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Cristina Fontanarosa

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Ottimo inizio per Mancini e la nuova Italia che nella partita amichevole contro l’Arabia Saudita vince per 2-1.

C’erano grandi aspettative per le performances in campo di Balotelli e compagni e, anche se il ct si aspettava qualcosa di più sin dal primo tempo, il bilancio finale della partita di esordio è più che soddisfacente:

Sono soddisfatto per il primo tempo. Il gol subito? No, non mi sono arrabbiato, secondo me è colpa della stanchezza. Loro erano più freschi di noi, in vista del Mondiale sono in ritiro da tre mesi

Le attenzioni erano soprattutto rivolte a SuperMario, voluto fortemente da Mancini, che è stato protagonista del primo gol del match. La partita si è poi conclusa a vantaggio della nazionale azzurra con la rete di Belotti seguita, alla fine del secondo tempo, da un gol dell’Arabia Saudita.

L’uomo del momento rimane Balotelli, amato e contestato attaccante della squadra, che ha segnato in onore di Astori. Ecco cosa ha pubblicato il giocatore sui social subito dopo la partita:

Lo so che è tardi, lo so che ormai sei là, ma sono convinto che là, in alto, oggi la guardavi con mio papà la partita! Questo gol, anche se non vorrà dire niente, anche se non servirà a niente, lo dedico a te

Un ritorno in nazionale che non è passato inosservato, non solo per il suo gol in campo ma anche per le polemiche che hanno accompagnato il suo esordio. A lasciare l’amaro in bocca allo stesso calciatore azzurro è stato però uno squallido striscione che è apparso brevemente prima dell’inizio del match, di contenuto razzista e rivolto chiaramente a Balotelli.

La polizia ha provveduto subito a rimuoverlo ma non abbastanza in fretta da impedire che facesse il giro del web. Lo stesso giocatore ha voluto rispondere a quel messaggio chiaramente rivolto a lui che in caso di assenza di Bonucci prenderebbe il posto di capitano:

Siamo nel 2018 ragazzi basta. Svegliatevi! Per favore!

I suoi compagni e lo stesso mister sono soddisfatti dell’ingresso di Balotelli in squadra, come testimoniano le parole di Belotti:

Balotelli? Sappiamo tutti che giocatore è, ha fatto un grandissimo gol. Mario è un giocatore straordinario che ci può dare una grandissima mano

E quelle del ct Mancini:

Come prima partita Balotelli è stato abbastanza bravo. Giudico la sua gara positiva, al di là del gol

Quindi, striscione a parte, la partita di ieri sarà ricordata per l’esordio promettente di Mancini, il ritorno di Balotelli in nazionale a dare un contributo decisivo alla squadra e un team azzurro che intende fare sempre meglio per riscattarsi da un periodo buio che l’Italia deve dimenticare per tornare in vetta come un tempo.

L’Italia è ripartita e non intende più fermare la sua corsa, in una rinascita che la vedrà nuovamente in campo il 1 giugno contro la Francia e il 4 giugno contro l’Olanda.

In vista dell’inizio dei Mondiali di Russia 2018 si torna a parlare del Perù. Ancora in crisi per l’esclusione clamorosa del suo capitano Paolo Guerrero, di cui non accennano a diminuire petizioni e ricorsi per una sospensione temporanea della squalifica, la nazionale peruviana decide però di andare avanti e lo fa mettendo in risalto l’orgoglio di un paese che non partecipa ai Mondiali di calcio dal 1982.

Si tratta di 36 anni di attesa e di speranze, che non possono non fare sentire il proprio peso adesso che finalmente il Perù ha ottenuto la qualificazione per la fase finale che comincerà a breve in Russia.

C’è grande rispetto tra le avversarie del Girone C, come hanno già dimostrato i capitani avversari della Danimarca, Francia e Australia che hanno voluto dire la propria nel caso “Guerrero” chiedendo una sua riammissione in squadra. Ed è anche questa una delle ragioni che ha spinto la blanquirroja a realizzare un video, carico di emozioni, rivolto proprio a loro, come messaggio di presentazione.

Si tratta di un racconto di sé in cui il Perù si mette a nudo, tra problemi e gioie, tra avversità e lotta per il successo.

Un’idea pensata e voluta dalla nazionale peruviana per mostrarsi senza ombre a chi dovrà affrontarli nelle prossime gare, evidenziando i drammi del passato, le difficoltà di oggi e le speranze per il domani.

Si tratta di un unico messaggio trasmesso sui social e rivolto alle tre nazioni sfidanti, diverso solo per i sottotitoli presenti.

Per la Francia:

 

Per la Danimarca:

Per l’Australia:

Come non rimanere colpiti dall’orgoglio nazionale del Perù? I video, che stanno facendo il giro del mondo, sono la dimostrazione evidente di come il calcio è molto di più che un semplice sport e spesso e volentieri serve a rinnovare ideali e valori di un paese che cerca il suo momento di gloria, ma senza scavalcare nessuno e soprattutto nel pieno rispetto delle sue avversarie in campo.

Si conclude con il grande trionfo di Chris Froome l’edizione numero 101 del Giro d’Italia. Una vittoria annunciata che si scorgeva già dalla penultima tappa e che a Roma ha solo trovato conferma ufficiale.

Il vincitore, uno dei favoriti sin dall’inizio, ha soddisfatto le aspettative e ha potuto innalzare il suo primo trofeo della competizione in rosa, da aggiungere a quelli già vinti nella Vuelta, nel Grande giro e nel Tour de France.

Un triplo riconoscimento (Giro, Vuelta e Tour) che finora è stato conquistato solo da 7 ciclisti nella storia di questo sport: Jacques Anquetil, Alberto Contador, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Eddy Merckx e Vincenzo Nibali.

E la sua vittoria è ancora più clamorosa se si pensa che il ciclista è riuscito a ribaltare il Giro con una fuga a 82 chilometri e tre salite dall’arrivo nella diciannovesima tappa. Insomma, il britannico si conferma un fuoriclasse che festeggia non solo con la conquista della maglia rosa, ma anche di quella azzurra, che premia il miglior scalatore.

L’ultima tappa, che ha visto come protagonista all’arrivo il ciclista Sam Bennet, ha scatenato però non poche polemiche per le condizioni dell’asfalto di Roma. La capitale, infatti, è risultata talmente piene di buche da rendere pericoloso il percorso per gli stessi partecipanti alla gara, tanto che alcuni di loro si sono rivolti direttamente alla direzione per salvaguardare la propria incolumità da eventuali cadute.

Una magra figura per la città di Roma che ha organizzato al meglio ogni dettaglio della manifestazione, dimenticando però di rendere anche il tracciato degno dell’importanza dell’evento. Ci ha pensato troppo tardi e i tempestivi interventi dell’ultimo minuto sono serviti a ben poco, se non ad accrescere l’ironia sull’intera vicenda.

A seguito delle preoccupazioni dei ciclisti e del reale disagio, è stato deciso quindi di neutralizzare gli ultimi giri della gara, che non sono stati considerati validi ai fini della classifica finale.

La questione “buche” diventa l’unica ombra di un Giro d’Italia che ha emozionato e acceso la competizione fra grandi del ciclismo, in un testa a testa soprattutto fra Froome e Dumoulin, vincitore del 2017, che comunque conquista la seconda posizione nell’edizione appena conclusa.

Ma un riconoscimento importante va anche al nostro Elia Viviani, che si è conquistato il premio come vincitore della classifica a punti, simboleggiato dalla maglia ciclamino. Al ciclista colombiano Miguel Angel Lopez, invece, è stata assegnata la maglia bianca, come Miglior giovane.

Ecco la classifica generale del Giro d’Italia 2018:

  1. Chris Froome (Gb) 89h 02′ 39”
  2. Dumoulin (Ola) a 46”
  3. Lopez Moreno (Col) a 4′ 57”
  4. Carapaz (Col) a 5′ 44”
  5. Pozzovivo (Ita) a 8′ 03”
  6. Bilbao (Spa) a 11′ 50”
  7. Konrad (Aus) a 13′ 01”
  8. Bennett (Aus) a 13′ 17”
  9. Oomen (Ola) a 14′ 18”
  10. Formolo (Ita) a 15′ 16”

Mondiali di Russia 2018, fuori l’Italia, dentro l’Islanda.

In questo nuovo scenario che vede molti di noi adottare la squadra di ghiaccio, non potendo issare il tricolore italiano, si riaffacciano alla mente ricordi datati 2004, quando la nazionale azzurra si preparava a partecipare alle qualificazioni per i Mondiali di Germania 2006, guidata da un nuovo commissario tecnico.

Allora era Marcello Lippi ad essere stato nominato nuovo allenatore, per riportare gli azzurri al successo e garantirsi un posto nella competizione mondiale. Un ruolo difficile il suo, che non viene aiutato dagli eventi e si ritrova nell’occhio del ciclone già alla prima partita di esordio.

E si giocava proprio l’amichevole Islanda-Italia, in uno scontro epico dove a Reykjavik si realizza la disfatta di una nazionale non ancora in forma. L’Italia perde per 2-0 bloccando sul nascere speranze e aspettative che si trasformano in amarezza e delusione.

Ecco cosa si leggeva allora nelle principali testate giornalistiche:

L’Islanda gela l’Italia di Lippi. Sconfitta inattesa (2-0) per gli azzurri lenti e privi di mordente

Gazzetta dello sport, 2004

E ancora:

Pessimo esordio per Lippi, Italia sconfitta in Islanda. I nordici più avanti nella preparazione e più motivati mettono sotto gli azzurri e si aggiudicano la partita per due a zero

La repubblica, 2004

Tanto pessimismo per questo esordio non proprio promettente che getta le basi per l’avanzata dell’Islanda e la mancata qualificazione dell’Italia. Del resto, se un piccola squadra come quella dell’islanda era stata capace di mettere in difficoltà la nazionale azzurra, che speranze ci potevano essere di andare avanti?

Ma la storia non si fa con un solo evento e la nazionale azzurra riesce a riscattarsi ampiamente con un percorso che non solo la conduce alla qualificazione, ma anche a sollevare la Coppa del Mondo in Germania ed essere eletta campione del mondo 2006.

Ironia della sorte, assistiamo ora ad una sorta di gioco di ruoli, dove Islanda e Italia si ritrovano l’una nei panni dell’altra. Mentre l’Islanda si qualifica e si appresta a giocarsi per la prima volta il titolo mondiale, l’Italia dovrà godersi lo spettacolo da casa, proprio come dodici anni fa hanno dovuto fare i tifosi islandesi.

Che sia di buon auspicio? Allora l’Italia, contro ogni pronostico e aspettativa, è arrivata in finale e ha vinto il titolo. Adesso tocca all’Islanda: un piccolo paese contro potenze europee abituate alla competizione per vincere la Coppa.

Noi di Mondiali.it vogliamo rimanere vicini al paese scandinavo perchè, comunque vada in Russia, è riuscita a raggiungere un obiettivo che inseguiva da sempre: prendere parte al suo primo storico mondiale e soprattutto aver reso orgoglioso il suo paese, proprio come l’Italia ha sempre fatto. Non solo nel 2006, ma anche quando non è stata lei la squadra a sollevare la Coppa del Mondo.

Per l’Amburgo tutto sembrava essersi fermato quel 12 maggio 2018 con la retrocessione nella seconda divisione del campionato tedesco, dopo ben 55 anni. Persino quell’orologio della storia che da sempre ha scandito minuto per minuto la sua permanenza in Bundesliga, come simbolo di un percorso cominciato tanto tempo fa, ha smesso di muoversi.

Rabbia, delusione e qualche rimpianto sembravano essere le uniche emozioni fuori e dentro il campo, nell’incapacità di accettare la fine di un’era.

E invece non era la fine, ma un nuovo inizio. Anche se l’orologio all’interno del Volksparkstadion non segna più il tempo, non si è mai fermata la voglia di credere in una squadra che può tornare in vetta e che non si arrende, nonostante la retrocessione.

L’Amburgo riparte dalla ZweiteLiga e lo fa con l’orgoglio di chi crede nel suo club e non ha mai smesso di essere supportato dal suo pubblico.

Ed è con questo spirito che una delle punte della squadra, Lewis Holtby, ha deciso di rinnovare il suo contratto di un altro anno. È questo il momento in cui i suoi compagni hanno più bisogno di lui e nonostante il suo impegno con l’Amburgo era in scadenza, il calciatore tedesco ha scelto di continuare per contribuire a realizzare i nuovi obiettivi e far rinascere la squadra che gli ha dato tante emozioni:

Le ultime settimane sono state difficili, ma ci siamo avvicinati ai nostri fan, ho vissuto questo club con molte emozioni negli ultimi quattro anni e lo continuerò a fare. Ora voglio prepararmi per la nuova stagione con piena motivazione, sono contento che tutto abbia funzionato con il nuovo contratto

La soddisfazione dell’intero team di poter ancora contare su Holtby non è l’unica spinta per riaccendere le speranze e l’ottimismo. I tifosi non hanno mai smesso di credere nell’HSV e sono proprio loro a dare la massima carica ad un club che sembrava non avere più motivazioni.

E sono i fatti a dimostrarlo con dei numeri che nessuno si aspettava dopo la retrocessione. Si parla di 15.000 biglietti venduti per la prossima stagione e ben 4000 moduli di adesione al club! Anche i fan club della squadra sono aumentati contro ogni pronostico e sono nove le new entry pronte a sostenere l’Amburgo in questo suo nuovo cammino.

Sono dati che fanno ben sperare per la nuova stagione e ricaricano una squadra che aveva bisogno di darsi nuovi obiettivi per ricominciare alla grande. Ma senza il sostegno del pubblico niente di tutto questo sarebbe stato possibile, quindi l’HSV è grato per l’affetto dimostrato e intende ad ogni costo far ripartire quell’orologio che non si è mai fermato nel cuore di chi ci ha sempre creduto.

La fama di Mohamed Salah non accenna a diminuire, anzi si accresce fino a diventare parte integrante degli illustri cimeli egiziani esposti al British Museum.

Ed è così che per qualche giorno sarà possibile ammirare le sue scarpe tra un sarcofago e l’altro, insieme a mummie e sfingi dell’Antico Egitto. Un grande onore per il giocatore del Liverpool che chiude una stagione davvero eccezionale, coronata da un successo dopo l’altro.

Capocannoniere della Premiere League con 44 reti su 51 partite e premio come giocatore dell’anno ricevuto dalla PFA, la Professional Footballers Association e dalla Football Writers Association (l’associazione dei giornalisti sportivi inglesi) sono riconoscimenti che lo rendono un leader nella stagione calcistica che sta per concludersi e che lo vedrà ancora protagonista nell’ultima grande sfida di Champions League contro il Real Madrid.

La finalissima, che avrà luogo sabato 26 maggio alle ore 20.45 nella capitale ucraina, lo vedrà scendere in campo contro un’avversaria non facile che farà di tutto per mantenere il titolo.

Ma nel frattempo, tra un allenamento e l’altro, Salah si gode il suo momento di popolarità, non solo con la maglia dei Reds, ma anche a Londra dentro uno dei musei più famosi della storia.

Neal Spencer, curatore degli oggetti egiziani nel museo londinese, spiega le ragioni di questa decisione:

Per celebrare il titolo di capocannoniere in Premier League conquistato da Salah, i suoi scarpini saranno esposti accanto a oggetti provenienti dall’antico Egitto fino alla finale di Champions League. Raccontano la storia di un’icona dell’Egitto moderno che si esibisce nel Regno Unito con un impatto veramente globale

Il calciatore di origini egiziane, quindi, entra nella storia, accanto a oggetti sacri che hanno caratterizzato il passato del suo paese. Un onore che Salah, insieme ai suoi ormai celebri scarpini, vuole di certo onorare nell’imminente partita contro la squadra di Ronaldo.

Appuntamento all’Olimpiyskiy Stadium di Kiev, in Ucraina, per l’evento più atteso dell’anno che deciderà la regina d’Europa tra le due squadre più forti, Liverpool e Real Madrid.

La vicenda della prolungata squalifica di Guerrero, che gli impedisce di partecipare ai Mondiali di Russia 2018, non poteva non avere conseguenze.

La decisione del Tas, su richiesta dell’Agenzia Mondiale antidoping, è stata considerata da più parti troppo severa. Nonostante le proteste dello stesso giocatore, per lui rimane solo il sogno infranto di non potere coronare la sua carriera entrando in campo con il suo Perù a giocarsi il titolo mondiale.

Ma dalla Fifpro (Federazione Internazionale Calciatori Professionisti) arriva un colpo di scena che potrebbe anche cambiare le sorti del capitano peruviano.

Sono proprio i suoi diretti avversari che stavolta decidono di prendere la parola per incitare la Fifa a dare una seconda chance a Guerrero, con tanto di lettera firmata.

Australia, Danimarca e Francia: le tre squadre che insieme al Perù si batteranno nel girone C, si ritrovano concordi nel protestare contro questa decisione ingiusta e rivogliono Guerrero in campo.

Quattordici anni trascorsi con quella maglia sulle spalle, rappresentando il proprio Paese e inseguendo un sogno: trascinare la nazionale peruviana ai Mondiali. In Russia, tra qualche settimana, il Perù disputerà il campionato del mondo, dopo un’astinenza durata ben 36 anni. In campo, però, non ci sarà il suo capitano, Paolo Guerrero

Queste solo alcune parole scritte da Mile Jedinak, Simon Kjaer e Hugo Lloris, che rivolgendosi direttamente al segretario generale della Fifa, vogliono far riflettere l’intero comitato sullo sbaglio commesso nell’escludere un capitano dalla sua squadra, dopo ben 36 anni dall’ultima qualificazione e dopo i molteplici gol segnati da Guerrero con la maglia del Perù.

Non accennano a placarsi, quindi le polemiche, né in Perù né altrove. Questa nuova protesta si aggiunge ai ricorsi già in atto presentati dalla Federazione peruviana contro il provvedimento disciplinare nei confronti del giocatore.

L’oggetto della lettera è sempre lo stesso: “urgente richiesta di clemenza, affinché la squalifica di Guerrero sia temporaneamente interrotta, per la durata dei prossimi Mondiali in Russia, fino al momento dell’eliminazione del Perù dalla suddetta competizione”.

Che la Fifa decida di sospendere o meno la pena di Guerrero, per il calciatore peruviano rimane la soddisfazione di avere non solo gli amici, ma anche gli avversari, dalla sua parte, come segno di grande rispetto per ciò che ha rappresentato nel panorama calcistico degli ultimi tempi.

Probabilmente saranno protagonisti del prossimo Mondiale con le rispettive nazionali. Certamente sarà per loro l’ultima occasione per scalfire il proprio nome nella storia della Coppa del Mondo.
L’addio al Barcellona di Andés Iniesta dopo 22 stagioni tra giovanili e prima squadra ha anticipato anche il ritiro dell’Illusionista dalla Spagna: fra qualche mese, infatti, terminata la spedizione in Russia, si concluderà anche la sua straordinaria avventura con le Furie Rosse.

Iniesta non sarà solo e non sarà l’unica leggenda a congedarsi per sempre dai palcoscenici internazionali: volgendo uno sguardo ai giocatori che prenderanno parte alla competizione, è in buona compagnia assieme a Rafael Marquez (Messico), Tim Cahill (Australia) e Javier Mascherano (Argentina). E leggendari, secondo noi, non è un aggettivo pompato. Ecco perché:

Andrés Iniesta, 34 anni

È il giocatore spagnolo più talentuoso di tutti i tempi

Xavi, ex compagno di squadra di Barcellona e Spagna

22:37 ora locale, stadio Soccer City, Johannesburg. Questo è stato il momento esatto in cui Iniesta è salito nell’Olimpo della Coppa del Mondo, un posto assicurato per l’eternità. Mentre le generazioni future potrebbero ricordarlo per il suo gol ai tempi supplementari contro l’Olanda, Don Andrés nella memoria dei contemporanei è oltre, è il giocatore in grado di trasformare un’azione in una performance artistica.

E pensare che il suo debutto nella Spagna se l’è guadagnato più o meno una quindicina di giorni prima del Mondiale del 2006 in Germania: l’allora ct Luis Aragonés lo fece entrare a inizio secondo tempo al posto di Fabregas nel match pareggiato 0-0 contro la Russia. E sarà proprio in terra sovietica che ci regalerà le sue ultime magie.

Esordio in Coppa del Mondo: Arabia Saudita – Spagna 0-1, 23 giugno 2006

Edizioni: 2006, 2010, 2014

Presenze: 10

Momento indimenticabile: il gol ai supplementari nella finale del 2010 contro l’Olanda

Rafael Marquez, 39 anni

Non credo che ci siano abbastanza parole per descrivere ciò che rappresenta per tutti i giocatori messicani: se avessi dovuto cedergli il mio posto, lo avrei fatto

Carlos Vela, compagno di squadra nel Messico

Dopo essersi ritirato ad aprile con l’esperienza nei club, chiudendo all’Altas, squadra nella quale ha iniziato la sua carriera da professionista 22 anni fa, il Mondiale in Russia sarà davvero l’ultima occasione per veder giocare “El Kaiser”. Marquez, se effettivamente dovesse giocare, eguaglierà il record di cinque Coppe del Mondo disputate, raggiungendo il connazionale Antonio Carbajal e il tedesco Lothar Matthaus.

In realtà, avrebbe già potuto raggiungere e superare questo record, avendo fatto il suo debutto assoluto con i messicani nel 1997, salvo poi non essere convocato a Francia ’98 quando aveva 19 anni. Un esordio “mondiale” rinviato solo di quattro anni: nel 2002, in Corea e Giappone, guidava già la difesa con la fascia di capitano sul braccio. E l’ha mantenuta per tutti i quattro Mondiali, diventando il primo nella storia del Messico per longevità.

Esordio in Coppa del Mondo: Messico – Croazia 1-0, 3 giugno 2002

Edizioni: 2002, 2006, 2010, 2014

Presenze: 16

Momento indimenticabile: il gol del pareggio nel match di apertura di Sudafrica 2010.

 

Tim Cahill, 38 anni

Timmy era Timmy, ecco perché è il più grande di sempre

Ange Postecoglou, ex ct dell’Australia dopo che Cahill ha portato i Socceroos agli spareggi per Russia 2018

Il vero pilastro dell’Australia nell’era moderna della Coppa del Mondo, Cahill non ha perso tempo per diventare un eroe in patria, trascinando l’Australia alla prima vittoria in un Mondiale grazia alla sua doppietta contro il Giappone, nel 2006. E come se non bastasse, i Socceroos non hanno mai vinto quando Tim non ha segnato.
Cinque le reti per lui e con quella realizzata contro il Cile nell’edizione del 2014 l’ha reso il primo australiano a segnare in tre Mondiali differenti.

Esordio in Coppa del Mondo: Australia – Giappone 3-1, 12 giugno 2006

Edizioni: 2006, 2010, 2014

Presenze: 8

Momento indimenticabile: la sua sassata al volo contro l’Olanda, nel 2014.

 

Javier Mascherano, 33 anni

Javier è uno dei giocatori più intelligenti che abbia mai visto nella mia carriera

Pep Guardiola, ex allenatore del Barcellona

Mentre alcune persone possono trascurare il valore di Mascherano, per ricordare il suo ruolo fondamentale nell’Albiceleste basta dire che ha giocato ogni minuto degli ultimi Mondiali con la maglia dell’Argentina. Diego Maradona, prima di diventare ct della nazionale, aveva descritto la squadra come “Mascherano più altri dieci”, consegnando poi al centrocampista – poi diventato difensore – la fascia da capitano.
Unica consolazione per Javier: a questo Mondiale mancherà Götze che ha castigato lui e i suoi compagni argentini nella finale del 2014.

Esordio in Coppa del Mondo: Argentina – Costa d’Avorio 2-1, 10 giugno 2006

Edizioni: 2006, 2010, 2014

Presenze: 16

Momento indimenticabile: la scivolata al 90° per negare ad Arjen Robben il gol vincente nella semifinale del Mondiale Brasile 2014.

 

Fonte: Fifa.com

Solo un grande evento poteva salutare Andrea Pirlo come merita. Il calciatore, simbolo del calcio a partire dagli anni 90 ed eroe del Mondiale del 2006, ha organizzato la sua ultima partita riunendo le leggende che hanno fatto grande questo sport.

Si chiama “La Notte del Maestro” ed è una partita speciale dove i grandi del calcio si sfideranno a San Siro per una causa benefica. Due squadre, white stars e blue stars, l’una contro l’altra per dare spettacolo, emozioni e momenti di vero gioco.

Lo stesso Pirlo ha scelto i convocati ed è fiero di aver richiamato a sé ex compagni, ma anche ex avversari di cui ha il pieno rispetto e una forte ammirazione. Qualche nome? Da Baggio a Totti, da Buffon a Ronaldinho.

Una rosa di giocatori che preannunciano una serata ricca di adrenalina dove si vuole celebrare uno dei più grandi calciatori che abbia mai giocato. Perché Pirlo non è solo un ex giocatore italiano che ha appeso le scarpette al chiodo, ma è anche uno degli azzurri che ha contribuito a rendere l’Italia campione nei Mondiali di Germania e uno straniero in campo negli Stati Uniti che era chiamato Maestro per il suo talento.

Una grande carriera che, in Italia come all’estero, lo rende celebre nel panorama calcistico e che oggi corona questo grande percorso con un’ultima partita insieme alle stelle che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita.

Ecco chi sono i convocati di entrambe le squadre:

WHITE STARS

Portieri: Christian Abbiati e Nelson Dida

Difensori: Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini, Alessandro Costacurta, Giuseppe Favalli, Marek Jankulovski, Paolo Maldini, Alessandro Nesta, Massimo Oddo, Dario Simic, Gianluca Zambrotta, Javier Zanetti

Centrocampisti: Roberto Baronio, Mauro German Camoranesi, Gennaro Gattuso, Frank Lampard, Leonardo, Simone Pepe, Andrea Pirlo, Manuel Rui Costa, Marco Verratti, Arturo Vidal

Attaccanti: Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Antonio Di Natale, Vincenzo Iaquinta, Filippo Inzaghi, Alessandro Matri, Alexandre Pato, Ronaldo “Il Fenomeno”, Francesco Totti, Christian Vieri.

Allenatori: Antonio Conte e Carlo Ancelotti

BLUE STARS

Portieri: Gianluigi Buffon e Marco Storari

Difensori: Daniele Adani, Andrea Barzagli, Daniele Bonera, Marcos Cafu, Aimo Diana, Ciro Ferrara, Kakha Kaladze, Marco Materazzi, SergInho

Centrocampisti: Demetrio Albertini, Massimo Ambrosini, Cristian Brocchi, Daniele De Rossi, Alessandro Diamanti, Claudio Marchisio, Simone Perrotta, Clarence Seedorf

Attaccanti: Marco Borriello, Antonio Cassano, Fabio Quagliarella, Ronaldinho, Andriy Shevchenko, Carlos Tevez, Luca Toni, Nicola Ventola.

Allenatori: Massimiliano Allegri, Roberto Donadoni, Mauro Tassotti

L’appuntamento con l’evento che celebra la carriera di Andrea Pirlo è per il 21 maggio alle ore 20.30 allo Stadio di San Siro, Milano.

Anche la data scelta per questa parata di stelle non è casuale: per il giocatore rappresenta infatti un giorno del tutto speciale, perché proprio 23 anni fa, nel 21 maggio del 1995, ha fatto il suo esordio in serie A.

La partita sarà trasmessa in diretta su Sky sport e in chiaro su Tv8.

Beffati dai rigori, ad un passo dal sogno di diventare Campioni d’Europa. Si ripete ancora una volta e con lo stesso schema ciò che era accaduto agli azzurrini nel 2013 in Slovacchia.

Allora è stata la Russia a infrangere le speranze di conquistare il titolo, vincendo ai rigori per 5-4, adesso è invece la volta dell’Olanda, che per 6-3 diventa campione under 17 del campionato europeo 2018.

Ma l’Italia esce dalla competizione a testa alta, con l’orgoglio di essere arrivata fino in fondo e aver giocato da vera fuoriclasse. Non è in discussione, infatti, il talento di questi ragazzi che hanno dimostrato di poter offrire le basi per cambiare le sorti del calcio italiano.

Da Ricci a Riccardi, autori dei due gol nei novanta minuti regolari, tutti gli azzurrini hanno dato il massimo in campo e, complice un po’ di sfortuna proprio alla fine, salutano questo campionato con qualche lacrima, ma comunque fieri del risultato raggiunto.

La partita contro l’Olanda è stata combattuta fino all’ultimo: in un alternarsi di reti, una nel primo tempo e tre nel secondo, si è svolta ad armi pari fino al termine, lasciando ai calci di rigore l’esito conclusivo. E pensare che a venti minuti dal termine l’Italia conduceva il gioco e sentiva già di avere la vittoria in tasca! A rimettere tutto in gioco, infatti, ci ha pensato il giocatore olandese Brobbey, che porta il punteggio in parità.

I tiri dal dischetto non lasciano scampo all’Italia. Inevitabile la delusione di chi ci ha creduto fino alla fine, soprattutto  Armini e Vergani che non sono riusciti a centrare la porta e oggi sentono il peso di questa mancata coppa.

Eroe olandese, invece, è Hendriks, che centra la rete della vittoria e scatena i festeggiamenti dei suoi tifosi.

Per l’Italia under 17 il bilancio è comunque ottimo. Dopo un percorso eccezionale e un’ultima partita in cui avrebbe senz’altro meritato la vittoria, oggi bisogna ripartire da qui per andare avanti, con le parole di incoraggiamento del direttore della Figc, Uva:

Ai ragazzi non si può rimproverare nulla c’è solo il rammarico per il loro vantaggio, ma per il resto sono stati bravissimi, hanno giocato una partita bellissima

e del tecnico Nunziata:

Un’altra prova bellissima da parte dei ragazzi, che hanno giocato alla pari con gli olandesi. E’ un peccato perché pensavamo di avercela fatta, invece i rigori ci hanno castigato. Rimane il risultato di una finale raggiunta e di un gruppo fantastico che ci fa ben sperare per il futuro