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Thierry Henry alla Juventus, vent’anni fa una storia d’amore mai sbocciata

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Anche i grandi sbagliano. C’è un fantasma che aleggia nella carriera di Carlo Ancelotti. Ha le sembianze, la falcata e il talento di Thierry Henry. Oggi i due sono colleghi. Il primo uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Il secondo è da pochi mesi il nuovo allenatore del suo Monaco. Eppure vent’anni fa il mister italiano e il ragazzino francese si sono incrociati a Torino, per pochi mesi alla Juventus. Parentesi negativi nel glorioso palmares di entrambi. Ancelotti, ribattezzato perdente di successo in bianconero. Titì, meteora liquidata troppo in fretta e poi rimpianta per anni.

Henry e Ancelotti alla Juventus

Il 19 gennaio 1999 un giovanotto di 21 anni, neocampione del mondo con la Francia, molto veloce palla ai piedi ma ancora acerbo sotto porta, sbarcava alla corte di Madama. La Juventus acquistava Henry dal Monaco per circa 11 milioni di euro e mezzo. Un investimento importante per uno dei gemelli del gol in Costa Azzurra assieme a Trezeguet. Ma quella è un’altra storia, ancora precoce per i colori bianconeri. Thierry, invece, arrivava in bianconero con grandi aspettative. La squadra di Lippi era in profonda crisi. Il primo ciclo del tecnico toscano era agli sgoccioli. Dopo aver vinto tutto qualcosa si era rotto, il grave infortunio a Del Piero aveva sconvolto i piani della stagione e la Juventus viveva la peggiore stagione da decenni.

Henry e Trezeguet al Monaco

Sembrava di rivivere la nefasta epopea di Gigi Maifredi nel 1990 – 1991. I bianconeri erano a metà classifica, lontani dalla zona scudetto e a caccia del quarto posto Champions. Finiranno con lo spareggio, perso, con l’Udinese per l’accesso diretto alla Coppa Uefa. Ripartiranno con la Coppa Intertoto e Ancelotti in panchina. Il delfino di Arrigo Sacchi sarebbe dovuto arrivare in estate. Piomberà a Torino a febbraio dopo il ko interno con il Parma e le dimissioni di Lippi. In quella squadra, che praticamente non aveva fatto mercato estivo, accanto ai senatori (Del Piero, Zidane, Inzaghi, Pessotto, Di Livio, Deschamps, Ferrara, Conte, Peruzzi, Davids) spuntarono alcune promesse poi non mantenute.

La Juve con i numeri in rosso nella stagione 1998 – 1999

Il terzino Mirkovic dall’Atalanta. Il portiere Morgan De Sanctis. I centrocampisti Simone Perrotta, Marco Rigoni e Jocelyn Blanchard. L’attaccante Juan Esnaider, arrivato a gennaio come Henry. Il francese in bianconero è un grande equivoco tattico. Nessuno si accorge che è una punta pura che ha bisogno di spazio attorno a sé. Lippi prima, e Ancelotti poi, lo impiegano sulla fascia. Interno di centrocampo a sinistra o ala. Il punto è che in Italia non puoi giocare laterale se non copri entrambe le fasi di gioco. Attacchi e difendi, difendi e attacchi. Henry aveva bisogno di campo, di libertà e di tempo. Troppo per una squadra abituata a vincere e che non può aspettare.

Juan Esnaider, una delle grandi meteore in bianconero

Con la Juventus, tra campionato e coppe, Henry disputa 21 gare con tre gol. L’unica traccia vera di sé la lascia nel blitz esterno contro la Lazio all’Olimpico. Una doppietta, agevolata dalla papera di Marchegiani, che di fatto consegnerà lo scudetto al Milan, strappandolo ai romani. Il tiro deviato in rete contro il Venezia sarà la sua terza marcatura. Lascia l’Italia ad agosto di quell’anno dopo la gara di ritorno Intertoto contro i rumeni del Ceahlaul. Viene ceduto all’Arsenal per 27 miliardi di lire. Anni dopo lo stesso Henry rivelerà che andò via da Torino anche per dissidi con Moggi. Il dirigente voleva girare in prestito Titì all’Udinese per arrivare a Marcio Amoroso.

Giornalista, nato e cresciuto nella provincia barese con pezzi di cuore sparsi tra Roma e Liverpool, a metà tra Penny Lane e Strawberry Fields. Segue il calcio da quando Andrè Escobar segnava nella propria porta a Usa ‘94 mentre Roberto Baggio riceveva palla da «un’iniziativa di Mussi sulla fascia destra» . SCOPRI LO SCONTO UTILIZZANDO IL COUPON: VINCENZOP

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