Genio in campo con la palla tra i piedi, rispettoso negli spogliatoi ma poco espressivo nel manifestare le proprie emozioni se non in casi eccezionali. Questo è Andrea Pirlo.
Durante la sua lunghissima carriera sorrisi ce ne sono stati con i trionfi di Milan e Juventus e con la maglia della Nazionale al Mondiale 2006 in Germania.
Sul rettangolo verde Pirlo ha sempre dimostrato di essere una spanna sopra gli altri e, anche quando lo hanno dato per finito, lui ha risposto come meglio non poteva: disegnando calcio e deliziando tutti gli appassionati di questo sport.
(“Dabbare”: una delle cose che Pirlo ha imparato a New York)
Da due stagioni, il centrocampista bresciano si è trasferito nel campionato di Major League Soccer nel New York City. Appena giunto in terra americana il pubblico, e non solo, lo ha subito osannato. In effetti anche i suoi compagni di squadra, Frank Lampard e David Villa, lo hanno voluto salutare con un corale “Welcome Maestro Pirlo!”. Sì perché tra i vari appellativi accostati al campione del mondo c’è proprio “maestro”: colui che con semplicità e raffinatezza crea calcio e chi lo segue ne scopre l’essenza.
E al New York City stiamo scoprendo dei lati ancora nascosti del talento con il numero 21. Tipo conoscere il suo programma televisivo preferito da bambino o il suo ultimo costume di Halloween e altre domande messe assieme in questo video:
Nella Grande Mela “il metronomo” (lo chiamano anche così) ha riscoperto i piaceri della vita oltre che dello sport. Riesce a vivere con più tranquillità tanto che arriva a fare cose che in Italia gli parevano impossibili come godersi una partita a golf, visitare i musei o addirittura fare la spesa.
Nell’immenso tran tran della metropoli statunitense, le persone che lo riconoscono per strada lo fermano per un selfie o per un autografo come una star Nba o del Football, dato che il calcio sicuramente non è il primo sport più seguito negli Stati Uniti.
Pirlo è molto seguito anche sui social. Con oltre 4 milioni di follower su Instagram, infatti, è uno dei calciatori più amati e cliccati d’America: relax, musica e golf sono le attività più postate dal regista bresciano.
Dal suo approdo nell’estate del 2015 si è piano piano ambientato in un paese e in un calcio differente da quello europeo e soprattutto italiano. Pirlo è rimasto a giostrare nella zona di campo in cui ha sempre padroneggiato e anche l’allenatore dei New York, Patrick Vieira (ex calciatore di Juve e Inter nonché campione del mondo con la Francia), gli ha dato le chiavi del centrocampo.
Pirlo si ritiene sempre lo stesso, ovviamente con qualche anno in più. Vive di calcio e vive di vittorie ed è per questo che nella stagione attuale vuole puntare alla conquista del campionato. L’obiettivo è quello di vincere la East Conference (nel 2016 sono giunti secondi), per poi spingersi avanti nei playoff (ai quarti nel 2016). Quest’anno si è aggiunto al gruppo un’altra conoscenza della Serie A, l’argentino Maxi Moralez, El Frasquito, ex numero 10 dell’Atalanta.
Proprio contro il sudamericano, Andrea Pirlo l’ha sfidato al gioco Pie in the face. L’italiano si è dimostrato più forte anche se poi si è lasciato andare all’assaggio della crema.
Gli manca l’atmosfera della Champions League ma cerca di non pensarci e di proseguire al meglio il campionato Mls. Tuttora non ha ancora deciso cosa fare nel prossimo futuro nonostante le tante voci parlino di un suo ritorno a Torino come ambasciatore nel mondo del club bianconero oppure a Londra come assistente tecnico del mister Antonio Conte nel Chelsea.
Per ora si gode la stagione nella Grande Mela e, tra una partita e l’altra, riesce anche ad essere protagonista di video divertenti: non ultimo quello girato con i gli Harlem Globetrotters che a suon di giocate provano vanamente ad impressionare il Maestro.
Oh, attenzione: Andrea Pirlo, anche sui campi di calcio americani, rimane ambasciatore di qualità. Specialista delle punizioni, guarda caso il primo gol in Mls è arrivato la scorsa stagione proprio da calcio piazzato, insieme a 11 assist vincenti per i compagni. Il Maestro parla una lingua universale.
Dario Sette
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