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Gianni Casula

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Partiamo da questo: due-tre persone che mi hanno detto “Che ci vai a fare cinque giorni a Rostov?”. Mi aspettavo una città decentrata, poco piacevole e invece, ragazzi, è davvero tanto tanto bella. E soprattutto respiri l’aria pura della Russia, quella autoctona e poco contaminata come può essere la metropoli di Mosca.

E proprio a Mosca sono atterrato nella notte tra domenica e lunedì. Notte, sì, ho dovuto dirmelo più volte quando mi sono svegliato in aereo. Sembrava di stare in Islanda (è una fissa!) per quanta luce c’era. E così il mio viaggio mondiale è iniziato nel migliore dei modi, ma prima di prendere il volo, a Vienna, sono passato da un ristorante islandese, mi sono preso una birra e ho fatto una foto con il proprietario. Chissà, porta bene!

 

E ho portato con me la bandiera della mia Sardegna e una maglia realizzata per l’occasione: le due isole della mia vita e una sola anima. In realtà penso di essere arrivato con largo anticipo rispetto agli altri tifosi croati e islandesi. Mosca è ovviamente una Babele di idiomi, colori differenti, ma sul volo interno che mi ha portato a Rostov, di “straniero” c’ero solo io!

Ma oggi è il grande giorno, le strade si sono animate, i tifosi si vedono sparpagliati e a grappoli, ma l’atmosfera è carica di adrenalina. Alcuni abitanti russi mi fermano per scattare delle foto assieme: pensano davvero che io sia islandese?? La Rostov Arena mi aspetta e con lui una partita semplicemente storica: Islanda – Croazia!

Áfram Ísland!

In viaggio verso Rostov – puntata 3|  Il gol che aspetto da una vita visto sul telefono mentre corro in metro
In viaggio verso Rostov – puntata 2|  Cose da fare nella vita: vedere Islanda – Austria a Vienna ed essere anche intervistato!
In viaggio verso Rostov – puntata 1|  Otto ore di coda virtuale e due mesi di attesa: ho il biglietto per Islanda-Croazia!

Sabato 16 giugno, minuto 23 di Argentina – Islanda. Alfreð Finnbogason segna il gol del pareggio, segna il primo storico della nazionale islandese alla prima apparizione in un Mondiale. E io me lo sono perso, o meglio, ho provato a recuperarlo vedendolo dal mio smartphone mentre correvo a sinistra e a destra per Vienna. Un doppio dispiacere perché c’è un po’ della mia Sardegna: sì perché l’attaccante, nel 2007, ha svolto il programma Intercultura in Sardegna, durante il quale giocò per qualche mese a Sassari con la Torres. Lo stesso percorso Intercultura che io ho fatto tre anni prima con senso di marcia opposta. E se è vero che l’Islanda è sufficientemente piccola e tutti si conoscono, lo stesso si può dire della Sardegna: conosco, infatti, personalmente i “genitori” che hanno adottato Finnbogason quell’anno!

Tutti i possibili contrattempi si sono manifestati e concentrati in questo pomeriggio, ma proprio tutti. Alle 14 aspettavo due turisti per il check-in di una camera all’interno del B&B dove lavoro, ma hanno ritardato e quindi ho passato minuti interminabili sudando freddo, guardando l’orario. Non passavano mai, come quella leggenda popolare secondo cui se fissi l’acqua in pentola, questa non bolle mai. Poi corro via e mi dirigo alla piazza del municipio di Vienna dove di consueto piazzano il maxischermo per vedere le partite. Come quella notte indimenticabile di due anni fa.

“Ok, dai forse mi perdo solo i primi dieci minuti” ho pensato, ma ecco il secondo – insormontabile – imprevisto. Niente trombette, niente maglie islandesi o argentine, nessuno spirito da Coppa del Mondo. C’era il Gay Pride e l’amministrazione non ha installato lo schermo. No! Non è possibile!

Poi mi ricordo che c’è un posto ideale per queste occasioni: è lo Strandbar Herrmann, un’illusione di spiaggia estiva ed esotica riprodotta lungo il Danubio. Trovo posto e mi accomodo (si fa per dire tanta era l’euforia e l’agitazione per l’andamento del match), non ripenso al primo tempo perso e mi aggrego a un gruppetto di austriaci che tifano Islanda. Tutto attorno c’è una moltitudine di argentini che sorridono nel vederci.

Un sorriso molto ironico che poi al 90’ va via dal loro volto e compare sul mio.

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In viaggio verso Rostov – puntata 1|  Otto ore di coda virtuale e due mesi di attesa: ho il biglietto per Islanda-Croazia!

 

Come vi avevo accennato nel precedente post, vivo in Austria dove lavoro sia all’interno di un ostello che come guida turistica. Ora provate a ricordarvi: durante l’Europeo del 2016, l’Islanda aveva due risultati su tre per superare il Gruppo F e accedere agli storici ottavi dove avrebbe incontrato l’Inghilterra. E indovinate contro chi giocava l’ultima gara del girone da dentro o fuori? Ebbene sì proprio contro gli austriaci che dovevano necessariamente vincere per passare il turno.

Io me lo ricordo quel giorno storico, quel 22 giugno del 2016. L’Islanda passa subito in vantaggio, poi l’Austria prima sbaglia un rigore e poi trova il pareggio dopo un’ora di gioco. Dovevamo trattenere il fiato e l’euforia, poi in contropiede, al 94’, il gol del 2-1 di Traustason che ha mandato in paradiso la piccola isola…e ha mandato in ospedale il nostro giornalista che stava facendo la radiocronaca.

E quindi ci tocca l’Inghilterra agli ottavi. Ci toccano gli ideatori del football. In Italia, secondo l’ultimo censimento Istat, vivono 140 islandesi; in Austria molto probabilmente ce ne sono anche di meno e a Vienna, anche come turisti, se ne vedono pochi: zero durante le guide turistiche, un paio l’anno prenotano una camera dell’ostello. Il 27 giugno del 2016, nella piazza del municipio di Vienna c’erano, boh, tutti gli islandesi che vivono in Austria. Ma tutti! E tutti, euforici e chiassosi, davanti al maxischermo piazzato per l’occasione.

 In un attimo, guardandomi attorno, pensavo di essere altrove, a Reykjavik o su per lì; scuotendo la testa a destra e a sinistra la partita si era capovolta: non giocavo più in trasferta, ma in casa! Non ho aspettato un istante e subito ho fatto amicizia con in miei “connazionali” e tra questi ce n’era uno che conosceva personalmente l’ambasciatore islandese in Austria che stava guardando il match in un soppalco, una zona vip esclusiva e riservata a pochi.

E io ero tra questi! Birra gratis (anche il cibo, ma passa in secondo piano), però, non volevo tradire chi era in piazza così sono sceso; la situazione, diciamo, era concitata, la partita non era per deboli di cuore: nella settimana della Brexit,  Sigurdsson e Sigthorsson ribaltano il vantaggio di Rooney su rigore dopo appena 4 minuti.

Io ho vissuto il match storico dell’Islanda nella terra nemica e ho potuto esultare come non mai. Ma c’è di più: mi hanno anche intervistato. Sì, un’emittente austriaca – che non doveva essere la massima rappresentazione della gioia in quel momento – ha intervistato me. Tra tutti gli islandesi e pseudo tali! Esiste un video che potete vedere qui.

Otto ore di attesa. Quando mi sono collegato sul sito della Fifa per richiedere il biglietto per vedere un match ai prossimi Mondiali in Russia, ho dovuto attendere ben otto ore. Era il 10 marzo e la vendita dei biglietti partiva alle 10 ore di Mosca, mezzogiorno in Austria, dove vivo e lavoro. Ah, a proposito di lavoro, quando ho visto la “coda virtuale” così lunga, ho chiamato il mio datore e gli ho detto:

Ciao, oggi non vengo, devo acquistare il biglietto per Croazia – Islanda

Sì, avete letto bene, per Croazia – Islanda, ovviamente per tifare la nazionale scandinava. Prendetemi per pazzo. Si può saltare una giornata lavorativa, aspettare davanti al pc, mentre il mondo fuori scorre? Io l’ho fatto e quando è arrivato il mio turno, come succede spesso in queste situazioni di acquisto ticket online, avevo solo 10 minuti per procedere all’acquisto.

Panico e ansia che prendono il sopravvento e ogni decisione sembra quella ultima per scongiurare un attacco nucleare. Dieci minuti significa avere in mente già tutto o semplicemente essere abbastanza pazzi e spavaldi di prenotare e poi successivamente regolarsi. Diciamo che per me è stata una via di mezzo.

Sono andato alla ricerca delle partite dell’Islanda, arrivo a martedì 26 giugno, Croazia – Islanda, alla Rostov Arena. Prenoto. Il 17 giugno, in questo stesso stadio gioca il Brasile contro la Svizzera, ma la mia frenesia era tutta lì: cliccare sull’ultima partita dell’Islanda nel Gruppo D, quella che – con ogni probabilità – potrà dire molto sul cammino dei ragazzi. O che forse sarà “insignificante” perché già tutto scritto.

L’ansia di procedere al rapido acquisto del biglietto si è poi sostituita ad un’altra ansia, forse ancor più grande e che lentamente consumava il fegato: ma quando mi verrà consegnato il ticket vero e proprio? Quando potrò toccarlo con le mie mani, dandomi pizzicotti sulle guance per vedere se è tutto vero?
Ci sono voluti due mesi e qualche posto in paradiso per i centralinisti del call center che, ogni giorni, avevano la pazienza di rispondere alle mie domande sull’iter da compiere per essere in regola con registrazione e autorizzazioni. Il 15 maggio è arrivato: una reliquia da custodire gelosamente. Azzurro con in alto a sinistra il logo del Mondiale in Russia. Iceland v Croatia. Non posso sbagliare.

Con un enorme sospiro di sollievo e un sorriso largo 32 denti, oggi posso finalmente dirlo: sono pronto per il viaggio! Il programma sarà questo: partenza fissata il 24 giugno e ritorno il 1° luglio, con quattro giorni a Rostov e tre a Mosca. Tutto già organizzato, aereo e ostelli prenotati…inutile soffermarci sui prezzi esorbitanti di hotel o Airbnb!