Cresciuto nel Parma, il centrale Davide Grassi, originario di Montecchio, sin da giovanissimo ha fatto esperienze calcistiche all’estero sino all’attuale numero di 15 squadre diverse per il totale di 10 nazioni differenti.
Ora è in Grecia e milita nella Super League greca nel Kerkyra, club dell’isola di Corfù. Ma tra Malesia, Scozia, Slovenia, Romania, Germania, Spagna ecc… ne ha di esperienze straniere.
Come sta procedendo l’attuale stagione in Grecia nel Kerkyra?
La stagione prosegue, non è certo un’annata facile ma stiamo cercando di dare il massimo per raggiungere la salvezza, obiettivo importantissimo.
Hai avuto modo di girare in vari campionati calcistici anche a Cipro! A che livello è quello cipriota?
Il campionato a Cipro sta crescendo di livello grazie alle squadre che si sono qualificate al gruppo di Europa League e a quello di Champions League.
Hai intenzione di fare altre esperienze in altri Paesi e in altri campionati?
Fino a che il fisico me lo consentirà e le squadre continueranno a cercarmi, perché no! Anche se la mia priorità è quella di tornare a giocare in Italia. Mi piacerebbe dimostrare il mio valore anche lì!
Hai avuto modo di calcare vari campi da gioco nel mondo. Dove hai il ricordo più bello?
I ricordi più belli, come ho sempre detto, sono legati alla Scozia, dove ho lasciato parte del mio cuore!
E quello meno?
Il meno bello sicuramente a Bucarest. Con il Rapid non è stata una bella avventura e difficilmente ci tornerei.
Come hai fatto ad ambientarti in tutte le squadre?
I primi anni non è stato semplice. Tuttavia se ti comporti bene e sei una bella persona, questo viene sempre premiato. Ovviamente con il passare degli anni e con l’acquisizione di più esperienza tutto diventa più semplice.
Hai avuto modo di giocare anche in Malesia, credi che sia ancora molto lontano il loro calcio?
Sì. Penso sia un calcio ancora molto acerbo, molto lontano dalle altre realtà. per loro è più un business che altro. Anche se la mia esperienza è stata molto bella perché mi ha messo a confronto con culture molto molto diverse dalla nostra.
Hai avuto modo di incontrare altri italiani in squadra?
No, in squadra mai, ma da avversario sì. Ho incontrato Manuel Pascali in Scozia, quando giocava nel Kilmarnock.
Consiglieresti ad altri calciatori esperienze all’estero?
Certo! Sono belle esperienze, poi in Scozia con l’Aberdeen è stato qualcosa di grandioso. Gli scozzesi vivono per il calcio e sono stato fulminato dal loro carattere. Mi piacerebbe però provare a fare un’altra esperienza in Italia perché un conto in sospeso. Quando, dopo un infortunio, a Parma mi sono state chiuse tutte le porte mi sono rimboccato le manche e ho scelto di andare altrove.
Hai qualche aneddoto simpatico?
Un aneddoto che mi è rimasto nel cuore è quando dopo 3 giorni dalla firma con l’Aberdeen sono sceso in campo e dopo 20 secondi con una gomitata mi sono rotto lo zigomo in 3 punti: mandibola e orbita dell’occhio. Sono stato operato e al mio risveglio trovo mia madre (cera era partita dall’Italia) e una ventina di tifosi. Dopo 3 mesi fuori dai campi arriva la partita contro i Rangers. Per i medici ero ancora a rischio, ma comunque andai in panchina. Durante il riscaldamento si fa male il centrale e quindi toccò a me passare a titolare.
Vado negli spogliatoi e metto la maschera protettiva con i colori dell’Aberdeen. Esco dal tunnel e vedo che tutta la tribuna dell’Aberdeen, oltre 15mila persone, indossava la mia stessa maschera di carta datagli fuori dallo stadio prima della partita. Un’emozione unica e da pelle d’oca!