Quando pensi a un atleta, pensi all’agonismo che mette in pratica, all’apporto che riesce a dare alla squadra e alla passione che ha per quello che fa.
Sono decisamente questi gli aspetti che si possono attribuire a Davide Astori, il difensore e capitano della Fiorentina e della Nazionale Italiana.
Un esempio per molti calciatori, un ragazzo a modo e rispettoso, oltre che uno con cui potevi tranquillamente scambiare opinioni, calcistiche e no.
Un leader silenzioso che, da qualche stagione, era la guida della Viola.
Dal 2011 era, inoltre, in pianta stabile nel gruppo della Nazionale, quando l’ex commissario tecnico dell’Italia, Cesare Prandelli, lo convoca all’età di 24 anni.
L’esordio non è stato quello dei migliori, l’Italia vince l’amichevole sul campo di Kiev contro l’Ucraina, ma il giovane difensore esce anzitempo a causa di una doppia ammonizione.
Ma Astori le qualità le ha sempre messe in mostra e, nelle sue grandi stagioni a Cagliari, dimostra di essere appieno arruolabile per gli Azzurri anche dietro ai titolarissimi Chiellini, Bonucci e Barzagli.
Con la maglia azzurra molte convocazioni e 14 presenze, alcune da titolare altre da subentrato. La sua gioia più grande con la maglia tricolore il 30 giugno del 2013, quando a San Salvador realizzò la rete del vantaggio azzurro contro l’Uruguay nel match di Confederations Cup, durante la finale per il terzo posto.
Proprio con l’Italia, Davide Astori sognava di vincere qualcosa di importante. Sia con la Viola che con l’Italia, il centrale bergamasco indossava la maglia numero 13, perché il suo idolo era Alessandro Nesta e perché, durante i match da ragazzo, spesso quando indossava quel numero, otteneva ottimi risultati.
Compagni e avversari sul campo lo ha ricordato il portiere della nazionale Gigi Buffon in un post commovente.
L’Italia perde un grande uomo e un grande calciatore.
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