Ciclismo

Damiano Cunego, la volta in cui il “Piccolo Principe” diventò Re

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Da qualche giorno sono state definitivamente assegnate le Wild Card per il Giro d’Italia 101 e non poche critiche sono state fatte. C’è sicuramente rammarico per molti appassionati del ciclismo riguardo la decisione di non offrire un pass alla squadra di Damiano Cunego. Proprio il ciclista veronese sperava in quest’ultima chiamata per la Corsa Rosa dato il suo imminente addio al mondo professionistico del ciclismo. Peccato davvero, intanto ha deciso di optare per la partecipazione al Giro del Giappone.

Un’assenza che segna una svolta per il ciclismo italiano che perde uno dei protagonisti indiscussi dei primi anni 2000. Uno scalatore che ha fatto bene nelle trafile Juniores e che si è confermato subito anche tra i professionisti.

L’anno della consacrazione è il 2004: a soli 23 anni riesce a vincere ben 18 vittorie, raggiungendo l’apice con la vittoria del Giro d’Italia a Milano.

Quell’edizione della Corsa numero 87 doveva essere quella del bis di Gilberto Simoni, già vincitore nel 2003. Proprio Damiano Cunego era stato chiamato dalla Saeco a fare da gregario e da uomo squadra per il leader del team.

Tutto filava liscio: Simoni conquistò la maglia rosa al primo arrivo in salita (terza tappa con arrivo a Corno alle Scale) spiazzando gli avversari. Tuttavia proprio il suo giovane compagno di squadra Cunego, vincendo la tappa con arrivo a Montevergine, balzò al comando della classifica generale, scalzando il suo capitano.

Il giovane Cunego riuscì a tenere la maglia nelle tappe pianeggianti fino alla cronometro di Trieste, tredicesima frazione, vinta dallo specialista ucraino Serhiy Honchar: la maglia rosa passò sulle spalle dell’altro ucraino Jaroslav Popovyc, che la mantenne anche nelle due tappe in Croazia.

Al ritorno in Italia ai corridori si prospettava la tappa con arrivo in salita a Falzes, il 25 maggio 2004. È proprio sulle montagne dell’Alto Adige che Damiano Cunego segnò la sua impresa personale. A tre km dalla vetta della Furcia, il Piccolo Principe staccò tutti compreso il leader della generale Popovych e fece un recupero del suo ritardo in classifica da vero campione. Con una pedalata agilissima Damiano raggiunse tutti i fuggitivi stremati dalla fatica e conquistò la testa della corsa andando a vincere in solitaria con 1’14” su Serhiy Honchar.

Da lì fino a Milano il giovane veronese non si tolse più la maglia rosa di dosso, e Gilberto Simoni si trovò ad abdicare, anche per volere della Team Saeco. Tuttavia l’epilogo finale dei rapporti tra Simoni e Cunego avvenne al traguardo della 18esima tappa con arrivo a Bormio 2000. Gibo gridò “Bastardo. Sei un ignorante!” al giovane rampollo di casa Saeco, reo di avergli soffiato la leadership oltre che la vittoria della tappa.

L’arrivo a Milano fu solamente la passerella finale di quel grande capolavoro targato Damiano Cunego in quel Giro d’Italia. Impresa che però non ha fatto addolcire gli organizzatori per offrire l’ultima Wild Card al veterano.   

Giornalista professionista, cura “Italians”, rubrica che parla di sportivi italiani che si sono affermati all’estero. E chissà magari, Ivanka Trump, la prossima volta non confonderà più Giorgio Chinaglia, ex attaccante di Lazio e New York Cosmos, per un santo.

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