Olimpiadi

La Russia che conquista l’oro nell’hockey e canta l’inno che non c’è

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Alla fine il pronostico è stato rispettato. La Russia, pur orfana della sua bandiera, del suo inno e persino del suo nome in conseguenza del cosiddetto “doping di Stato”, è salita sul gradino più alto del podio nella finale di hockey sul ghiaccio maschile dopo aver piegato all’overtime una sorprendente Germania, al termine di una finale al cardiopalma, ricca di emozioni e colpi di scena.

(L’euforia del calciatore tedesco Bastian Schweinsteiger nel vedere la semifinale della Germania)

L’Oar (Olympic Athletes from Russia) parte forte e dimostra sin dal primo tempo la sua superiorità sulla compagine tedesca, segnando il goal del vantaggio ad un secondo dallo scadere del primo tempo grazie a Voinov. La Germania trova il pareggio a metà del secondo tempo con Schultz, grazie anche ad una deviazione decisiva del portiere Koshechkin.

Ma è il terzo tempo quello per il quale questa finale verrà sicuramente ricordata negli anni a venire: i russi tornano in vantaggio con Gusev (53’21”) ma dopo appena dieci secondi subiscono il pareggio ad opera di Kahun. Al 57′ succede l’impensabile: la Germania passa in vantaggio con Muller e per la Russia si mette davvero male.

Il team russo riprende ad attaccare disperatamente per ribaltare il risultato ma, a meno di un minuto dal termine, il punteggio è ancora di 3 a 2 per la Germania. Mentre sugli spalti tra i tifosi russi inizia a prevalere lo sconforto e la Germania già assapora una vittoria che avrebbe del clamoroso, a 56 secondi dallo scadere del match e senza Koshechkin a protezione della gabbia, è ancora una volta Gusev a trovare la via del goal che vale i tempi supplementari.

Il match si conclude a metà dell’overtime, quando Kaprizov, sfruttando la temporanea superiorità numerica sulla Germania, segna il golden goal che consegna ai russi una medaglia d’oro che mancava dal 1992. Una vittoria non senza strascichi polemici, che poco hanno in realtà a che fare con lo sport: durante la premiazione, infatti, tutta la squadra, insieme ai tifosi accorsi a PyeongChang, ha cantato a squarciagola l’inno russo, vietato dal Cio, nonostante venisse trasmessa la melodia dell’inno olimpico. Un comportamento criticato da diversi media, soprattutto americani.

 

Il lettone Oleg Znarok, ‘allenatore della squadra russa, ha dichiarato a caldo alla stampa:

Questa finale vittoriosa è stata la partita più importante della mia vita. Dopo la fine del match il presidente Putin mi ha chiamato per esprimermi le sue congratulazioni ed è stato molto piacevole

 

Pugliese emigrato a Mosca, tifosissimo del Milan, convinto che lo sport possa contribuire a rinsaldare i legami tra popoli e culture differenti, è “la voce dalla Russia” di Mondiali.it

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