Juventus Napoli, l’eterna sfida al titolo è il piatto forte di un sabato che ha come antipasto il derby di Roma. Anche se siamo solo a settembre, i partenopei sembrano essere l’unica vera squadra a poter insidiare il dominio bianconero. L’arrivo di Carlo Ancelotti ha normalizzato un ambiente che viveva dei proclami, legittimi, del “Comandante” Maurizio Sarri. E’ mancato solo il guizzo finale, quello che il tecnico di Reggiolo spera di compiere ai danni di Max Allegri.
Due allenatori, entrambi centrocampisti, entrambi ad aver lambito sul proprio percorso professionale gli universi calcistici di Juventus e Napoli.
La figurina di Allegri quando giocava a Napoli
Massimiliano Allegri era un calciatore dotato di grande talento e visione di gioco, ma con una testa abbastanza diversa rispetto a quella che ha oggi in panchina. Lo ha ammesso lui stesso:
Se avessi avuto la testa che ho ora forse sarei arrivato in Nazionale. Sono stato un giocatore mediocre e senza rimpianti
Nel 1997 il centrocampista livornese ha 30 anni, una carriera a buoni livelli tra B e A con Pescara (dal suo maestro Galeone), Cagliari e Perugia e l’approdo in una prima (e unica) grande piazza: Napoli. Solo che in quell’anno nel capoluogo campano i fasti di Maradona erano un lontano ricordo: si alternano ben 4 allenatori in panchina (Mutti, Mazzone, lo stesso Galeone e Montefusco) ma la squadra di Ferlaino retrocede in serie cadetta dopo 33 anni. Allegri disputa solo 7 partite, in una stagione in cui brilla la stella del giovane Claudio Bellucci. A fine campionato “Acciughina” torna a Pescara.
Ancelotti in panchina alla Juve sotto la pioggia fatale di Perugia
Carlo Ancelotti era l’allenatore designato dalla Triade (Moggi – Giraudo – Bettega) a ereditare il ciclo vincente di Marcello Lippi alla Juventus alla fine degli anni ’90. L’epopea del tecnico viareggino si interruppe bruscamente, però, nel febbraio 1999 dopo una sconfitta interna contro il Parma. Proprio i gialloblù, nei quali Ancelotti aveva iniziato la carriera di allenatore dopo la Reggiana. Carlo, a stagione in corso, porta la Juventus alla semifinale persa contro il Manchester United e a uno spareggio Uefa perso contro l’Udinese dopo il quinto posto in classifica. Nei due anni successivi totalizza ben 144 punti ma non bastano: nel 2000 soccombe nella pioggia di Perugia che porta al titolo la Lazio. La stagione successiva si classificherà alle spalle della Roma di Capello. Lascia Torino nel 2001, al termine di un biennio in cui non viene mai particolarmente amato dall’ambiente (fu accolto con lo striscione degli ultras “Un maiale non può allenare”) e con qualche incomprensione tattica, come aver schierato un giovane Thierry Henry terzino.
La Juve fa parte del mio passato, non lo considero un neo. Fu negativa per risultati, ma mi aiutò a crescere e a capire come funziona l’organizzazione societaria.
Lo striscione di “benvenuto” durante l’esordio di Ancelotti alla Juve a Piacenza
Giornalista, nato e cresciuto nella provincia barese con pezzi di cuore sparsi tra Roma e Liverpool, a metà tra Penny Lane e Strawberry Fields. Segue il calcio da quando Andrè Escobar segnava nella propria porta a Usa ‘94 mentre Roberto Baggio riceveva palla da «un’iniziativa di Mussi sulla fascia destra» .
SCOPRI LO SCONTO UTILIZZANDO IL COUPON: VINCENZOP
Comments are closed.