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Elisa Penna, una cestista in America che sogna la WNBA e l’Italia

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È una delle stelle nascenti del basket italiano, dal dicembre 2015 è in America pe studiare e migliorarsi, è già nel giro della Nazionale maggiore di pallacanestro guidata dal commissario tecnico, Marco Crespi.

Stiamo parlando di Elisa Penna, ala della Wake Forest University classe 1995. Nata a Bergamo, ha avuto modo di calcare i parquet della Serie A1 con la Reyer Venezia, prima della chiamata dagli Stati Uniti d’America.

Come procede l’avventura sportiva nel Wake Forest University?

L’avventura qui negli States procede davvero alla grande. A Wake Forest mi trovo bene, soprattutto grazie alle persone meravigliose che mi circondano, gente che è pronta a darmi una mano nel momento del bisogno.
Amici, allenatori, responsabili e tutti coloro che lavorano nel dipartimento atleti mi sono molto vicini, sono coloro che mi aiutano a crescere quotidianamente non solo dal punto di vista cestistico, ma anche da quello umano.

Come va, invece, dal punto di vista “accademico”?

Dal punto di vista accademico sono molto soddisfatta del mio andamento.  L’università è molto impegnativa e i professori esigenti, ma sto studiando ciò che mi appassiona (psicologia e antropologia); pertanto il tutto è più interessante e passare gran parte del mio tempo sui libri pesa relativamente.

Sei negli Usa da 2 anni, in cosa ti senti migliorata, sia sportivamente che umanamente?

Credo che questi due anni trascorsi in America mi abbiano aiutata molto non solo dal punto di vista sportivo, ma soprattutto a livello personale.  Questa esperienza mi sta rendendo più sicura di me stessa in campo e fuori. Mi sta aiutando tantissimo nell’essere più aperta come persona e, quindi, meno introversa. Sto avendo la possibilità di vedere e scoprire molte cose nuove. È anche per questo che sono davvero grata per l’opportunità che mi è stata data.

La vita sportiva che stai vivendo a Winston è nettamente diversa di quella che hai vissuto in Italia?

L’esperienza qui in America è molto diversa rispetto a quella vissuta in Italia. Credo che la differenza maggiore sia dovuta al fatto che qui, facendo sport per un’università, giocare a basket non è l’unica cosa che conta.
Prima di tutto c’è la scuola e, se non si ottengono buoni risultati dal punto di vista accademico, si rischia di non giocare fino a che non si migliora la media scolastica. Inoltre, il campionato è strutturato in maniera diversa da quello Italiano: giochiamo due partite a settimana. Si inizia a novembre per finire poi i primi di aprile. La stagione è breve, ma molto intensa!

Hai stretto delle amicizie, ti senti parte integrante del gruppo che si è creato nella University?

Certo! Grazie al fatto che con l’inglese va sempre meglio, mi sento sempre più a mio agio. Ho potuto creare delle ottime amicizie non solo in squadra, ma anche con altri atleti e alcuni studenti dell’università.

Com’è essere nel college che è stato di Tim Duncan?

Pazzesco! In tutti gli edifici sportivi ci sono sue immagini o maglie. Tim Duncan è davvero un’ispirazione per moltissimi atleti, e non solo, a Wake Forest.

La stagione come sta andando?

Siamo a metà stagione ormai, e per ora stiamo facendo bene. Abbiamo perso un paio di partite che si potevano portare a casa, ma siamo una squadra giovane  che ha tanta voglia di migliorare, e sicuramente queste due sconfitte non possono far altro che servirci da lezione per il futuro.  Sono convinta che se lavoriamo duro ogni giorno in palestra, come stiamo facendo, riusciremo a toglierci delle belle soddisfazioni quest’anno.

Hai avuto modo di ricevere la chiamata dal ct Crespi, quanto è importante per te indossare la maglia azzurra?

La maglia azzurra è la più bella maglia che un giocatore possa indossare. Poter portare la scritta Italia sul petto è un grandissimo onore, e con sé porta anche grandi responsabilità. Sono davvero onorata e grata per questa chiamata, anche se purtroppo non ho potuto unirmi al resto della squadra per questo primo round di qualificazioni per l’Europeo per via di un piccolo infortunio. Ma le emozioni che derivano dal vestire la maglia azzurra mi mancano, e spero di poterla indossare di nuovo un giorno.

Cecilia Zandalasini, tua compagna di nazionale, ha vinto il titolo Wnba a Minnesota. Ti piacerebbe un giorno fare il salto in WNBA?

La WNBA è un sogno che spero di trasformare in realtà un giorno. Faccio davvero i miei complimenti a Cecilia per l’anello vinto con le Lynx! Come si dice: “tanta roba”! (ride,ndr).

Credi che il basket femminile sia ancora poco considerato rispetto a quello maschile e anche ad altri sport?

Credo che il basket femminile in Italia stia piano piano crescendo di popolarità. Credo che molte persone si siano avvicinate al basket in rosa grazie agli ottimi risultati che la nazionale sta raggiungendo negli ultimi tempi.

Ti manca l’Italia?

Si, l’Italia, casa, amici e famiglia mi mancano tanto. I miei pensieri sono sempre lì e nel mio cuore. Questo me li fa sentire più vicini.

Qual è il vero sogno che vuoi realizzare?

Lo svelerò quando si avvererà! (ride,ndr).

C’è qualche aneddoto goffo e scherzoso che ci vuoi raccontare?

Mi fanno ridere i mille modi in cui gli americani pronunciano il mio nome. Ogni giorni è diverso!

Giornalista professionista, cura “Italians”, rubrica che parla di sportivi italiani che si sono affermati all’estero. E chissà magari, Ivanka Trump, la prossima volta non confonderà più Giorgio Chinaglia, ex attaccante di Lazio e New York Cosmos, per un santo.

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