Curiosita Sportive

Quel singolare epitaffio voluto da Aldo Biscardi

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Aldo Biscardi, celebre quanto ironico giornalista sportivo e conduttore televisivo, anche a distanza di mesi dalla sua scomparsa riesce a strappare un sorriso a chi si avvicina alla sua tomba per dedicargli una preghiera.

Il modo di prendersi un po’ in giro e uscire dagli schemi che lo ha caratterizzato in vita lo rivediamo anche dopo la sua morte, grazie ad un epitaffio studiato ad hoc. Ricordate cosa diceva sempre in trasmissione quando si accendevano gli animi?

L’ideatore e conduttore della trasmissione televisiva “Il processo del Lunedì” era solito dire ai suoi ospiti in studio una frase che è diventata poi un tormentone legato alla sua immagine: 

Non parlate più di due o tre persone alla volta sennò si fa confusione

Questa frase adesso è diventata il simbolo del suo epitaffio e chi si reca al cimitero di Larino non può fare a meno di notarla e sorridere tra sé, magari immaginando proprio Aldo Biscardi in persona che ammonisce col suo accento tipico dicendo:

Pregate non più di due o tre alla volta sennò non si capisce

Chi lo ha seguito per tanti anni sa bene che il giornalista amava lo sport, tanto da ideare personalmente la trasmissione “Il processo del Lunedì” a partire dal 1980, una sorta di bar dove confrontarsi sui campionati e sulle partite di calcio. Dopo averne curato la realizzazione per ben 3 anni dietro le quinte, dal 1983 decise di condurla lui stesso e rimase in studio a parlare di calcio e moderare i suoi ospiti per ben 10 anni sulla rete Rai Tre.

Dal 1993 Biscardi cambiò canale e titolo al suo programma, che divenne “Il processo di Biscardi” e si trasferì prima su Tele più e poi su diverse altre reti. Ma il format rimase inalterato così come il suo conduttore, fino al 2013.

Ben 33 anni che Biscardi dedicò a questa sua creatura alla quale teneva moltissimo e dove ci teneva con fermezza a sottolineare l’importanza della moviola in campo.

Ironia della sorte, l’anno della sua morte coincide proprio con l’entrata in campo del Var (Video Assistant referee), strumento per aiutare gli arbitri a gestire ogni momento della partita. Possiamo definire il giornalista un po’ il precursore del Var, che altro non è che una moviola in campo all’avanguardia.

Ecco cosa diceva nella sua ultima intervista:

Il Var è la mia vittoria e anche la vittoria della trasparenza, perché finalmente si potrà fare luce sugli episodi più controversi. Da anni mi batto per la moviola in campo e finalmente il calcio ha capito verso quale direzione bisognava andare. Il Var non favorisce alcuno, porta alla luce la verità. Da sempre le partite si vincono segnando un gol più dell’avversario. Il Var è uno strumento che permetterà di capire certe dinamiche 

Prima di andarsene per sempre ha avuto la soddisfazione di sapere che la sua battaglia è finalmente stata vinta e oggi, se fosse ancora in vita, sarebbe orgoglioso di sapere come questa introduzione nel mondo del calcio stia già contribuendo a fugare ogni dubbio dei match in corso e che sarà presente anche ai Mondiali di Russia 2018.

Laureata in materie umanistiche ha fatto della sua passione per la scrittura e il giornalismo un vero lavoro a cui si dedica a tempo pieno. Vive in Sicilia ma gira il mondo coi suoi pezzi che trattano di tutto e di tutti, con particolare attenzione per l'affascinante mondo dello sport.

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