Calcio

Da Khedira a Cassano, quando il cuore obbliga a fermarsi e ripartire

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Prima lo spavento, il cuore che si mette a battere all’impazzata, talmente tanto da insospettire anche Sami Khedira. Qualcosa non va, salta la trasferta di Champions League contro l’Atletico Madrid, immediate le visite e poi il responso: il calciatore tedesco ha un problema cardiaco simile a quello che fermò Stephan Lichtsteiner nel settembre del 2015. “Eventuale trattamento di un’aritmia atriale”, è in sintesi il comunicato stampa della Juventus, in buona sostanza, se gli esami dovessero confermare le ipotesi, Khedira potrebbe mancare dal campo per circa un mese e mezzo. Ma al di là del calcio, la complicazione è assolutamente superabile: la fibrillazione atriale è il caso più grave di aritmia, un battito completamente irregolare del cuore, risolvibile con un’ablazione e può capitare anche ai calciatori.

Dicevamo di Lichtsteiner e sì, dev’essere proprio il Frosinone che non porta bene ai giocatori della Juventus, perché l’ultimo bianconero a fermarsi per un problema al cuore fu proprio lo svizzero durante l’unico precedente allo Stadium tra la bianconeri e i ciociari. L’ex terzino, ora all’Arsenal, aveva avuto difficoltà respiratorie dovute a un’aritmia cardiaca benigna ed era stato operato qualche giorno dopo, per rientrare in campo a novembre in Champions a un mese dall’intervento. Un grande spavento ma Lichtsteiner da allora ha sempre giocato senza patemi, così come accaduto ad altri colleghi, costretti a fare i conti con un cuore matto.

 

Il caso più noto è stato quello di Antonio Cassano, che ai tempi del Milan finì sotto i ferri ma per un problema diverso: aveva una malformazione cardiaca che gli provocò un malore in aereo, di ritorno da una trasferta a Roma, e venne operato per una sofferenza cerebrale su base ischemica. Rientrò cinque mesi più tardi, dopo aver seguito una terapia anticoagulante. Più di recente, all’inizio di questa stagione, il club rossonero ha dovuto fronteggiare l’ipertrofia del muscolo cardiaco di Ivan Strinic, che l’ha tenuto fermo tre mesi. Ora il cuore è a posto ma lui non è ancora rientrato perché ha altri problemi fisici.

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Più simili a quello di Lichtsteiner e di Khedira sono i casi di Abel Hernandez e Jonathan Biabiany. Hernandez aveva un’aritmia, fu sottoposto pure lui a un’ablazione e se la cavò con un mesetto di stop, a Biabiany invece venne riscontrata una miocardite ad agosto 2014, ovvero un’infiammazione: stette fuori un anno e raccontò di aver avuto paura di morire, ma è tornato a giocare e a sorridere. E’ stato meno fortunato l’interista Felice Natalino, che fu costretto a lasciare il calcio a soli 21 anni per un’aritmia cardiaca: ha un defibrillatore impiantato dentro al petto che fa da sentinella ai suoi battiti, e se per caso impazziscono interviene. Di lavoro ormai fa l’osservatore per il settore giovanile nerazzurro. Altro ricordo doloroso per gli interisti è quello legato a Nwankwo Kanu, che nel 1996 prima ancora di indossare la divisa nerazzurra era stato fermato dai medici per una disfunzione cardiaca congenita. La sua carriera sembrava segnata, invece la valvola aortica venne sostituita: lo stop fu lungo ma il nigeriano poté tornare a inseguire un pallone.

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Dalla Juventus a quello che avrebbe potuto giocare tra i bianconeri, Patrik Schick, a cui il cuore ha cambiato il corso della carriera: l’attaccante ex Sampdoria era a un passo dalla Juventus, che però bloccò il trasferimento per un problema al cuore riscontrato durante le visite mediche. E’ guarito in poco più di un mese ed è finito alla Roma, che su di lui ha investito 40 milioni.

 

Giornalista professionista, cura “Curiosità sportive”, rubrica-memorabilia di aneddoti, storie e miti legati allo sport, riavvolgendo le lancette del tempo perché il suo cuore è ancora fermo sulla traversa dove si è stampato il rigore tirato da Di Biagio nel Mondiale del ’98.

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