È stato un allenatore innovatore, uno di quelli che ha insegnato il calcio moderno, quello fatto di tocchi veloci e tecnica, già nel 1970.
All’età di 83 anni si è spento l’ex calciatore e tecnico, Gigi Radice, dopo una lunga lotta contro l’Alzheimer. Un grande intenditore di calcio e un grande uomo, è stato l’ultimo allenatore a portare uno scudetto a Torino, sponda granata, nel campionato 1975-76. Un ricordo indelebile dato che è stato il primo (e finora unico) tricolore conquistato dopo la tragedia di Superga.
In campo lo chiamavano il “Tedesco” perché era molto preciso nelle attività che faceva. Un aneddoto che sottolinea la rigorosità nel suo lavoro è sicuramente quella legata all’ultima partita della stagione 1976 tra Torino – Cesena. Risultato finale 1-1 e scudetto al Toro, complice anche la sconfitta dei cugini bianconeri. Gigi Radice va a centrocampo per chiedere giustificazioni dal difensore Mozzini per il gol subito e per il mancato record di vittorie consecutive casalinghe.
Cresce come terzino nella scuola Milan. Con i rossoneri vince tre scudetti e un Coppa dei campioni, prima del prematuro ritiro a causa di un grave infortunio al ginocchio.
Diventa allenatore del Monza a soli 31 anni, ma gli e anni e i ricordi più belli sono quelli a Torino. Radici guida i granata per 5 anni. Alla sua prima stagione centra subito uno storico scudetto. Un calcio moderno che aveva saputo apprezzare ammirando il primo Ajax targato Johan Cruijff: marcatura a zona, pressing in ogni parte del campo e passaggi veloci.
Era il Torino del futuro campione del mondo, Ciccio Graziani, il quale non ha avuto altro che parole d’elogio per il suo ex tecnico
Grazie ai suoi consigli sono cresciuto tecnicamente e caratterialmente. Radice ha inciso moltissimo sulla mia carriera e grazie a lui il Torino tornò a vincere lo scudetto dopo la tragedia di Superga. C’è tanto di lui in quella grande impresa.
Dopo la vittoria del 1975/76 arrivano altri ottimi piazzamenti. Nella stagione successiva la squadra di Radici giunge all’ultima giornata appaiata alla Juve di Trapattoni (suo ex compagno al Milan): i bianconeri chiudono con 51 punti e i granata secondi a 50. Il Toro fa bene pure nel ’78: terzo. L’anno dopo c’è un quinto posto che vale comunque l’Europa e nel 1980 i granata giungono terzi, con Radice che però lascia la panchina a Rabitti.
Addio, Mister Radice, colonna della nostra storia. Ieri, oggi, per sempre. #SFT pic.twitter.com/0BxZi6CUHO
— Torino Football Club (@TorinoFC_1906) 7 dicembre 2018
Ha poi girato tante altre piazze importanti come Roma, Milano (sia Inter che Milan), Bologna (riuscì in uan storica salvezza partendo con 5 punti di penalizzazione), Bari, di nuovo Torino prima di chiudere a Monza dove tutto era cominciato.
Con il Toro per poco non conquista il titolo del 1985, soffiato solamente dal Verona dei miracoli del suo e compagno Bagnoli.
Gli allenatori attuali elogiano il suo lavoro fatto in campo e la rivoluzione calcistica applicata molti anni prima di Arrigo Sacchi. Il calcio italiano piange una vera icona.
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