Bouhaddouz contro il Marocco nei quarti di finale, strepitoso in semifinale dove ha parato due rigori decisivi nella lotteria degli 11 metri, contro il Burkina Faso.
E’ una storia bellissima, una professionalità rara: El-Hadary, ha carisma, portamento fiero. Un ex allenatore egiziano ha detto che lui è l’unico calciatore che conosce ad aver comprato casa sopra al campo di allenamento. Il Cairo ha 15-20 milioni di abitanti se consideriamo l’hinterland e se rimani bloccato nel traffico è finita. Lui, invece, ha preso casa proprio lì in modo tale da poter arrivare anche in anticipo! Non è casualità, lui ha testa: parla sempre di amore per la maglia, dimostra fierezza.
E’ un leader morale: in squadra c’è gente che ha l’età di sua figlia, ma dice di essere un fratello maggiore più che un padre».

Proviamo a guardare oltre, andando verso il Mondiale del 2018. Con i gironi ancora aperti, cosa lascia questa Coppa d’Africa? Quali squadre potremmo vedere in Russia?

«Le qualificazioni, essendo con una diversa densità e spalmate su due anni, sono in pratica uno sport differente in Africa rispetto alla stessa Coppa. L’esempio dell’Egitto è il più eclatante perché manca ai Mondiali da ben 28 anni. Ne passano solo cinque, quindi sicuramente una tra Nigeria e Camerun starà fuori, così come una tra Marocco e Costa d’Avorio.
Non è lo scontro diretto a far la differenza, quindi aspettiamoci delle sorprese sicuramente perché vedremo delle big cadere. Mi incuriosisce il Burkina Faso, inserito nello stesso girone del Senegal perché ha fame, ha voglia di lottare ed è stata una sorpresa, con l’attaccante Aristide Bancé che a 32 anni riesce a fare ancora un lavoro enorme ed è stato l’unico a segnare a El-Hadary».