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Pirlo ha annunciato il suo ritiro a dicembre: «Ti rendi conto da solo che è arrivato il momento»

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Un mondiale, due Champions League, sei Scudetti, due Coppe Italia, una Supercoppa italiana, un Mondiale per club e due Supercoppa europea. Solo elencando il suo palmarès è facile capire di chi stiamo parlando: Andrea Pirlo, uno dei più forti calciatori italiani di sempre, ha annunciato che si ritirerà definitivamente dal calcio a dicembre.

Non una data casuale: attualmente sotto contratto con il New York FC, appenderà le scarpette al chiodo al termine della stagione di Mls, quando il suo contratto il club scadrà. A 38 anni, dunque, dirà addio al calcio giocato l’ennesimo eroe del Mondiale 2006, l’ultimo ancora in attività – assieme a Buffon – dell’11 titolare che vince ai calci di rigore contro la Francia nella finale di Berlino.
Pirlo ha iniziato a giocare a calcio nei professionisti nel 1994 con il Brescia, squadra dalla sua città. In carriera ha giocato per Inter, Reggina, Milan e Juventus e con la Nazionale italiana.

In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport spiega il motivo del suo prossimo ritiro. Tra acciacchi e spazio ai giovani con una rotula che è ormai priva di cartilagine. Insomma, il momento è arrivato.
Quando si alza dal tavolino del bar all’aperto in zona Chelsea di fronte a casa sua, Andrea Pirlo si lamenta per il dolorino al ginocchio destro che lo tortura da mesi. Dice: «Dove c’è la rotula non ho più la cartilagine. Quando è venuta la Juve in tournée a fine luglio, mi sono fatto vedere anche dal loro medico. Ma c’è poco da fare». Causa infortunio ha dovuto saltare una manciata di partite della sua terza stagione in Mls e quando disponibile si è spesso accomodato in panchina: 15 presenze su 32 gare e due assist. Per dire, nel campionato passato non aveva praticamente mai saltato un match ed era sempre stato titolare. Con grande serenità, spiega: «Vanno in campo i più giovani, Herrera e Ring. A 38 anni è giusto dare spazio ai ragazzi. No, non sono arrabbiato. Anzi do una mano agli altri e all’allenatore».
A dicembre le scade il contratto. Smetterà? 
«Ti rendi conto da solo che è arrivato il momento. Ogni giorno hai problemi fisici, non riesci più ad allenarti come vorresti perché hai sempre qualche acciacco. Alla mia età ci sta di dire basta. Non è che puoi andare avanti per forza fino ai 50. Farò qualcos’altro».
 
Ha già pensato al futuro? 
«Non lo so ancora. Rientrerò in Italia già a dicembre. Il vice di Conte? Se ne dicono di cose. Ho delle idee, ma mi concedo tempo per decidere».
Tanti suoi ex compagni hanno scelto la panchina: Nesta, Gattuso, Inzaghi, Sheva… 
«… E Grosso, Cannavaro, Zambrotta, Brocchi, Oddo. Ormai tutti. Se penso ad allenare? Non è detto che siccome sei stato un buon giocatore puoi farlo. Devi essere predisposto e avere la prova del campo. Deve scattarti la scintilla. A me non è ancora scattata».
Meglio partire dal basso come Nesta o come Inzaghi subito dal Milan? 
«Non c’è una strada giusta o sbagliata. Dipende dalle opportunità che ti offrono. Se ti chiama subito una prima squadra, è dura rifiutare. Ripeto: per ora non ho quell’intenzione. Dopo 25 anni di calcio starò a casa con la famiglia (ad agosto gli sono nati due gemelli, ndr). Per tenermi in forma giocherò a golf (handicap 10) e a tennis».

Giornalista professionista, cura “Curiosità sportive”, rubrica-memorabilia di aneddoti, storie e miti legati allo sport, riavvolgendo le lancette del tempo perché il suo cuore è ancora fermo sulla traversa dove si è stampato il rigore tirato da Di Biagio nel Mondiale del ’98.

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