Quello del 1990, in Italia, non fu un grande Mondiale per il Brasile che raggiunse senza colpi eclatanti gli ottavi di finale, uscendo sconfitto dall’Argentina, con un score misero di quattro reti segnate in tutto il torneo. Solo una volta fece di peggio, sempre in Italia, nel 1934: segnò solo una rete, ma era un torneo diverso con 16 squadre con scontri a eliminazione diretta dove i verdeoro vennero battuti dalla Spagna per 3-1.
Immaginare una Coppa del Mondo senza il Brasile, per gli italiani che nell’estate di inizio ’90 si ritrovarono al centro dell’universo, era un’eventualità inammissibile. Eppure i Pentacampeão si ritrovarono con il pass in mano solo dopo un “testa a testa” sanguinolento – in tutti i sensi – contro il Cile. Una farsa, una messa in scena tanto teatrale quanto quasi ben riuscita. E di un involontario “eroe”, un fotografo che era lì al momento giusto.
Era il 3 settembre 1989. Brasile e Cile, entrambe nel Gruppo C sudamericano assieme al Venezuela, si giocavano al Maracanã l’accesso alla fase finale dei Mondiali italiani. Ai verdeoro sarebbe stato sufficiente un pareggio per staccare il biglietto, mentre per gli andini era necessaria una vittoria a tutti i costi.
La partita, manco a dirlo, si preannunciava caldissima e ostile come del resto era stato il match d’andata a Santiago del Cile il 13 agosto, che diventò subito una corrida, ma dalla quale il Brasile riuscì a portare a casa un prezioso pareggio con l’autorete di Hugo Gonzalez che il Cile annullò con la punizione di Ivo Basay.
La gara di ritorno, carica di aspettative e di tensione si giocò davanti a 160mila spettatori. Il primo tempo si chiuse sullo 0-0. Il Cile avrebbe dovuto ostinatamente trovare la rete del vantaggio, ma fu Careca a inizio ripresa, a portare avanti il Brasile. Passarono una ventina di minuti e al 69’ ecco l’evento che cambiò la storia del Cile, di tutta la popolazione tifosa e di alcuni calciatori.
Dalle tribune qualcuno lanciò un bengala che cadde a pochi metri dalla porta del cileno Roberto Rojas, soprannominato il “Condor” La situazione apparve subito grave: il portiere si rotolava a terra, con i guantoni, a coprire il volto, che pian piano diventarono rossi. Perdeva sangue dalla fronte.
I suoi compagni di squadra iniziarono a gridare “Assassini” all’indirizzo della torcida brasiliana. Rojas venne sollevato di forza e portato immediatamente negli spogliatoi, mentre l’arbitro argentino Loustau, che fino a quel momento non si era avvicinato per verificare la situazione, venne raggiunto da Fernando Astengo che preannunciò: «La mia squadra non rientrerà in campo».
Il match venne sospeso al 70’, ma la storia è a metà svolgimento: il Cile presentò ufficialmente un esposto alla Fifa chiedendo la vittoria a tavolino, condizione che, classifica alla mano, avrebbe garantito il viaggio in Italia. Per i brasiliani, invece, si trattava di un clamoroso imbroglio.
Regnava il caos: il Brasile non aveva in mano delle prove evidenti, le telecamere ripreso il momento e anche i fotografi persero l’attimo. Tutti tranne uno: il reporter Ricardo Alfieri, che lavorava per un giornale giapponese, è riuscito a immortalare 4-5 scatti che mostravano come il bengala fosse caduto dietro a Rojas, a una certa distanza dal portiere cileno e che Rojas, anziché allontanarsi dal fumo, vi si avvicinava, iniziando a sanguinare solo qualche decina di secondi dopo la caduta del fumogeno.
Venne così formata una apposita commissione, la Commissione Mosquera, con lo scopo d’indagare sugli avvenimenti dell’incontro del Maracanã, ma poco dopo fu proprio il portiere cileno a vuotare il sacco:
Mi sono ferito da solo…inserii in un’intercapedine del guanto sinistro un piccolo ma affilato bisturi. In campo l’attimo propizio arrivò quando una tifosa della torica lanciò il bengala. Fu a quel punto che estrassi il bisturi e mi ferii al capo
Negli spogliatoi Astengo che era d’accordo, fece sparire i guanti e occultò il bisturi. Il Cile che si era da poco liberato dalla dittatura di Pinochet cadde in un incubo imbarazzante. La reazione della Fifa fu durissima ed esemplare: il Condor venne squalificato a vita e il Cile fu squalificato per Italia ’90 ed escluso dalle qualificazioni a Stati Uniti 1994. Rojas venne anche cacciato dal club nel quale militava in quel periodo, i brasiliani del São Paulo.
Dopo una richiesta ufficiale di perdono, la Fifa gli ha concesso la grazia nel 2001 e poco dopo è tornato nel club brasiliano come allenatore delle giovanili.
In squadra aveva un promettente giocatore su cui ha puntato molto e creduto in lui, Kakà:
Era il minimo che potessi fare per ottenere il perdono dai brasiliani
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