Paradossale quanto ingiusto è quello che è successo alla nazionale iraniana poco prima di iniziare la sua quinta partecipazione al mondiale.
Invece di dedicarsi esclusivamente alla preparazione e agli allenamenti per il grande evento ormai prossimo, i giocatori di Carlos Queiroz sono stati costretti a recarsi in un negozio sportivo per comprare gli scarpini.
E inevitabilmente è la politica che influenza la dinamica degli eventi anche quando l’attenzione dovrebbe essere riservata soltanto al gioco e allo sport che i Mondiali vogliono offrire.
Trump contro il medio-oriente, Usa contro Teheran: la diatriba coinvolge anche la Nike, sponsor ufficiale della squadra, costretta a sospendere la fornitura delle calzature ai calciatori iraniani.
Le sanzioni decise dal governo Usa comportano che la Nike, in quanto azienda statunitense, non possa fornire in questo momento le scarpe ai giocatori della nazionale iraniana
Questo è quanto dice il comunicato dell’azienda sportiva per giustificare la sua decisione, che vale solo per le partite che la squadra gioca all’estero. Nulla vieta però ai diretti interessati di acquistare scarpe col noto marchio.
Ma resta comunque il disagio di doversi procurare l’attrezzatura poco prima di debuttare in campo e l’amarezza per un comportamento ingiusto che poteva essere evitato alla vigilia della competizione mondiale.
L’ira e la rabbia del ct iraniano è palese nelle sue parole di accusa:
Decisione ingiusta e dovrebbero scusarsi perché questa condotta arrogante contro 23 ragazzi è assolutamente ridicola e inutile. I giocatori si abituano al loro equipaggiamento sportivo e non è giusto cambiarlo una settimana prima di partite così importanti
Fortunatamente il problema non sussiste per le divise da gioco che, essendo fornite dall’azienda tedesca Adidas, non devono sottostare ad alcun tipo di restrizione.
Per la prima volta, anche nel calcio, gli iraniani devono fare i conti con la politica a causa di un embargo del presidente americano che mina la serenità della squadra e la mette in difficoltà, negandole quei privilegi che altri team possiedono, come la scarpa su misura, modelli diversi a seconda del campo e un cambio da usare dopo l’intervallo.
Accorato e giustificato, quindi, l’appello di Queiroz:
Siamo solo manager e calciatori, e non dovremmo essere coinvolti in queste questioni, stiamo chiedendo alla Fifa di aiutarci
Ma il debutto è ormai agli sgoccioli: l’Iran, con o senza l’aiuto della Fifa, scenderà in campo contro il Marocco venerdì 15 giugno alle ore 17.00.
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