Curiosita Sportive

Olimpiadi Roma 1960: Abebe Bikila e la storia del colonialismo riscritta correndo senza scarpe

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Arriva leggiadro e fluttuante nella notte romana. Smilzo, coi piedi sanguinanti taglia il traguardo per primo. Scalzo. Abebe Bikila è il simbolo dell’Olimpiade italiana del 1960. Il 10 settembre sorprende tutti, da perfetto sconosciuto. Partito dall’Etiopia per andare a vincer e la maratona proprio in casa dei suoi “ex-padroni”.
Ben 42 km, in due ore e 15 minuti, sui sampietrini di Roma. E segnando quello che era allora il nuovo record mondiale. Senza scarpe, ma con un animo d’acciaio. Primo africano a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, lui immortalato dalle foto mentre attraversa l’Arco di Costantino.

Agente di polizia e guardia del corpo personale dell’imperatore Hailé Selassié, Abebe Bikila, l’etiope decise di partire senza scarpe per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore. Bikila, con la sua disciplina e caparbietà si innalzò a simbolo dell’Africa che si liberava dal colonialismo europeo.

La sua, però, non fu solo una piacevole parentesi: quattro anni dopo, pur presentandosi alle Olimpiadi di Tokyo 1964 in condizioni peggiori a causa di un’operazione di appendicite appena sei settimane prima dell’inizio, vinse nuovamente, stabilendo anche il miglior tempo mondiale sulla distanza (questa volta con scarpe!).

Ma il destino sa essere maligno e paradossale. Nel 1969, Bikila stava guidando nei pressi di Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, quando rimase coinvolto in un incidente. Il dramma si fa largo: paralizzato dalla vita in giù. Ingrato destino, ma Abebe aveva uno spirito inscalfibile e non perse la voglia di continuare a vivere di sport: si buttò nel tiro con l’arco, nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte, in Norvegia). Chiuse con una partecipazione alle Paralimpiadi di Heidelberg nel 1972 con l’arco.

Fu la sua ultima apparizione. Arrivato dal nulla, da perfetto sconosciuto, se ne andò troppo presto, a soli 41 anni a causa di un’emorragia celebrale.

Giornalista professionista, cura “Curiosità sportive”, rubrica-memorabilia di aneddoti, storie e miti legati allo sport, riavvolgendo le lancette del tempo perché il suo cuore è ancora fermo sulla traversa dove si è stampato il rigore tirato da Di Biagio nel Mondiale del ’98.

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