L’Islanda è la nazione con il minor numero di abitanti in assoluto a essersi mai qualificata a un Mondiale di calcio. L’isola vichinga, al suo debutto in Russia 2018, nonostante un insolito boom di nascite, si attesta sui 340mila abitanti: se ci pensate, città italiane come Bologna, Firenze o Bari superano questa cifra.
Ma l’Islanda non si scompone, anzi lancia un appello a tutti i tifosi del mondo: senza distinzioni di colori p di nazionalità, la piccola ma casinista Nazionale scandinava invita tutti quanti gli appassionati a far parte del #TeamIceland.
Ed è proprio il presidente Guðni Thorlacius Jóhannesson, assieme a sua moglie e first lady, Eliza Reid, a chiamare a raduno tutti i tifosi sparsi per il globo con un video volutamente ironico e pomposo con musica patriottica sullo sfondo e un dress-code istituzionale che poi lascia spazio all’iconica divisa blu acceso. E il presidente dice:
Che si vinca o si perda, è entusiasmante far parte di qualcosa di grande, anche se si è piccoli
Far parte del team è semplice: basta andare sul sito Inspired by Iceland, loggarsi via Facebook e poi scegliere il proprio nome islandese da piazzare sulla maglia virtuale (c’è in palio un viaggio in Islanda eh!). Secondo l’onomastica del paese, infatti, i nomi sono patronimici cioè riflettono il nome del padre o della madre e non il cognome storico della famiglia. Si aggiungono al nome proprio attribuito dai genitori al momento della nascita e non sono quindi veri e propri cognomi in senso occidentale, visto che accompagnano la persona nel corso della propria vita ma non si tramandano ai figli.
Come riporta Wikipedia, uomo chiamato Jón Einarsson ha un figlio chiamato Ólafur. Il cognome di Ólafur non sarà Einarsson, come quello di suo padre: egli diverrà Jónsson, letteralmente indicante che Ólafur è il figlio di Jón (Jóns + son). La stessa pratica è usata per le figlie: la figlia di Jón Einarsson, Sigríður, non avrà Einarsson come cognome; lei adotterà il cognome Jónsdóttir, che significa letteralmente “la figlia di Jón” (Jóns + dóttir).
Nel 2012 l’Islanda era al 131º posto nel ranking FIFA delle squadre più forti al mondo; ora è al 18º posto, davanti all’Olanda e Uruguay, due posizioni dietro l’Inghilterra e quattro dietro l’Italia. Una crescita favorita da investimenti su strutture, formazione e accademie giovanili. L’Islanda, insomma, non rappresenta in questa era calcistica una meteora o la classica mascotte, ma un prodotto calcistico ben riuscito dopo attenta e lungimirante programmazione.
E per noi appassionati va bene così: potremo ascoltare nuovamente il Viking Thunder-Clap, il rito coinvolgente dei tifosi che battono le mani sempre più veloce ed esclamando. Magari fra qualche anno tra gli spalti ci sarà anche qualche ragazzino nato proprio in questo periodo calcistico “fortunato”.
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