Romelu Lukaku è oggi una stella del panorama calcistico, forte dei suoi 40 gol in 71 partite che lo rendono il più grande goleador del Belgio.
Ma la sua vita non è sempre stata così rosea, costellata solo da successo e fama. Scavando più a fondo esce fuori una verità difficile fatta di povertà e sacrifici che hanno segnato l’infanzia del calciatore e lo hanno reso l’uomo forte e determinato che noi oggi conosciamo.
Lukaku si racconta al The Players’ Tribune e svela i retroscena di una vita che hanno condizionato le sue scelte e lo hanno portato a cambiare il suo destino.
All’età di sei anni ho visto mia mamma piangere mentre mescolava il latte con l’acqua per farlo durare di più. In quel momento ho capito che avevamo toccato il fondo
Fino ad allora, nonostante l’età, Lukaku bambino sapeva che in casa le cose non andavano bene e si faceva fatica ad andare avanti, come dimostrano i pranzi fatti di solo pane e latte o la mancanza di elettricità. Da un giorno all’altro, poi, non gli fu più possibile nemmeno guardare le partite di calcio alle quali teneva moltissimo.
Ma scorgere sua mamma mentre allungava il latte per la sua famiglia è stato il momento esatto che ha fatto scattare qualcosa nella mente di un bambino che a soli 6 anni ha capito che doveva fare qualcosa. Fu così che con determinazione promise alla sua mamma:
Mamma, tutto questo cambierà. Giocherò a calcio con l’Anderlecht e accadrà presto. Staremo bene e non dovrai più preoccuparti
E non furono solo parole le sue, perché da allora tutte le energie e la concentrazione del giocatore belga furono rivolte a questo, fino ad ottenere il suo primo contratto esattamente dieci anni dopo. E da quel momento cominciò la sua ascesa, i suoi gol e quell’inversione di rotta del suo stesso destino, che solo con la determinazione di chi non ha più nulla da perdere ha potuto dare una svolta alla sua vita e a quella della sua famiglia.
In campo con la nazionale belga Lukaku continua a farsi notare, regalando gioie ed emozioni alla sua squadra e soprattutto a se stesso. Ancora oggi, ripensando al suo passato, ricorda ciò che lo ha spinto a fare sempre meglio e a diventare “qualcuno” nel suo sport:
Volevo essere il miglior calciatore della storia del Belgio. Non bravo, nemmeno bravissimo. Il migliore. Giocavo arrabbiato a causa di tante cose. Per I topi nel nostro appartamento, perché non potevo guardare la Champions League, per il modo in cui i genitori degli altri mi guardavano…
In corsa per vincere la Coppa del Mondo, Lukaku può affermare di esserci riuscito e di certo la stima dei suoi connazionali (e non solo!) lo rende ancora più orgoglioso della strada fatta e degli obiettivi raggiunti.
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